Lun. Mar 27th, 2023

Inverno 2019. Stazione ferroviaria di Milano. A bordo del treno diretto a Bologna, il cantautore e musicista Ron, nome d’arte di “Rosalino Cellamare“, sta ripassando la scaletta del concerto che terrà in Piazza Maggiore , meglio nota come “Piazza Grande”, per ricordare Lucio Dalla ,a sette anni dalla scomparsa. Seduto nel posto di fronte a quello dell’artista, Michele, un ventenne, studente della facoltà di Architettura di origini bergamasche, che, d’un tratto, ricevuta una telefonata, risponde al cellulare: “No, papà, mi dispiace, ma non torno indietro!…Questa è la mia vita e io sono maggiorenne, quindi posso decidere di andare dove voglio!…”, esclama perentorio il ragazzo, chiudendo la telefonata. “Scusa se mi intrometto e, se ti do del tu,ma sei giovanissimo e potresti essere mio figlio…Non dovresti usare questo tono con tuo padre…non so di cosa steste discutendo,ma i genitori vogliono sempre il meglio per il proprio figlio e non certo il peggio…”, constata Ron, incalzato dal ventenne: “Forse sarà vero nel caso degli altri genitori, ma non dei miei!…Mio padre, poi, pretende di decidere per me…pretende di scegliere al posto mio…peccato  si tratti del mio futuro e non del suo!… Vorrebbe che facessi l’architetetto, esattamente  come lui e come il nonno…ma l’Architettura è solo uno dei miei interessi e non il principale…A  me, piace cantare e scrivere canzoni…infatti sto andando a Bologna per seguire un corso al Dams…”, spiega il giovane Michele, continuando: “Lui, mio padre intendo, proprio non vuole capire…dice che è solo una perdita di tempo  e che, facendo così, non concluderò niente nella vita… dice che fare il cantautore non è  un lavoro…ma io penso che , al contrario, non concluderei niente, se facessi un lavoro per cui  non mi sento tagliato…”. “Senti…  Michele, giusto?…ho sentito il tuo nome mentre parlavi con tuo padre al telefono…quello che dici è giusto…nella vita bisogna fare ciò che è più affine ai propri interessi e alle proprie passioni, ma non credere che la musica sia tutta rose e fiori…Sì, è vero,la bellezza delle emozioni, lo scambio con il pubblico,ma anche la lontananza da casa, dagli affetti…In tournée poi, i cantanti si trovano ogni giorno in una città diversa, ogni giorno con davanti “un altro viaggio e una città per cantare!”…certo, oggi è diverso, ci sono i telefonini, le videochiamate, ma si perde sempre qualcosa delle persone care, si è molte, troppe volte, distanti e assenti…e  nei momenti importanti…Poi, affermarsi non è facile…anche se , a dire il vero, per i tempi che corrono, non è facile affermarsi in nessun campo!…Io rifletterei…cercherei di capire se la musica  è proprio una vocazione o più voglia di successo, di fama…Be’, ho parlato anche troppo…adesso ti lascio in pace, e ritorno al mio lavoro…Buon viaggio, Michele!…”, chiude la conversazione il cantautore, cui il ragazzo, si rivolge per replicare: “Grazie per le sue parole, Ron!…so che erano sincere, perché vissute…ma penso proprio che la mia sia una vocazione, proprio come lo è stata per lei…E sì, l’ho riconosciuta subito, sa?…le sue canzoni fanno parte del mio repertorio, insieme con quelle di Dalla…A proposito, dopo il corso al Dams, sarò in piazza con degli amici per assistere al suo concerto e poi…e poi sarà ancora “un altro viaggio e una  città per cantare!”…”.

