Primavera 1950. Bellaria Igea Marina, Comune in provincia di Rimini,località sulla costa emiliano-romagnola, che guarda l’alto Adriatico. “El Castèl”, come lo chiamano i suoi abitanti, per via della presenza di un maniero d’epoca feudale appartenuto alla famiglia gentilizia dei Malatesta, intorno a cui si arrocca il florido paesino marinaresco, è cinto ai fianchi da una fitta boscaglia di pioppi bianchi e neri, di salici, olmi,querce e pini, che, nel periodo dell’anno fra maggio e giugno, sussultano mossi dal vento. Proprio in una domenica, anticipo d’estate, una turba di gitanti, abbandonato il centro cittadino, si riversa nell’oasi naturale, adiacente i lidi balneari, alla ricerca di un tranquillo svago. D’un tratto, però, il cielo, dapprima soleggiato, inizia a coprirsi di una densa trama di nubi dalle quali scaturisce un violento temporale. La gente, in fuga per trovare un riparo, si dirige nei locali e negli esercizi commerciali che lambiscono le spiagge, i cui addetti, per via dell’inatteso acquazzone, si affrettano a serrare gli ombrelloni e a ritirare sedie e sdraio. La colorata insegna di un bar-gelateria, che recita: “Da Pelloni, i gelati più buoni”, attira i bagnanti sorpresi della meteorologia avversa. All’interno, dietro il bancone, un cameriere, di nome Romano, discute animatamente con un avventore sulla possibilità che la squadra di calcio del Bologna possa disputare le gare del massimo campionato. Seduto a un tavolino, Renato Bellari, il sindaco della piccola cittadina, “asso” delle carte da gioco, è alle prese con un torneo di “Tresette”, disputato contro due temibili avversari: Gino Levoni, detto “Il Togliatti”, militante iscritto al PCI e alla “Casa del popolo” locale e, Tonino Amadori, proprietario di un vasto allevamento di pollame. Il torneo vede in testa il ruvido “compagno”, quando una torma di persone irrompe nella sala. “Romano!”, esclama allora il sindaco, “Ma cosa l’è che voglion questi qui?”. “Eh, non so!, saran venuti giù dalla pineta per via della pioggia!”, replica confuso il maitre. “Cosa c’è, Renato?”, si inserisce nel dialogo il corpulento militante, rivolgendosi al primo cittadino, “Te sei il sindaco, dovresti gestire un comune di quindicimila anime e ti spaventano dieci persone?…”. “Cos’è ‘sto baccano nel mio locale?”, grida, sbucando dal retrobottega, “Nonna Pelloni“, la proprietaria, con i capelli ramati, freschi di cotonatura e con indosso un variopinto grembiule. “Da quando mio figlio se n’è andato ‘sto coloniale la mi pare un bordelo!…Romanoooo!, te, cosa fai lì?, datti una mossa e vai a prendere le sedie e gli asciugamani, che i signori son bagnati fradici e stanchi…Oh, ti distrai un attimo per controllare i sacchi del caffè e ti ritrovi il bar trasformato in un bazar!…Eh, certo, l’è venuto giù dal cielo uno sconquasso a tradimento!…son gli scherzetti della primavera!…Be’, visto che nessuno lo ha fatto, vi do il benvenuto io nel bar-gelateria Pelloni!…e, siccome vedo tutti un po’ moscetti, vi propongo di rianimare la mattinata con una bella sfida a premi: che ne dite, eh?…Si tratta di uno spettacolino musicale di mia invenzione intitolato: “Indovina la canzone”; di là c’è un’orchestra che sta provando, perché, di solito, si esibisce la domenica pomeriggio, in occasione dei campionati di ballo liscio…Adesso, avviso i componenti, così vengon qui e prendiamo a giocare…in palio, per il vincitore, offro una consumazione gratis, d’accordo?