ROMA- È siamo onesti: le diplomazie sono anni che falliscono, poiché intorno alle guerre ci sono interessi di singoli stati che vogliono ricavare da essa qualcosa di utile per se. Le diplomazie hanno dimostrato il grado di inattendibilità, poiché non c’è un solo interlocutore ma tanti messi insieme.
L’evidenza però traccia una strada alquanto fosca, poiché l’ultimo attento, quello di ieri a Stoccolma, dimostra che siamo dinanzi a persone che colpiscono quando vogliono e soprattutto nei posti che vogliono. Siamo impotenti. Lo dimostra Nizza, Londra, Germania, sono tutti attacchi studiati a tavolino e realizzati portando morte tra persone innocenti.
Fermare queste mattanze è quasi impossibile. Qui si tratta di guerre di religione, e le guerre di religioni innescano odio, e l’odio sappiamo che porta ad uccidere senza pietà. Dopo le guerre di religioni si uniscono quelle di potere. La Libia, l’Iraq, la Siria, sono tutte guerre di potere, dove ognuno vuole comandare. Non parliamo di uno stato, dove può interloquire con un soggetto, si tratta di tante fazioni, tante tribù come ai tempi della pietra, dove è impossibile dialogare per arrivare alla pace.
Quello che fa paura di più è il terrorismo religioso, quello che sta portando morte nelle nostre strade. L’occidente è il nemico di questi folli, poiché sono ritenuti peccatori. L’occidente si è evoluto, mentre la loro teoria ha messo i paletti al progresso e alla modernità, quindi ora, secondo lo schema stravolto della loro religione, siamo dei peccatori. Ma questo è un pericolo forte, che mette a rischio la sicurezza della nostra quotidianità.
In questo caso c’è poco da dialogare, purtroppo, a malincuore, la diplomazia può far ben poco. Si può fare qualcosa invece nelle guerre di potere, dove il “nemico” è un dittatore. In questo caso le diplomazie di tutto il mondo devono sedersi intorno ad un tavolo e studiare una strategia comune che miri ad indebolire il potere economico del dittatore, impedendogli di potersi armare e uccidere il suo popolo. Indebolire il potere economico personale del dittatore, fina a quando esso non arriva alla resa. Di mezzo c’è la vita di molte persone. In Siria dall’inizio della guerra sono morte 400 mila persone, questa pazza guerra ha solo ucciso civili innocenti, per il resto il potere è ancora nelle mani di chi uccide.
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