“C’è un angolo di Roma che amo particolarmente: la terrazza del Pincio,che guarda su piazza del Popolo, perché lì c’ho fatto un concerto dopo anni di silenzio. Chiaramente è tutto legato alla bellezza del posto. Ogni tanto ci vado da solo, a fare una passeggiata. Ricordo che quella sera fu un concerto magico, molto emozionante, perché era appena uscito “Una città per canatare” ed era il mio primo concerto da solo, dopo tanti anni e fu un grande successo. Non me l’aspettavo, veramente. Mi ricordo l’affetto della gente che si univa insieme alla bellezza di Roma, al profumo dell’estate che stava arrivando. Ho un bellissimo ricordo”. Così, il cantautore e musicista Ron, in un’intervista rilasciata a un quotidiano,nel 2019, in occasione della conclusione del tour dal titolo “Lucio!”. Nato a Dorno, in provincia di Pavia,da una famiglia di commercianti di olio di oliva di origini pugliesi, Rosalino Cellamare, questo, il vero nome dell’artista, cresce a Garlasco, comune poco distante, insieme con il fratello maggiore Italo, pianista che lo indirizza allo studio della musica. Poi, prese lezioni di canto dalla Professoressa Adele Bartoli, partecipa, ancora adolescente, a diversi concorsi canori, il primo dei quali, nel 1967, è la Fiera della Canzàone Italiana, svoltasi a Milano, sotto la direzione del maestro Angelo Camis. Notato da un impresario della RCA Italiana in una di queste gare, nella quale si esibisce cantando il brano di Adriano Celentano Ventiquattromila baci“, parte alla volta di Roma, insieme con il padre, per firmare il contratto con la casa discografica “It”di Vincenzo Micocci, distribuita proprio dalla RCA, frangente nel quale fa la conoscenza di Lucio Dalla e Renato Zero. Nel 1969, preso parte al Cantagiovani, manifestazione itinerante organizzata dalla RCA, debutta  a soli sedici anni, con il nome di battesimo di “Rosalino” , al Festival di Sanremo duettando con Nada sulle note del brano: “Pa’diglielo a Ma'”. Tra i protagonisti di “Un disco per l’estate” con la canzone “Il gigante e la bambina“, scritta da Paola Pallottino e Lucio Dalla e dedicata al tema della violenza sui minori , raccoglie largo consenso, nonostante la censura di una strofa. Nel 1971, collaborato con Lucio Dalla alla composizione della colonna sonora del film “La mortadella” di Mario Monicelli, durante un viaggio in nave verso la Sicilia, scrive , sempre con il cantautore bolognese, le musiche di  “Piazza Grande“, su testo di Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti, canzone poi presentata  da Dalla al Festival di Sanremo del 1972 e classificatasi al 4° posto. Nell’estate dello stesso anno, partecipato a Un disco per l’estate con il brano “Storia di due amici“, su testo di Umberto Donato e Pizzo, compone la canzone “Oggi, domani“, sigla del programma televisivo “Adesso musica” e incide la versione italiana di “Father and Son” di Cat Stevens. Quindi, inciso il suo primo album “Il bosco degli amanti“, ne registra subito  altri due: “Dal nostro livello” ed “Esperienze”, contenenti canzoni musicate da lui e scritte da Gianfranco Baldazzi, per poi pubblicare il brano “Evviva il grande amore“, su testo di Mogol, musica di Gigi Rizzi e chitarre e cori di Ivan Graziani. Abbandonata momentanemanete la carriera di cantante per intraprendere quella di attore, fra il 1975 e il 1979, recita nelle pellicole: “Lezioni private” di Vittorio De Sisti, “L’Agnese va a morire” di Giuliano Montaldo, “In nome del Papa Re” di Luigi Magni e “Turi e i paladini” di Angelo D’Alessandro, e in diverse serie televisive trasmesse da emittenti inglesi e francesi. Chiusa la sua esperienza di attore con l’opera rock “L’Eliogabalo-Operetta irrealista” di Emilio Locurcio, ritorna in sala di registrazione, realizzando per la casa discografica “Spaghetti Records“, il 45 giri “Occhi verdi mari calmi“, presentato al Festivalbar. Chiuso il decennio Settanta con gli arrangiamenti del tour di Lucio Dalla e Francesco De Gregori, “Banana Republic“, per l’occasione , scrive la musica della canzone “Cosa sarà“, interpretata dai due cantautori  e inserita nel 45 giri di Dalla “Ma come fanno i marinai“. Nel 1980, pubblicato il disco “Una città per