ROMA- Ignazio Marino se ne va. Lascia la poltrona di sindaco con l’amaro in bocca. Il suo stesso partito l’ha messo con le spalle al muro e chiesto a Marino di farsi da parte. Una parte del partito non voleva le dimissioni per non affrontare una nuova campagna elettorale, un’altra parte, quella renziana, ha spinto affinché Marino si dimettesse. C’è riuscita, perlomeno finché marino non decidesse di ritirare le dimissioni.
Ora, per prima cosa, c’è d’affrontare il giubileo. Su questo punto la città di Roma non può farsi trovare impreparata. Un appuntamento che urge di un grande impegno, e molto probabilmente a gestire il tutto dovrebbe essere il prefetto di Roma Gabrielli.
L’altro nodo d’affrontare è quella della tornata elettorale che, sicuramente, ci sarà la prossima primavera. Il PD, avendo fallito in quasi tutti i comuni che ha governato, parte sfavorito. Renzi per Roma non vuole sentir parlare di primarie. Nei quartieri alti del potere si sussurra che il premier mai eletto dagli italiani, voglia decidere lui il nome del candidato per al città di Roma. Nomi ce ne sono, ma è chiaro che è molto presto per dire questo o quello. L’unica certezza è non fare le primarie. Il segretario del PD ha in mano le retini del partito, quindi gli risulta facile fare un nome e portalo alla candidatura. I malumori ci sono anche all’interno del PD, specialmente in quell’area che già in parlamento sta facendo le pulci al governo. Ora bisogna attendere che passi la tempesta delle dimissioni per capire la strada che il PD vuole prendere per affrontare la tornata elettorale.