Mar. Mar 19th, 2024

Primavera 1990. Bologna. In una galleria d’arte in piazza Maggiore, poco distante dal Palazzo del Podestà, l’attore e conduttore radiofonico e televisivo, Raffaele Pisu, attende l’arrivo degli invitati alla sua mostra di pittura. Tra i primi ospiti ad arrivare, alcuni critici, poi, colleghi, amici e familiari e , infine, gente comune. “Mo’ ciao, Raffaele!…Ma che bella che l’è questa mostra!…Mo’ te lo sai che sei proprio bravo!…”, si complimenta con l’artista, un conoscente. Poi, dopo aver ricevuto apperezzamenti da alcuni esperti, viene avvicinato da una signora di mezza età. “Mo’ buonasera, a “L’Amico del giaguaro”!…mo’ buonasera al nostro caro Pisu!…Lei, non sa che piacere, che è per me incontrarla di persona!…Io , non so se l’ha capito, ma sono una sua grande ammiratrice!…Io, sono cresciuta con lei!…o meglio, mentre crescevo mio figlio, che cresceva con lei, sono cresciuta anch’io!…”, racconta galvanizzata la donna, continuando: “Eh!…pensare che avevo poco più di vent’anni, quando partorii il mio primo figlio!…E in televisione, allora, c’era lei, con “L’amico del giaguaro”!…Ah… com’era bella quella trasmissione!…tutti quelle belle parodie di film…e poi, lei e il Bramieri, con le vostre battute così divertenti!…Per non parlare della Del Frate!…Ah, ma che bella che l’era!…E Corrado!…com’era simpatico, Corrado!…E poi… e poi…quando il mio bambino aveva diceci anni, nel 1970, quanto si divertiva con quel suo pupazzo: com’è che si chiamava?…’s’petti un momentino che glielo dico…ah, sì’, ecco: “Provolino”!…”. “Ma sì, Signora…mi fa piacere, son felice di avervi fatto compagnia, a lei e a suo figlio intendo, però io qui , oggi, sono  in veste di pittore, non di attore…quindi, se proprio vuole farmi un complimento, mi dica qualcosa dei miei quadri…li ha visti, le son piaciuti o no?…”, domanda Pisu, impaziente di conoscere il parere della signora. “Mo’, veramente, signor Pisu…io, non saprei cosa dirle!…”, risponde imbarazzata la donna, confessando: “La verità è che io sono entrata solo per vedere lei…per conoscerla di persona, finalmente!…quindi, mi scuso, ma,  i suoi quadri,  proprio  non li ho visti!…”.  “Brava, signora!…apprezzo la sua sincerità!”, esclama l’attore-conduttore, chiosando: “Non si preoccupi!…E’ tutta la vita che faccio credere alla gente di essere un attore, mentre, in verità, sono un pittore…il fatto è che non se n’è mai accorto nessuno!…”.

