Categories: Cronaca

Ruote d’Italia, burocrazia: “Quante altre imprese devono chiudere”

ROMA -È da tempo che la burocrazia siede sul “banco degli imputati” con l’accusa di frenare la crescita della nostra economia. Quanto costi al Paese e, in particolare al mondo del trasporto, la macchina burocratica è sotto gli occhi di tutti: un “peso” ormai insostenibile, che ogni impresa è costretta a trainare ogni santo giorno e che rende impossibile restare concorrenziali o, addirittura, sopravvivere sul mercato. Un “carico” di scartoffie, spesso inutili e pagate a peso d’oro, che è stato mostrato in tutta la sua devastante carica negativa al recente Forum di Cernobbio, organizzato da Confcommercio Conftrasporto attraverso un’analisi approfondita, raffrontando la realtà del nostro Paese con la media europea, sia in termini di costi sia di tempo che, come dice il detto, “è denaro”. E il denaro perso per il “fattore tempo” è una montagna. Colpa dei tempi biblici che occorrono per effettuare operazioni presso gli uffici decentrati del ministero, sia per l’apertura della attività di trasporto sia per effettuare una revisione. Un dato emerso è che negli uffici delle Motorizzazioni civili mancano gli ingegneri e nonostante il ministro Graziano Delrio abbia in bilancio le risorse necessarie per assumerli “qualcuno glielo impedisce”. Naturalmente a pagarne le conseguenze (con un conto salatissimo) sono le imprese di autotrasporto, in particolar modo quelle che operano nei traffici internazionali. Pazzia allo stato puro! Un altro aspetto finito sotto i riflettori a Cernobbio è quello che riguarda i trasporti eccezionali. Dopo la direttiva emanata per fornire indicazioni omogenee (e risolvere la paralisi che di fatto ha bloccato l’attività dopo i crolli di alcuni cavalcavia e il terrore dei funzionari di rilasciare permessi ed essere magari un domani indagati…) il risultato è stato l’opposto, con le diverse amministrazioni provinciali che assumono diverse iniziative identiche sotto un solo aspetto: costringere le imprese a effettuare verifiche e a predisporre documentazioni dai costi elevatissimi. Un peso burocratico insostenibile quanto incomprensibile che a Cernobbio è stato esibito pubblicamente: un “pacco di carte” alto una spanna richiesto a un’impresa per poter ottenere una autorizzazione per un solo viaggio! Il risultato è la perdita di commesse che coinvolgono l’intera filiera da chi produce fino a chi trasporta. Pare che vi sarà una riunione a breve, purché sia risolutiva! L’ultima grave questione sul tavolo è relativa all’Autorithy dei trasporti che, nonostante sentenze di tribunali amministrativi e anche della stessa Corte costituzionale, che non riconoscono il diritto di chiedere contributi, prosegue a tormentare di richieste di pagamenti non solo le imprese che sono assoggettate alla sua vigilanza ma anche a quelle che l’obbligo non l’hanno. La domanda che ognuno potrebbe porsi è: come riuscire a coniugare questi tre aspetti all’annunciata scelta di semplificare? Noi ci permettiamo un piccolo suggerimento: per le revisioni le si privatizzino fino a 35 quintali, in attesa dell’assunzione degli ingegneri necessari (almeno i primi 250); per i trasporti eccezionali, visto che si tratta di evitare la chiusura di imprese manifatturiere, oltre che di trasporto, e conseguentemente la perdita di posti di lavoro, si adotti un provvedimento d’urgenza; per l’Autorità si decreti la soppressione nella prossima Legge di Stabilità. Se vi saranno realtà territoriali che invocheranno il conflitto di competenze se la dovranno vedere con gli operatori e con i lavoratori.
Paolo Uggè, Presidente Fai Conftrasporto e vicepresidente Confcommercio

Redazione

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