Povero giggino, si è scavato la fossa da solo. Ha costruito un’alleanza che piace solo a lui e ai suoi capi proprietari, per il resto è malcontento generale. Nemmeno i numeri dei sondaggi gli danno ragione, e sono solo sondaggi, le urne sono tutt’altra cosa. Il primo banco di prova per giggino saranno le regionali in Umbria, lì si capirà già qualcosa di concreto.
Questo governo dà l’impressione io do a te e tu dai a me. Di Maio esulta per il taglio dei parlamentari, il PD rivendica il diritto di avere lo ius soli come contropartita del taglio dei parlamentari. Insomma, io do una cosa a te, tu dai una cosa a me. Peggio di così non poteva andare.
Ma a rimanere quasi isolato è Luigi Di Maio, che ormai di capo politico ha ben poco. Oggi all’interno dei parlamentari grillini c’è un forte malumore, e si sono create diverse schiere: da una parte chi simpatizza per la Lega, dall’altra chi ormai ha già un piede in Italia Viva di Renzi. Non un bel periodo per Giggino che, per evitare la castrofe, corre ai ripari. E lo fa con il peggiore degli strumenti, che nulla c’entrano con la vera democrazia di un partito o movimento. Mette una sorta di “penale” da capogiro per i pentastellati delusi che hanno già le valigie in mano per andare altrove. Non in vacanza, sia chiaro. Ma in un altro partito. Di Maio vuole introdurre una penale da centomila euro per chi cambia casacca. Di Maio ha anche dichiarato senza troppo girarci attorno che “è arrivato il momento di reintrodurre il vincolo di mandato”. La tesi è che “se vieni eletto in una forza politica” e poi abbandoni il gruppo anche se per passare al misto “devi andare a casa”. Il caso Vono diventa un avvertimento per tutti. Giggino tira in ballo anche il PD, al quale chiede di fare una legge per il vincolo di mandato. Il PD risponde con grandi risate, sperando che le parole di Di Maio siano state uno scherzo americano in vista della festa di Aluin.
Per Di Maio tira sempre di più una bruttissima aria. Lui si sente accerchiato, ogni giorno cerca un modo per uscire da questo vortice, ma cade sempre più a fondo. Sia il M5S che il Pd lo stanno lasciando. Gigino lo sa benissimo, tanto che poco più tardi si sentirà costretto a dire che non intende litigare con il Pd su questo tema: “Non voglio muro contro muro”. Ormai gli elettori hanno capito che il M5S, un minuto prima dice una cosa e dieci minuti dopo la smentisce, facendo il contrario di quello che ha detto.