cantare“,  contenente il brano omonimo, cover di “The Road” del catautore statunitense Danny O’ Keefe, si firma per la prima volta con lo pseudonimo di “Ron”,raccogliendo un consenso tale da pubblicare dopo poco un Q-Disc dal titolo: “Q Concert“. Iniziato a scrivere i testi delle sue canzoni, spronato da Dalla, nel 1981 pubblica l’album “Al centro della musica”, cui segue “Guarda che si vede“, disco contenente il brano “Anima”, vincitore del Festivalbar. Partito in tour con l’album “Tutti i cuori viaggianti“, al termine, torna in sala d’incisione per registrare il disco “Calypso” e il singolo “Joe Temerario”, sigla di “Domenica In”, e tema del film , diretto da Mario Monicelli, Speriamo che sia femmina”. In seguito, dato alle stampe l’album “Ron“, inciso in collaborazione  con Dalla e Gaetano Curreri del gruppo “Stadio“, incide i dischi “E’ l’Italia che va” e “Il mondo avrà una grande anima”, e , cimentatosi nella produzione, scopre il giovane esordiente Biagio Antonacci, di cui produce l’album “Sono cose che capitano“. Nel 1990, scritto il brano “Attenti al lupo“, inciso da Lucio Dalla nel disco “Cambio“, firma un contratto discografico con la WEA , per la quale registra gli album “Apri le braccia e poi vola” e “Le foglie e il vento“, la  cui canzone di punta è “Non abbiam bisogno di parole“. Reduce dal successo di “Angelo“,  contenente il brano “Tutti quanti abbiamo un angelo“, nel 1996, dopo aver aperto a Garlasco un proprio studio di registrazione, l’Angelo Studio, partecipa al Festival di Sanremo con la canzone “Vorrei incontrarti fra cent’anni”, cantata in coppia con Tosca, aggiudicandosi il primo posto. Nel 2000, dati alle stampe i dichi “Stelle” e “Adesso“e , tornato  al Festival di Sanremo con il brano “Un porto nel vento“, festeggia i trent’anni di carriera con il doppio album “70/00“e crea la sua etichetta indipendente “Le Foglie e il Vento“. Incisa la canzone  “Sei volata via“,scritta per lui da Jovanotti e, preso parte al tour di Pino Daniele, Francesco De Gregori e Fiorella Mannoia, dopo una serie di collaborazioni e concerti tribiuto, pubblica il singolo “L’amore è una bombola di gas “, preludio ai dischi “Rosalino CellamareRon-in concerto, registrato dal vivo con l’accompagnamento dell’Orchestra Toscana Jazz e “Quando sarò capace di amare“, disco di inediti che prende il titolo da un brano  di Giorgio Gaber. Appassionato di recitazione,nel 2009 porta in scena “L’altra parte di Ron”, nella doppia veste di attore e cantante, e in seguito al terremoto dell’Aquila incide con altri artisti “Domani 21/04.2009” di Mauro Pagani, i cui proventi sono devoluti alla popolazione colpita dal sisma. Nel 2010, pubblicato in occasione dei quarant’anni di carriera, il libro “Ron si racconta, la gioia di fare musica“, scritto da Andrea Pedrinelli  ed edito da Ancora, fonda un laboratorio musicale a Garlasco e registra l’album di cover  “Way Out“. Fra il 2016 e il 2018, nuovamente sul palcoscenico del Festival di Sanremo, con “Sing in the Rain”, “L’ottava meraviglia” e “Almeno pensami“, canzone inedita, quest’ultima, scritta da Lucio Dalla, che ottiene il Premio della critica “Mia Martini“, pubblica il disco “La forza di dire sì”  e il libro autobiografico “Chissà se lo sai (Tutta una vita per cercare me)” edito da Piemme  e scritto  in collaborazione con Stefano Genovese.  Partito per il tour “Lucio!” , nel maggio scorso ha pubblicato il singolo “Abitante di un corpo celeste“, anticipazione del nuovo album in uscita a fine anno. Vincitore di numerosi premi, come: Lunezia, Venice Music Awards e “Meraviglioso Modugno“,  di sé ha detto: “I miei genitori mi hanno sempre sostenuto nella mia passione, ma mi hanno tenuto con i piedi per terra. A sedici anni è facile perdere la testa, quando passi di colpo dai banchi di scuola al Festival di Sanremo e per strada ti riconoscono. L’umiltà me l’hanno insegnata loro, ma anche la musica stessa: a quei tempi non c’erano i successi improvvisi dovuti ai talent, tutto passava attraverso un impegno duro e si badava più al lavoro che alla popolarità. La musica è un filo sacro e invisibile e io le ho offerto una dedizione totale. La chitarra è la mia ala, senza non volo”.