A conclusione di un’articolata e complessa attività di
indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, i Carabinieri della
Compagnia Roma E.U.R ed il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia
Penitenziaria, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare
emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Roma nei
confronti di 7 persone (5 in carcere e 2 ai domiciliari), perché gravemente
indiziate, a vario titolo dei delitti di spaccio di sostanze stupefacenti
in concorso (art 73 DPR 309/90 – art 110 C.P.), introduzione di dispositivi
idonei alla comunicazione (art 391 ter C.P.) e di corruzione per atti contrari
ai propri doveri (artt. 319-321 C.P.), condotte poste in essere anche fino
all’anno in corso.
L’attività investigativa – denominata Open Prisons – ha consentito di accertare
l’esistenza di un traffico di sostanze stupefacenti, di cellulari e schede Sim
introdotte abusivamente e reiteratamente all’interno dell’istituto
penitenziario di Roma Rebibbia. La richiesta di droga e di schede telefoniche
perveniva da alcuni detenuti i quali si occupavano della successiva rivendita
nell’ambito del reparto G8 del carcere romano.
Nel ricostruire la filiera dello spaccio e dell’acquisizione dello stupefacente
dall’esterno è emerso, tra l’altro, il coinvolgimento dei familiari di alcuni
ristretti i quali, per veicolare l’introduzione delle dosi di stupefacente e
delle Sim card, si servivano tra l’altro dei “pacchi colloquio”.
Le investigazioni hanno permesso di appurare il coinvolgimento di un Agente
Penitenziario, già sospeso in via cautelativa in sede amministrativa,
gravemente indiziato per i delitti di concorso nel reato di detenzione a fini
di sostanza stupefacente e corruzione per compiere atti compiere atti contrari
ai doveri d’ufficio, avendo fatto da tramite tra i detenuti e
l’esterno, per facilitare l’introduzione illecita nel carcere di quanto
richiesto e che è stato sottoposto agli arresti domiciliari.
