Riccardo Scamarcio: “L’intollerante”

Inverno 1995. Andria, comune pugliese sul pendio delle Murge, a pochi chilometri dal mare Adriatico. Nell’aula di una terza sezione dell’istituto di Ragioneria, gli studenti sono intenti a seguire una lezione di Storia, impartita dal professore di Lettere.

Riccardo Scamarcio: “L’intollerante”

Inverno 1995. Andria, comune pugliese sul pendio delle Murge, a pochi chilometri dal mare Adriatico. Nell’aula di una terza sezione dell’istituto di Ragioneria, gli studenti sono intenti a seguire una lezione di Storia, impartita dal professore di Lettere. “Cari ragazzi, come vi avevo promesso, oggi parleremo di un argomento particolare…oggi, vi illustrerà la storia della nostra bella e ridente cittadina…Dunque, dovete sapere…”, principia il maturo insegnante, quando, d’un tratto, viene interrotto dal sussulto di uno degli studenti, raggiunto da una pallina di carta lanciatagli all’altezza della nuca dal compagno seduto nel banco dietro al suo. “Ohé, Garrone è che ti urli!…ma che stai a casa tua!…”, lo rimprovera il professore. “Ma professore, non è colpa mia!…qua dietro mi lanciano le palline di carta!…”, si discolpa lo studente, bersaglio dei bulli. “Sempre tu sei, Scamarcio!..il più preparato!…Va be’, va…pe’ ‘sta vota faccio finta che non sia successo niente, ma alla prossima, ti mando dritto dritto in presidenza!…”, avverte il docente, proseguendo la lezione: “Come vi stavo dicendo, le prime tracce di insediamento nel territorio di Andria risalgono al Neolitico…sono stati rinvenuti, infatti, alcuni oggetti, coltellini di ossidiana ed armi litiche, cioè di pietra…Nell’età successiva, invece, quella dell’eneolitico, gli uomini abitavano…”, si arresta nuovamente l’insegnante, a causa di una rissa scoppiata tra i ragazzi ripresi in precedenza. “E no, le mani dentro la mia classe non si alzano, mò, Scamarcio, te ne vai fuori, così ti dai ‘na calmata!…e ringrazia che non ti porto dalla preside, che altrimenti, con la serie di due e tre che tieni, alla fine del primo quadrimestre ti devo già bocciare!….” lo ammonisce il docente, continuando, “…Ma cose da pazzi!…hanno preso la scuola per una palestra di boxe!…Stanno a fare i pugili mentre io spiego…e tutto per una pallina di carta!…Io, non insegno in una terza superiore…io, all’asilo, sto!…Mò vattene fuori che noi, qua, dobbiamo continuare!…Vai Scamarcio, va’…torna solo alla fine dell’ora, quando ti sarà passata la smania di inquietare i tuoi compagni!…Allora, dicevamo?…ah,sì…nell’eneolitico, gli uomini abitavano in grotte di tufo…”. L’allievo Scamarcio, intanto, uscito dall’aula, si riversa per i corridoi, camminando con passo spedito, come di chi ha un appuntamento e teme di arrivare tardi. Quindi, raggiunto, dal primo, il secondo piano, entra, senza farsi notare, nella sala teatrale dell’istituto, dove sono in corso le prove dello spettacolo, che gli studenti dell’ultimo anno porteranno in scena per Natale. Assorto, osserva due ragazzi recitare, mentre la professoressa che si occupa della messainscena, accortasi della sua presenza, gli si avvicina dicendo: “Ricca’, ma te, un’altra volta stai qua?…E così ,però ,non va mica bene figlio mio!…questo è il secondo venerdì di fila che ti fai cacciare dall’aula per venire qui dentro…Io ho capito che tu sei intollerante allo studio, ai professori…a tutto, tranne che alla recitazione!..ma se continui così, i professori quest’anno ti bocciano e va a finire che in quinta ci arrivi quando io sarò già andata in pensione e allora, addio saggio di Natale!…Ricca’, senti a me, noi, adesso, facciamo un patto: tu inizi a studiare, a impegnarti, a stare attento in aula durante le lezioni, a comportarti come si deve e io ti prometto che, se arrivi all’ultimo anno senza farti bocciare e neppure rimandare, ti assegno il ruolo del protagonista!…Lo facciamo ‘sto patto?, me la fai questa promessa?…”. “Prof, io ci provo!…”, promette il sedicenne, schernendosi; poi, dopo un silenzio assorto, chiosa: “Ma sempre intollerante resto!…”.
