Estate 1946. Rimini. Caffè Forcellini. Seduto al tavolino, in attesa di una granita di menta, il Direttore di Radio Venezia ascolta insieme con gli avventori del bar gli ultimi istanti della radiocronaca della partita Ravenna-Rimini, derby tra le squadre locali. Terminato l’incontro con la vittoria del Ravenna, il direttore registra lo sfogo dei presenti, tutti tifosi del Rimini. “E ma, quel rigore là!, non c’era mica?…l’arbitro cos’è che ha visto?…”, commenta Italo, fornaio , capo della tifoseria del Rimini. “Italo, ma cos’è che dici?…Noi eravm qua ad ascoltare la partita…non l’abbiam mica vista allo stadio!…Come fai ad esser certo che il rigore non c’era?…”, domanda Armando, arrotino con bottega nel centro della città, tifoso del Ravenna. “Scusate il disturbo, signori!…Son qui perché cerco informazioni!. Mi, vengo da Venezia e mi piacerebbe tanto saper il nome del signor che g’ha commentato la partita appena finita…”, chiede il direttore, interrompendo gli astanti. “Chi, el Zavoli?…l’è uno studente…fa le radiocronache per la “Publiphono”, la radio di Rimini , la radio delle spiagge!..”, risponde Italo, il fornaio. “Bene, bene!…sapreste dirmi dove posso trovarlo?…non so, un recapito, un indirizzo, un numero di telefono!…Mi,g’ho un bisogno urgente de parlar con lui, prima de tornar a Roma, alla Rai, dove lavoro!…”, spiega il direttore di Radio Venezia. “Be’, mo’ se ha tanta fretta, lo può aspettare qui…la “Publiphono” è vicina e , finite le radiocronache, di solito, passa sempre di qua!…”, interviene Armando, l’arrotino, proprio quando fa il suo ingresso nel caffè il giovane radiocronista. “Buon pomeriggio, a tutti!…Dopo la partita, quello che ci vuole è proprio un bel caffé!…”, esclama il giovane Zavoli, incalzato poi da Italo, il fornaio: “Mo’ Zavoli…per prima cosa, volevo farti i complimenti per la radiocronaca…te ,lo sai che sei proprio avvincente!…sembra di essere là, allo stadio… uno ti ascolta e vede tutto come se fosse in prima fila…Ma poi, quando hai intervistato quel calciatore del Rimini, che si è commosso perché la nonna era sugli spalti e lo ha visto perdere, ne vogliamo parlare?… Te , ci hai fatto commuovere tutti…e senza bisogno di far garndi sceneggiate: secco, asciutto…un racconto degno del Neorealismo!…”. “Se… il Neorealismo!…e te che ne sai di Cinema?…cosa ne capisci?…perché ti hanno regalato i biglietti del cinematografo per vedere “Roma città aperta” del Rossellini ,ti senti un intenditore di Cinema?…ma va là, va!…Guarda che Zavoli l’è un radiocronista,mica un regista!…”, lo ammonisce l’arrotino. “Armando, ascolta!…senti bene…lo vedi questo ragazzo? : diventerà un grande radiocronista, perché le sue cronache non sono cronache qualsiasi ,ma vere e proprie “cronache di umanità”!…”, sentenzia Italo, il fornaio, chiosando: “Il Zavoli non elenca solo fatti…lui ascolta e parla con le persone, cerca le storie e le racconta…e poi, lo vedi quel signore là?…l’è il direttore di una radio de Venezia,ma che vien dalla Rai di Roma, uno che ci capisce, e mi ha detto che vuol parlare con lui…secondo me, ‘sto ragazzo farà tanta , ma proprio tanta, tanta strada!…”.
