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Rallenta l’agroalimentare italiano nel secondo trimestre del 2015

ROMA- Dall’export ancora una spinta decisiva per l’agroalimentare italiano. Ma i consumi delle famiglie, dopo un avvio d’anno positivo, cedono il passo (-0,2%)
Rallenta l’agroalimentare italiano nel secondo trimestre del 2015, dopo l’evoluzione positiva osservata a inizio anno. Mentre l’export continua ad avanzare a ritmi sostenuti, rilevano Ismea e Unioncamere nel consueto appuntamento con AgrOsserva, l’OsservatorioIsmea-Unioncamere sulla congiuntura dell’agroalimentare italiano, la debolezza della domanda interna sta avendo marcati riflessi sull’industria alimentare, le cui vendite dipendono per tre quarti ancora dal mercato domestico.
Sul fronte industriale, infatti, sia la produzione – in frenata del 2,8% ad aprile, dello 0,5% a maggio e dell’1,3 a giugno su base annua – sia le vendite (in calo nel bimestre aprile-maggio rispettivamente del 4,6% e dello 0,3%) sembrano avere invertito la rotta rispetto alla dinamica positiva evidenziata sino a marzo.
Ancora sostenute dal deprezzamento dell’euro, le esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani migliorano invece la perfomance già positiva dei mesi precedenti, con un solido più 7,1% nei primi 5 mesi dell’anno. Da segnalare il contributo particolarmente positivo dell’agricoltura che avanza all’estero dell’11,8% a fronte di un incremento più contenuto dell’industria alimentare (+6%).
Relativamente ai consumi, i dati Ismea-Nielsen confermano un peggioramento del quadro generale evidenziato a inizio anno. Il primo semestre chiude con una flessione degli acquisti delle famiglie dello 0,2% su base annua, per effetto della contrazione del segmento dei non confezionati (-3,2%) in parte mitigata dall’incremento dell’1,5% dei prodotti e bevande a peso fisso.
Allineati ai dati macro del settore agroalimentare sono i giudizi delle imprese che emergono dalle indagini qualitative condotte da Ismea sul clima di fiducia. Per le imprese di prima e seconda trasformazione, l’indice di fiducia si conferma positivo anche nel secondo trimestre del 2015 e in lieve (e ulteriore) crescita sui tre mei precedenti, grazie alle attese favorevoli sulla produzione correlate al buon andamento della domanda estera. Nel settore primario, al contrario, il sentiment rimane negativo e registra un lieve peggioramento nel confronto con i primi tre mesi dell’anno, con un deterioramento più evidente tra le aziende del comparto zootecnico, alle prese con un marcato calo di reddività.
Secondo le rilevazioni dell’ismea, i listini zootecnici hanno subito infatti, nel secondo trimestre del 2015, una riduzione del 9% su base annua, che risulta tuttavia ampiamente compensata dall’aumento dell’11,7% delle produzioni vegetali. Sull’incremento dell’indice delle coltivazioni, sottolinea l’Istituto, incide molto il forte apprezzamento degli oli di oliva e le oscillazioni dei prodotti di stagione (ortaggi e frutta fresca), mentre semi oleosi, vini, cereali e piante industriali hanno accusato flessioni anche di un certo rilievo.
Segnali incoraggianti sul fronte delle imprese. Il settore agricolo, con 3.177 imprese in più tra aprile e giugno, registra il saldo migliore degli ultimi anni. Bisogna risalire infatti al 2010, quando il settore ha fatto segnare +1.195 imprese, per ritrovare una dinamica di iscrizioni e cessazioni che anche solo lontanamente si avvicini a quella di quest’anno. In termini relativi, lo stock delle imprese agricole è cresciuto dello 0,4%, portando il totale delle imprese registrate, al 30 giugno di quest’anno, al valore di 748.083 unità.
Arrivano segnali positivi anche sul fronte dell’industria alimentare. Lo stock di imprese registrate è infatti aumentato, tra aprile e giugno, di 362 unità, per un totale di 69.511 imprese. Il saldo trimestrale continua pertanto ad essere positivo, ma di entità leggermente inferiore rispetto a quelli rilevati nei secondi trimestri degli anni precedenti. In termini percentuali, si registra un incremento congiunturale pari allo 0,5%, a fronte del +0,6% riscontrato nello stesso periodo del 2014 e del +0,7% del 2013.
Quanto alle prospettive per il resto dell’anno, il deprezzamento dell’euro contro il dollaro dovrebbe garantire un ulteriore consolidamento dell’export, specie se sarà varata in Usa l’attesa stretta sui tassi di interesse. Di contro la proroga delle sanzioni occidentali verso la Russia e il conseguente prolungamento dell’embargo di Mosca sulle importazioni europee continuerà a penalizzare soprattutto le esportazioni di carni e salumi, formaggi e prodotti ortofrutticoli. Le condizioni di pressione dell’offerta sui circuiti europei, che stanno caratterizzando diversi comparti produttivi, potrebbero continuare a tenere a freno i listini, ripercuotendosi negativamente sulla redditività delle imprese, alleviate solo in parte da un alleggerimento dei costi di produzione. Da rilevare, infine, la situazione di particolare depressione che sta caratterizzando il mercato delle materie prime (commodity agricole comprese), e che potrebbe proseguire dato il nuovo corso ribassista del prezzo del petrolio (sotto i 50 dollari/barile nei primi giorni di agosto).

Redazione

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