…Ah, dimenticavo, di là, con loro, c’è anche mia nipote Raffaella…ha otto anni, sì, ma è davvero in gamba!, conosce i titoli di tutte le canzoni del mondo…è con lei che dovrete vedervela, con lei ,non si scherza mica: è la discendente di Stefano Pelloni, un brigante, citato perfino dal Pascoli come : il “Passator cortese”!”. “Momento, momento!…”, prende la parola il sindaco,esclamando: “E no, donna Pelloni, mo’ ,questo ,non si può fare mica!, qui è in corso un complicato torneo di Tressette…e no, non si può…proprio non si può fare!”. “Senti un po’ , sindaco, io qua son la proprietaria e decido io quel che si fa!”, risponde autoritaria “Nonna Pelloni” , “Se sta bene a tutti e tre ,giocate con noi,altrimenti ve ne tornate a casa dalle vostre mogli, che sarebbe anche ora!”. La giornata, trascorsa tra motivetti accattivanti, caffè, gelati e cordiali, volge al termine e la piccola Raffaella, si conferma campionessa e autentica enciclopedia vivente della musica italiana. “Mo’ che vi avevo detto?, mia nipote è un prodigio!”, sentenzia la Pelloni; “Sì!…”, asserisce Amadori, “dovrebbe fare la cantante o la musicista!”; “Mo’ cheee! …”, ribatte l’agguerrita nonnina, “Mia nipote farà la ballerina!…anzi, approfitto della circostanza per dare ai presenti una notizia : la Raffaelle ci lascia per andare a Roma, a studiare all’Accademia Nazionale di danza!. E’ una bambina speciale e mancherà molto sia a me che a sua madre, ma entrambe sappiamo che il suo destino è quello di diventare una grande artista!. Ora : bando alle malinconie e brindiamo alla salute di Raffaella con uno spumantino dolce della casa!”. “Allora, donna Pelloni…”, prende la parola il sindaco, “Speriamo che la nipotina diventi l’orgoglio della Romagna e dell’Italia intera!; quindi, concittadini, leviamo in alto i calici per la “Raffa Nazionale!…”.
“Sono un’artigiana dello spettacolo”. Così, si definiva la show-girl, attrice, cantante e autrice Raffaella Carrà. Nata a Bologna il 18 giugno 1943, dai gestori di un bar-gelateria di Bellaria, Comune della Riviera adriatica, Raffaella Maria Roberta Pelloni, questo il vero nome dell’artista,separatisi i genitori, poco dopo le nozze, cresce con la madre e la nonna. Attratta sin da piccola dalla televisione, segue infatti la trasmissione “Il Musichiere”, di cui impara a memoria balletti e canzoni, a soli otto anni, si trasferisce a Roma per studiare danza presso l’Accademia nazionale, fondata dalla ballerina russa Jia Ruskaja, e recitazione presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Quindi, negli anni Cinquanta, collezionate comparsate e ruoli secondari (nel 1952, è l’inquieta adolescente “Graziella”, nella pellicola del regista Mario Bonnard “Tormento del passato“) e, conseguito il diploma in recitazione, esordisce come co-protagonista nei film di Florestano Vancini e Leopoldo Trieste: “La lunga notte del 43′” e “Il peccato degli anni verdi“. Scritturata dalla compagnia teatrale “Carli-Pilotto“, per mantenersi nella Capitale, approda agli studi della Rai Tv dove, scelta dal regista Stefano de Stefani come valletta, debutta nello spettacolo musicale condotto da Lelio Luttazzi: “Il paroliere questo sconosciuto”. Tuttavia,ostinata, percorre ancora la tortuosa strada del “grande schermo” e nel 1963 recita nella commedia di Mario Monicelli: “I compagni”, cui segue nel 1965 la proposta hollywoodiana del regista Mark Robson. Così, grazie a una coproduzione italoamericana, si ritrova sul set de: “Il colonnello Von Rayan”,accanto a “The Voice”, Frank Sinatra. “In quel periodo”, dichiara qualche anno dopo, “Sinatra aveva voglia d’innamorarsi e sposarsi ,ma, purtroppo, lui non era l’uomo all’Arthur Miller, colto e rassicurante, che aspettavo…!”