“Il direttore di Radio Venezia, in viaggio verso Roma, si fermò a Rimini per riposarsi al caffè Forcellini. Quella domenica ero alle prese con il derby Ravenna-Rimini. Terminata la cronaca, il direttore segnalò a Roma uno studente che raccontava il calcio con una tonalità a suo dire inedita. Parlava allo straordinario capo delle Radiocronache , Vittorio Veltroni, padre di Walter. La Rai, non disposta a cedere alla richiesta di aumentare il compenso del celebre Nicolò Carosio, mi chiese se ero disposto a trasmettere , sperimentalmente, Bologna-Genova. Il mercoledì un telegramma mi invitava a Roma, Via Asiago 10, “per comunicazioni”. La domenica raccontavo, in diretta, Roma-Fiorentina. Poco dopo, Veltroni, mi segnalò a Cesare Zavattini, suggerendogli di ascoltarmi”. Così, il giornalista, scrittore e conduttore Sergio Zavoli, ricordava i suoi esordi in un’intervista rilasciata qualche anno fa a Il Corriere della Sera. Nato a Ravenna il 21 settembre 1923 , poco più che adolescente si trasferisce con i genitori a Rimini, dove frequenta il Liceo Classico “Giulio Cesare“, presso il quale conosce il futuro regista e sceneggiatore Premio Oscar, Federico Fellini, di cui diventa grande amico. Attratto dal giornalismo, dalla radio e dallo Sport, fonda con Renato De Donato e Glauco Cosmi, “Publiphono“, un emittente radiofonica che trasmette le radiocronache delle squadre di calcio locali, finché un giorno, notato dal Direttore di Radio Venezia, in trasferta nella città romagnola, viene segnalato al Capo delle Radiocronache della RAI Vittorio Veltroni. Scritturato come conduttore radiofonico , fra il 1953 e il 1958 realizza i documentari : “Notturno a Cnosso“, vincitore del Premio Italia, e “Clausura“, racconto della vita di clausura all’interno del Convento delle Carmelitane Scalze, scritto in collaborazione con Piero Parisi,inframmezzato dalle musiche di Ildebrando Pizzetti e tradotto in sei lingue. Poi, nel 1962, passato alla Tv, conduce “Processo alla tappa”, trasmissione dedicata al Giro d’Italia e ai personaggi legati all’ambiente del ciclismo, cui seguono i programmi: “Controcampo“e “Tv7″. Promosso conduttore del Tg del primo e unico canale dell’azienda radiotelevisiva di Stato,nel 1972 , interrotta la sua esperienza di mezzobusto, torna alla conduzione di una trasmissione dedicata alla storia del fascismo dal titolo: “Nascita di una dittatura“. Nominato direttore del Giornale Radio 1, incarico che riveste fino al 1980, in seguito, lascia la sua attività in radio,per assumere la presidenza della Rai. Scrittore di saggi storici e di attualità, negli stessi anni, si aggiudica il Premio Bancarella con il libro “Socialista di Dio“, per poi tornare sul piccolo schermo, una volta dismessi i panni di dirigente della radiotv di Stato,con i programmi: “Viaggio intorno all’uomo“, “La notte della Repubblica” (18 puntate che ricostruiscono gli avvenimenti degli anni di Piombo) e “Viaggio nel Sud“. Vincitore nel 1987 del Premio letterario Basilicata con il libro “Romanza“, nel 1994,anno nel quale assme la direzione del quotidiano Il Mattino, realizza il reportage “Nostra padrona televisione“, ottenendo poi, nel 1998, un nuovo premio , il “Cimitile“, per il libro “Ma quale giustizia?”, edito da Rai Eri Piemme. Dedicatosi prevalentemente alla scrittura, fra il 2000 e il 2011, dà alle stampe una serie di saggi, tra cui: “Viaggio nella scuola”, “Dossier cancro”, “Diario di un cronista” e “Il ragazzo che fui” e collabora come opinionista a riviste quali: Epoca, Oggi, Jesus. Un’attività, quella di scrittore, che non abbandona , malgrado l’impegno politico come senatore della Repubblica italiana, assunto dal 2001 al 2018, e alternato a quello di Presidente della Commissione Vigilanza Rai, ruolo che ricopre fino al 2013, anno nel quale compie novant’anni, festeggiati con una serata presso la sede della Rai di Viale Mazzini , a cui prendono parte le più alte cariche dello Stato, i dirigenti della tv pubblica ed esponenti della Cultura. Insignito dall’Università Tor Vergata di Roma di una laurea specialistica honoris causa in Editoria,Comunicazione multimediale e Giornalismo e dei titoli di Commnedatore, Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, fa discutere per il suo secondo matrimonio celebrato a novantaquattro anni (la prima moglie, Rosalba, da cui ha avuto la figlia Valentina,si era spenta nel 2014), con la collega Alessandra Chello, più giovane di lui di quarantadue anni. Ritiratosi nella sua villa di Monte Porzio Catone, vicino Roma, è scomparso il 4 agosto scorso, all’età di novantasei anni. Salutato da familiari, colleghi e amici presso la chiesa di San Salvatore in Lauro, e presso il Teatro Amintore Galli di Rimini, riposa, per sua stessa volontà, nel Cimitero Monumentale della città romagnola, accanto all’amico Fellini. Della volontà di ritornare nell’ultimo periodo della sua vita a Rimini, considerata città natale, aveva parlato pochi mesi fa, in un colloquio con il Resto del Carlino: “Ritorno a Rimini per stare , perché bisogna morire a casa , sentendo i rumori della tua strada , sapendo che da quella finestra entra odore di mare , contando le ore e le luci che sono trascorse intorno a te dall’infanzia, quasi udendo le voci che stagnano nel bar, essendo vivo fino alla fine , insomma sino a quando non senti che queste cose ti lasciano amichevolmente morire”.
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