ROMA- lo scenario è ben prevedibile: chi ha vinto deve decidere per il bene degli italiani. Per il momento si discute dei presidenti dei due rami del parlamento. Il M5S ha fatto sapere che non ci sono trattative su quello della camera dei deputati, che spetta a loro. Mentre per quello del senato si discute su nomi di garanzia per tutti, con una clausola ben precisa: nessuno condannato lo può fare.
Per ora si discute su questo, ma già ci sono stati diversi contatti per arrivare invece ad un governo non di scopo bensì di lunga durata per approvare leggi che facciano uscire l’Italia dal pantano lasciato dai governi Renzi e Gentiloni.
Le carte del gioco sono in mano s Salvini, leader della prima forza di centrodestra, che ha avuto il mandato degli alleati di trattare. L’interesse di Salvini è indirizzato a Luigi Di Maio per un governo, non di scopo, ma di lunga durata, su 5-6 punti di programma (legge elettorale, Fornero, Def, Jobs act,immigrazione,sicurezza). Eventualmente, si valuterebbe step by step se accordarsi su altri punti. A Palazzo Chigi potrebbe non arrivare né il candidato premier grillino né il leader leghista. Insomma il quadro matura giorno dopo giorno, e sembra che la ragionevolezza stia prevalendo sulle pretese.
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