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Scuola, Marotta (pres. Andis): “Governo tenta la riapertura sperando che vada tutto bene. Riaprire è sicuramente un azzardo”

Sulla riapertura delle scuole. “Non credo ci sia un atteggiamento di scaricabarile da parte del governo, diciamo che tentano la riapertura sperando che vada tutto bene –ha affermato Paolino Marotta, presidente dell’Andis (Associazione nazionale dirigenti scolastici) intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus – Tutto l’impianto che andava costruito a protezione delle attività didattiche non è stato costruito. Intorno ai 7 milioni di studenti che riprenderanno ad andare a scuola ci sono 7 milioni di famiglie, c’è il personale scolastico. Dall’anno scorso non è cambiato gran che, già i dpi e il materiale come il gel sono quasi esauriti e bisognerebbe rifinanziare, il protocollo di sicurezza emanato ad agosto non è più attuale, andrebbe riscritto. E’ dall’anno scorso che sottolineiamo che spazi non sono sufficienti ad accogliere tutti gli alunni nel rispetto del distanziamento. Bisognava reperire tutti i locali possibili in modo da garantire agli alunni di stare in sicurezza, avevamo anche proposto di assumere altri docenti per avere classi più piccole. Il rischio di contagio all’interno della scuola è basso ed è alto nell’ambito dei percorsi da casa a scuola, ma sui trasporti non si è fatto nulla. Va completata la vaccinazione del personale, adesso ci troviamo con un 27% non vaccinato. Abbiamo ribadito che servono i tamponi ai ragazzi e al personale, almeno uno a settimana, così fermiamo il contagio in tempo. Riaprire è sicuramente un azzardo per molti dei nostri colleghi, credo che non possiamo farcela in una settimana a completare tutte le operazioni precauzionali”.
Sulla dad. “Noi dieci giorni fa abbiamo chiuso un sondaggio con 950 dirigenti scolastici partecipanti, da nord a sud ci è stato confermato che i ragazzi in dad stanno vivendo momenti di grande sofferenza, di noia, di stress e che non vedono l’ora di tornare in classe. La dad ha fatto quello che poteva, non è stato facile, ma i ragazzi e le famiglie non ne possono più. C’è una grande esigenza di riprendere soprattutto la socialità. Trasformare il normale rapporto in una comunicazione da remoto alla fine stanca”.

Redazione

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