. L’esperienza hollywoodiana, nonostante il risalto e la celebrità, non muta l’animo e il volto acqua e sapone della “donna-bambina” di Bellaria, che, nel 1965, decide di restare nel Belpaese e d’intraprendere , accanto al “cantattore”, Domenico Modugno, la parte di “Costanza De Mauriac”, nello sceneggiato televisivo del primo canale della Rai “Scaramouche“. “Per la mia carriera “, ricorderà spesso, “devo ringraziare molte persone; la lista sarebbe troppo lunga,ma un nome in particolare devo proprio farlo: il dottor Giovanni Salvi, dirigente Rai, che mi diede fiducia praticamente senza conoscermi”. Così, nel 1969,la crisalide “Raffaella Pelloni” si trasforma nella farfalla “Raffaella Carrà” e, acquisiti un cognome d’arte e uno studiato taglio di capelli, il “caschetto d’oro”, debutta sul piccolo schermo come conduttrice del programma: “Io, Agata e tu”, supportata dal comico partenopeo Nino Taranto e dal cantante-istrione Nino Ferrer. Negli anni Settanta, poi, compie anche lei la sua “rivoluzione” e, mandata in soffitta la vetusta immagine della soubrette, tutta lustrini e paillettes, lancia, nel corso delle edizioni di “Canzonissima“, il nuovo tipo della “showgirl” scattante e dinamica, capace di catturare l’attenzione dei mariti con la complicità di mogli e figli. Milioni di telespettatori,incollati agli schermi, seguono la conturbante rotazione del suo ombelico in bella mostra, le “scandalose” figure del “Tuca Tuca“e il vezzoso battito di ciglia della casta e rassicurante “Maga maghella”. Nel 1974 , consacrata “star della televisione”, divide la scena con la “primadonna della musica italiana”, Mina, nella trasmissione “Milleluci” e, i giornalisti immediatamente sussurrano : “Sono rivali!”, mentre, con altrettanta celerità, le due smentiscono: “Siamo intelligenti e brave entrambe, perciò non possiamo essere in competizione!”. “La Carrà”, come la chiamano tutti ,ormai, ce l’ha fatta e, in solitaria, è al timone dell’edizione 1975 di “Canzonissima”. Acclamata dalle comunità di italiani residenti all’estero, riceve dai dirigenti della rete spagnola “TVE” la proposta di condurre la rubrica “La hora de Raffaella“: è la prima di una lunga serie di collaborazioni con l’emittente iberica. In piena “stagione di guerriglia urbana”, la “Raffa Nazionale”, intrattiene, con sobrietà priva di retorica, il pubblico angosciato per gli spietati omicidi dei terroristi, regalandogli ore di lieta spensieratezza grazie al verietà: “Ma che sera“. Negli anni Ottanta, mutato lo scenario politico e il costume (è l’epoca dei “giovani rampanti”, dei “paninari” e dei “punk”) riesce comunque ad essere sempre di moda e alla moda e a mietere numerosi successi: “Millemilioni” (1981), “Fantastico 3”(al fianco di Corrado) e “Pronto Raffaella?”, contenitore/gioco a premi, in onda su Rai Uno fino al 1985, per la prima volta nella fascia oraria del Mezzogiorno, grazie a cui la showgirl si aggiudica il premio “personaggio femminile dell’anno”, assegnatole dalla rivista “European Tv Magazines” e ottiene l’epiteto di “più amata dagli italiani”,slogan della famigerata azienda produttrice di cucine di cui diventa testimonial. Fra il 1986 e il 1987 è “regina del sabato sera” con lo spettacolo “Buonasera Raffaella” e “signora della domenica” con “Domenica in“, poi, firmato un contratto con la “Fininvest”, nel 1988 conduce su Canale 5 le trasmissioni: “Raffaella Carrà show” e “Il Principe azzurro“, entrambe poco apprezzate dai telespettatori, forse