“Eravamo proprio belli tutti e tre insieme. Abbiamo riso, sperato, sperperato e goduto. Insieme. Sempre. Grazie per avermi reso quel bambino con un sacco di avventure stupende da raccontare vissute insieme al suo papà. Quella felicità però me la ricordo ancora troppo bene e muoio dalla paura di non ritrovarla mai più. Ciao, papà, che il viaggio ti sia lieve”. Con queste parole, scritte in un post pubblicato sui suoi profili Social,  Antonio Pisu,  figlio di Raffaele Pisu, scomparso il 31 luglio scorso, ha salutato il padre. Nato a Bologna il 24 maggio del 1925, appena ventenne, durante gli anni del Secondo Conflitto Mondiale, entra nelle forze partigiane come combattente e, fatto prigioniero dai nazisti, viene internato per 15 mesi in un campo di prigionia in Germania. Liberato, fa ritorno nella sua amata Bologna, dove , sulla scia del fratello maggiore , Mario, attore e doppiatore, intraprende la carriera di conduttore e attore radiofonico , esordendo ai microfoni di Radio Bologna, in trasmissioni di varietà. Fondato il Teatro e la compagnia “La Soffitta”, dopo due stagioni (1947-1949) nella compagnia di Memo Benassi, si trasferisce a Roma, città nella quale viene scritturato dall’emittente Radio Roma, entrando così nella Compagnia del teatro comico musicale della Rai, con la quale mette in scena numerose commedie,tra le quali: “La serenata al vento” di Carlo Veneziani e il “Giringiro” di Silvo Gigli. Divenuto popolare negli anni Cinquanta grazie alle sue macchiette radiofoniche : “Zaccaria”, fidanzato di Adalgisa (interpretata da Liliana Feldmann) in “Chicchirichì” e “Prospero” in “Rosso e nero”, recita in film brillanti (tra cui: “Ridere! Ridere! Ridere!”di Edoardo Anton, “Padri e figli” di Mario Monicelli, “Quel tesoro di papà” e “Quanto sei bella Roma” di Marino Girolami) e prende parte al  varietà di Vittorio Metz e Marcello Marchesi, “Lui, lei e gli altri”e a sceneggiati-musicali come “Valentina”. Esordito sul piccolo schermo nel 1961 in veste di attore, iniseme con Gino Bramieri e Marisa Del Frate, nella trasmissione Rai, condotta da Corrado, “L’amico del giaguaro!, nel 1965 rivela intense doti di attore drammatico nella pellicola di Giuseppe De Santis, “Italiani brava gente”. In seguito, nel decennio Settanta, alternato il cinema ( recita nei musicarelli : “In ginocchio da te”, “Se non avessi più te”, “Non son degno di te”, tutti di Ettore Maria  Fizzarotti,  in “Non stuzzicate la zanzara” di Lina Wetmuller  e ne “L’ombrellone” di Dino Risi) e le riviste teatrali (“Sembra facile”e “Italiani si nasce”), alla televisione (“Camera 22” di Gianfranco Bettetini, “La trottola”, “Vengo anch’io”, “Che domenica amici”, “La domenica è un’altra cosa”, “Senza rete”, “La domenica è un’altra cosa”), dà vita al pupazzo  “Provolino”. Poi, allontanatosi dalle scene nel 1977, vi fa ritorno soltanto alla fine degli anni Ottanta, quando conduce i programmi radiofonici di intrattenimento: “Varietà Varietà”, nel quale interpreta il personaggio di “Tele Radio Postino” e “Radiouno ’90”  e la trasmissione televisisva Fininvest “Striscia la notizia”, in coppia con Ezio Greggio. Nel primo decennio del Duemila, invece, divenuto volto delle serie televisive Rai: “Non ho l’età”, “Non ho l’età2”, “Ma chi l’avrebbe mai detto”, “Don Matteo 6”, non trascura né il cinema (“Il trasformista” di Luca Barbareschi  e “Le conseguenze dell’amore” di Paolo Sorrentino), né il Teatro (“Delitto perfetto” , commedia di Frederick Knott,  diretta da Geppy Gleijeses e “Se devi dire una bugia dilla ancora più grossa”, di Gianluca Guidi). Apparso per l’ultima volta nel film “Nobili bugie” ,diretto dal figlio Antonio,(avuto dalla moglie Leda Martellini)  e prodotto dal figlio naturale, Paolo, della cui esistenza ha appreso solo a novant’anni compiuti, si è spento il 31 luglio scorso, all’età di novantaquattro anni, a Castel San Pietro Terme, nell’Hospice dove era ricoverato da alcune settimane per l’aggravarsi delle sue condizioni. Salutato da familiari, amici e colleghi durante le esequie svoltesi il 2 giugno, a Imola, nella chiesa di Santo Spirito, a chi gli aveva chiesto  in che modo volesse essere ricordato, aveva risposto : “Non c’ho mai pensato a questa cosa, anche perché dopo due o tre anni che non ci sei più, la gente si dimentica di te. Tutto passa”.