“Ero un ragazzino che arrivava dalla provincia pugliese ed era riuscito a entrare in una scuola importante, a numero chiuso, un istituto pubblico importantissimo. Non avevo sopportato la scuola superiore, ma mi innamorai della recitazione. Il Centro sperimentale mi ha insegnato la serietà e la moralità di questo lavoro”. Così, l’attore e produttore Riccardo Dario Scamarcio ricordava, qualche tempo fa, gli inzi della sua carriera. Nato a Trani il 13 novembre del 1979, da Irene, pittrice, e da Emilio, rappresentante nel setttore alimenatre, trascorre l’infanzia e l’adolescenza ad Andria. Alunno irrequieto e intollerante alla scuola , cambia numerosi istituti superiori prima di riuscire a diplomarsi in Ragioneria. Tuttavia, negli stessi anni, scopre la passione e l’attitudine per la recitazione e il teatro, che lo inducono a trasferirsi a Roma, appena diciottenne, per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia. Lasciati incompiuti gli studi di drammaturgia, nel 2001 comincia a lavorare, ottenendo piccoli ruoli in serie televisive Rai ( “Ama il tuo nemico2” di Damiano Damiani, “Io ti salverò” di Mario Caiano e “Compagni di scuola” di Tiziana Aristarco e Claudio Norza). Fattosi notare, viene quindi scritturato per il suo primo film, il pluripremiato “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana, cui segue la pellicola “Ora o mai più” di Lucio Pellegrini. Protagonista in “Prova a volare” di Lorenzo Cicconi Massi, nel 2004 conquista la notorietà e il pubblico femminile con il film “Tre metri sopra il cielo” diretto da Luca Lucini e, tratto dal romanzo omonimo di Federico Moccia, grazie al quale ottiene il premio Globo d’oro come “miglior attore rivelazione”. Quindi, fra il 2006 e il 2012 diviene uno dei volti del Cinema d’autore, recitando nelle pellicole italiane e internazionali: “Texas” di Fausto Paravidino, (sul cui set incontra l’attrice e regista Valeria Golino, sua compagna fino al 2016) ,“Romanzo criminale” di Michele Placido, adattamento dal romanzo di Giancarlo De Cataldo, (per la cui interpretazione si aggiudica i premi Nastro d’Argento e Globo d’oro), “Mio fratello è figlio unico” di Daniele Luchetti, “Manuale d’amore2-Capitoli successivi”, “Italians” e “Manuale d’amore3”di Giovanni Veronesi, “Go Go Tales” di Abel Ferrara, “Ho voglia di te” di Luis Prieto, dal secondo romanzo di Federico Moccia, “Colpo d’occhio” di Sergio Rubini, “Il grande sogno” di Michele Placido, “La prima linea” di Renato De Maria (per le quali ottiene il premio Gian Maria Volonté al Bari International Film Festival del 2010), “Verso l’Eden” di Costa-Gavras, “Mine vaganti” di Ferzan Ozpetek, (con la quale vince il Ciak d’oro) e “To Rome with love” di Woody Allen. Tornato in seguito sul piccolo schermo con le serie Mediaset e Rai “La freccia nera”, di Fabrizio Costa, trasposizione televisiva del romanzo di Robert Louis Stevenson, già riadattato dalla Rai nel 1968, e “Il segreto dell’acqua” di Renato De Maria, calca i palcoscenici italiani con il dramma di William Shakespeare “Romeo e Giulietta”, diretto da Valerio Binasco. Produttore dei film “Diarchia” di Ferdinando Cito Filomarino, “Armandino e il Madre” e “Miele”, questi ultimi entrambi di Valeria Golino, nel 2014/2015 è nelle sale con le pellicole: “Un ragazzo d’oro” di Pupi Avati, “Pasolini” di Abel Ferrara, “Meraviglioso Boccaccio” di Paolo e Vittorio Taviani, ispirata al “Decameron” di Govanni Boccaccio, “Nessuno si salva da solo” di Sergio Castellitto, tratta dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini e “Io che amo solo te” di Marco Ponti, desunta dal romanzo di Luca Bianchini. Passato dal dramma (“Dalida” di Lisa Azuelos, “Euforia” di Valeria Golino e “I villeggianti” di Valeria Bruni Tedeschi) e dalla commedia romantica (“La cena di Natale” di Marco Ponti, seguito del film “Io che amo solo te”), al genere thriller e d’azione, (“John Wick-Capitolo2” di Chad Stahelski, “Pericle il nero” e “Il testimone invisibile” di Stefano Mordini), nel 2018 conquista il premio “Nastro d’Argento” come “miglior attore non protagonista” per la pellicola“Loro1” di Paolo Sorrentino. Di recente sul grande schermo con i film “Lo spietato” di Renato De Maria, desunto dal romanzo-inchiesta “Manager Calibro9” di Pietro Colaprico e Luca Fazzo, incentrato sulla figura del malavitoso calabrese “Saverio Morabito”, attivo nella Milano da bere degli anni Ottanta, e “Non sono un assassino” di Andrea Zaccariello, tratto dal romanzo del magistrato Francesco Caringella, ha detto : “Non ho mai visto il Cinema come uno strumento per diventare famoso. Non ho mai inseguito la fama. Neanche all’epoca di “Tre metri sopra il cielo”, quando è arrivata in modo deflagrante. Lo studio della recitazione mi ha dato una direttiva morale ed esistenziale che è mia ancora adesso. Per me il Cinema è Politica. Fa Politica. Anche se non vuoi farlo, lo fai. Comunichi, parli allo spettatore, metti in scena delle figure umane che si muovono in uno spazio e in un tempo prestabilito, in cui tutti possono riconoscersi, comprendere più di se stessi e del nostro Paese, del nostro tempo. Noi, col Cinema passiamo delle emozioni e la Politica cos’ è, se non questo?, emozioni ed empatia…”.