ROMA – La politica monetaria è decisa a Francoforte dalla Bce per tutti i paesi di Eurolandia. La moneta comune non è perfetta, resta un progetto incompleto sotto molti punti di vista. Nel senso che fa emergere i mille problemi di un’economia, impedisce di nasconderli, impone di affrontarli. Come si affrontano? Prima di tutto è indispensabile guardare maggiormente agli interessi dei cittadini e non certamente a quelli dei poteri finanziari. Se oggi ci ritroviamo tutti i paesi europei dove nascono i fronti anti euro, è il risultato della cattiva politica di austerità messa in campo dall’Europa sotto pressione della Germania.
Ora siamo davanti a un momento storico dove tutti quelli che sono attaccati al falso sentimento europeo si schierano a favore dell’euro. Ogni giorno ci vogliono insegnare che l’euro è un bene. Non può mai essere un bene una moneta che ti induce a fare debiti. E sì, la banca centrale europea non stampa moneta. La banca centrale europea non è come la federal reserv. Quindi i signori della politica europea vogliono far credere quello che non è vero. L’Europa è nata per fare debiti. La funzione della Banca centrale europea, in base allo Statuto del SEBC e della BCE, è di assicurare che i compiti assegnati dai Trattati alla SEBC vengano assolti. Tali compiti sono: definire e attuare la politica monetaria per l’area dell’euro, svolgere le operazioni sui cambi, detenere e gestire le riserve ufficiali dei paesi dell’area dell’euro, promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento. Ma gli obiettivi economici della BCE sono troppo lontani da quelli dei cittadini dell’Unione.
A noi ci parlano sempre di debito, è vero, ma il debito diventa una minaccia seria per l’economia interna di un paese. Il 20% dell’enorme debito pubblico del Giappone (230% del Pil, il terzo Pil del pianeta da circa 6mila miliardi di dollari è nelle mani della Bank of Japan. Cosa significa? Semplicemente che l’istituto centrale che guida la politica monetaria dalle parti di Tokyo negli ultimi due anni ha stampato molta moneta (al ritmo di 1.000 miliardi di dollari) l’anno e ora detiene circa 2mila miliardi di dollari del debito giapponese. Stampare moneta significa emettere nuova moneta in un sistema economico al netto di quella ritirata. Contrariamente a quanto si può credere quando uno Stato emette nuovi titoli di debito pubblico (vende sul mercato titoli di Stato) chiede un prestito agli investitori (sia che essi siano stranieri che siano cittadini residenti nello stesso Stato) ma non emette nuova moneta. È una partita di giro, attraverso la quale lo Stato “ritira” tecnicamente della moneta già esistente (nei portafogli degli investitori) impegnandosi a restituirla a un certo tasso di interesse. La Bce provvede ad incassare dagli Stati gli interessi sul debito e a rigirarne il 92% alle rispettive banche centrali in proporzione al peso dei vari Stati membri dell’Eurozona. Nel 2013 l’Italia ha pagato 4 miliardi di euro di interessi sui 102 miliardi di titoli italiani detenuti dalla Bce. Di questi l’8% è stato trattenuto in bilancio dalla Bce e il 92% è stato rigirato alle banche centrali dei Paesi dell’Eurozona. Ma la fetta più ampia è andata alla Germania (che ha la quota maggiore). Quindi l’Italia ha trasferito alla Germania circa 1,5 miliardi di interessi nel 2013 per la quota di bond italiani detenuti dalla Bce. Insomma, la Germania detiene il potere monetario di mezza Europa e quando sente parlare di uscita dall’euro gli vengo le crisi, perché sa che chi perde è solo lei. Ed è proprio la Germania a dettare leggi a tutti, proprio perché sta tutelando i suoi interessi. E l’Europa e l’euro gli fanno comodo.
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