ROMA- Hanno anche il coraggio di parlare, di continuare a fare proclami, quando poi sono gli stessi, che in un modo o in un altro, da 40 anni sprecano le risorse del popolo italiano. Risorse che sono decurtate ai bisogno dei cittadini e si scopre che poi per fare una mammografia bisogna aspettare un anno. Se non è vergognoso questo, significa che i politici sono senza vergogna. La sanità per colpa dei politici italiani tutti è allo sfascio, e stiamo parlando di qualcosa di necessario, perché parliamo della salute del cittadino.
Molte volte, se si tratta ad esempio di mammografie, che possono richiedere più di un anno, ma pure di visite oculistiche (anche 164 giorni) e ortopediche (189). Sempre che l’ospedale non abbia proprio chiuso le prenotazioni. Sono alcuni dei dati che ha raccolto “Repubblica” tra il 12 e il 15 marzo prenotando due visite e tre esami in tre strutture di dieci città. Il risultato? La sanità italiana – riporta Repubblica- non si libera delle liste di attesa. Tagli, organizzazione carente, macchinari utilizzati poco, impediscono alla risposta del servizio pubblico di stare dietro alla domanda. Che ci mette del suo a far allungare ancora di più le liste, tra richieste inappropriate e medicina difensiva. Se si aggiunge il ticket, talvolta molto alto, il gioco è fatto: tanti preferiscono i privati. Che sanno di essere appetibili e abbassano pure i prezzi. Loro, tanto, attese non ne hanno.
Ci sono situazioni difficili un po’ ovunque: il tetto di 478 giorni del Cardarelli di Napoli è di poco superiore ai 441 delle Molinette di Torino. Ma vanno male anche Roma e Bari. L’esame è molto richiesto nelle zone dove gli screening per il cancro alla mammella sono poco diffusi. Altra prestazione a rischio è la risonanza alla colonna, cioè alla schiena. Per averla si possono aspettare 180 giorni al Civico di Palermo o 289 al Galliera di Genova. Ma anche attese più contenute possono causare disagi, come gli 87 giorni per un’ecografia all’addome al San Paolo di Milano.
Cittadinanzattiva segnala attese per gli interventi: 306 giorni per operarsi alle tonsille agli Spedali Civili di Brescia e 2 anni per una day surgery proctologica al San Camillo di Roma. acchinari non utilizzati o funzionanti a scarto ridotto, reparti chiusi anche se appena ristrutturati o sottoutilizzati per mancanza di personale, attrezzatture e dispositivi non adatti alle esigenze dei pazienti, personale sanitario costretto a turni di lavoro massacranti o in trasferta con costi aggiuntivi per le aziende sanitarie, burocrazia costosa e che ostacola il percorso di cura dei pazienti.
Sono queste le principali aree di sprechi in sanità segnalate nel Rapporto di Cittadinanzattiva “I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche, la road map per la sostenibilità vista dai cittadini”, fotografia del Servizio Sanitario Nazionale tra luci ed ombre presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, con il sostegno non condizionato di Farmindustria. Il Rapporto prende in esame 104 condizioni di spreco individuate da cittadini, associazioni ed operatori sanitari fra aprile 2014 e aprile 2015 e che a giugno 2015 risultavano ancora irrisolte.