Categories: Cronaca

Ricostruiamo la produzione italiana il prima possibile

Da più parti arrivano segnali d’insofferenza. Da più parti si chiede lavoro. È la sofferenza dell’Italia, che negli ultimi anni ha perso tutti i suoi gioielli made in italy. Non solo, negli ultimi anni il bel paese ha perso anche la maglia produttiva fatta di piccole e medie imprese, commercianti e artigiani. Un mix di imprese che erano la ricchezza produttiva, ma hanno chiuso e oggi sono migliaia e miglia le saracinesche abbassate e cancelli chiusi.
Il nostro paese non può più continuare a vivere di servizi, occorre far riaprire quel tessuto produttivo perso in venti anni. La produzione è il Pil del nostro paese, con essa si muove tutta l’intera economia, a partire dai consumi interni. Finché non si riavviano i consumi interni, il nostro paese resterà sempre fermo. Lo scossone può arrivare solo se rimettiamo in moto quella macchina che ora è senza un motore capace di percorrere lunghi chilometri.
Bisogna puntare molto su quelli che sono i beni che ci possono garantire la ripartenza. Prima di tutto il turismo, quella grande industria che finora è rimasta ferma al palo, mentre ci sono le regioni meridionali che possono diventare l’altra industria fiorente dell’Italia. Dopo il turismo c’è l’agricoltura. Siamo i primi produttori di vini al mondo, eppure non sappiamo venderci i nostri prodotti. Per anni siamo stati testa a testa con la Francia in termini di produzione di vino, ora l’abbiamo distaccata. Già la vendemmia 2017 ha dato segnali positivi che ha portato alla produzione di 55,8 milioni di ettolitri, +21%. Per trovare una produzione made in Italy superiore ai 55 milioni di ettolitri bisogna risalire al 1999. Quindi si può fare.
Oltre al vino, che può diventare uno dei gioielli produttivi italiani in maniera più ampia se ci sono investimenti giusti, è tutta l’agricoltura che prende il volo. Sono molti i giovani che si affacciano al mondo agricolo con entusiasmo. Essi, però, vanno aiutati nel concreto ad intraprendere il percorso imprenditoriale.
È ampia la catena produttiva esistente nel nostro paese, soltanto che lo stato richiede una tassazione esagerata, e nello stesso tempo le aziende sono soffocate da una burocrazia asfissiante. Questi due nodi vanno sciolti al più presto, altrimenti la nostra economia rischia non solo di non ripartire, ma nello stesso tempo trascina nel negativo tutti il sistema Italia.

Redazione

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