disorientati dal passaggio dell’icona Rai all’emittente commerciale. Nel 1991, rientrata nell’azienda radiotelevisiva di Stato, riguadagna la fiducia del pubblico con il programma campioni d’ascolti : “Fantastico 13″, ma, a causa di una complessa vicenda contrattuale, è nuovamente costretta a emigrare in Spagna dove conduce, per la rete iberica “TVE”, “Hola Raffaella“. Dal 1996 al 2009 realizza i sogni degli italiani , ricongiungendo famiglie di emigranti e dispensando i ricchi premi della Lotteria di Capodanno, grazie ai varietà “Carràmba! che sorpresa” , “Carràmba che fortuna!” e “Amore”,diretti dai suoi due storici amori, i registi Gianni Boncompagni e Sergio Japino. Nel 2001, prima donna a presentare il “Festival di Sanremo“, commenta in questo modo l’esito poco felice ,in termini di share, dell’esperienza: “Il mio sogno è sempre stato quello di lavorare dietro le telecamere, essere un’autrice, una creativa, insomma!”. Infatti, nel 2008 idea per Rai Tre, il programma sperimentale: “Gran concerto“, finalizzato ad avvicinare i giovanissimi alla musica classica e all’opera. Le sue sigle, ironiche, scanzonate , “maliziosamente all’avanguardia”, rimodernate con arrangiamenti in versione dance (il dj Bob Sinclar realizza nel 2011 una verisone dance di “A far l’amore comincia tu” ,inserita nel film Premio Oscar di Paolo Sorrentino “La grande bellezza“), continuano a far cantare e ballare generazioni di teenager, con le quali ama confrontarsi costantemente e la partecipazione nel 2013 e nel 2016 come giudice al talent-show musicale di Rai Due “The Voice of Italy,”n’è la prova. Insignita nel 2018 dell’onorificenza di “Dama all’Ordine al Merito Civile” dall’ambasciatore spagnolo in Italia, Alfonso Dastis, per conto del re di Spagna, Felipe VI, nel dicembre dello stesso anno pubblica , a distanza di cinque anni dall’ultimo album (“Replay-The Album“), un nuovo disco di brani natalizi dal titolo: “Ogni volta che è Natale“. Ospite più volte nella trasmissione “Che tempo che fa” di Fabi Fazio (da lei scoperto negli anni Ottanta), nella primavera del 2019 torna in Tv, in veste di intervistatrice, nel programma , in onda su Rai Tre,ispirato alla trasmissione spagnola “Mi casa es la tuya“, “A raccontare comincia tu“, nel quale incontra numerosi personaggi della cultura e dello sport e che riprende per un secondo ciclo da ottobre a novembre dello stesso anno. Di recente apparsa in un cameo nel film spagnolo “Ballo Ballo“, diretto da Nacho Alvarez , ispirato dalle sue canzoni, si è spenta a Roma, nel pomeriggio del 5 luglio scorso, all’età di settantotto anni a causa di una grave malattia. Trasportata in corteo attraverso i luoghi più significativi della sua carriera (dall’Auditorium del Forum Italico, presso il quale ha condotto “Càrramba! che sorpresa“, agli studi di Via Teulada 66, in cui esordì nel 1961 nel programma “Tempo di danza“, passando per il Teatro delle Vittorie, sede di tanti programmi Rai come “Milleluci”, “Canzonissima” e “A raccontare comicia tu“) è stata salutata da ammiratori e amici presso la camera ardente allestita in Campidoglio e durante le solenni esequie celebrate nella chiesa di Santa Maria in Ara coeli. Di sé, quache anno fa, aveva detto: “Mia nonna un giorno mi disse : “Preparati , non potrai avere tutto dalla vita!”; del matrimonio non sento la mancanza, di un figlio, sì!. Troppo lungo spiegare che la natura decide per te e non tu per lei. In compenso, ho dei meravigliosi nipoti che amo e che mi amano e poi…e poi, io sento di avere il cuore pieno di tante persone!”.