Sfrattati senza neanche preavviso: se hai minori o disabili non importa a nessuno | Sfondano la porta e ti buttano fuori

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La polizia ti caccia fuori - quotidianoitalia.it

Non ti dicono niente e in un attimo ti trovi in mezzo alla strada. Non importa se sei solo o hai famiglia, ti cacciano

Vivere in affitto, oggi, è una condizione comune a milioni di italiani. Che si tratti di studenti fuori sede, giovani coppie o intere famiglie, l’affitto rappresenta spesso la soluzione più praticabile per avere un tetto sopra la testa, in un periodo in cui l’acquisto di una casa risulta sempre più difficile.

I prezzi degli immobili sono elevati, i mutui più rigidi e il costo della vita continua a crescere: così, per molti, il fitto diventa una scelta obbligata, ma non per questo semplice.

Abitare in una casa in affitto comporta infatti una serie di regole e responsabilità che vanno rispettate. Dalla cura dell’immobile al pagamento puntuale del canone, fino alle piccole attenzioni quotidiane che mantengono un buon rapporto con il proprietario.

Non è consentito, ad esempio, effettuare modifiche strutturali senza autorizzazione, come abbattere pareti o cambiare pavimenti e, spesso, nemmeno ridipingere le pareti senza accordarsi prima. Alla fine della locazione, l’inquilino deve restituire l’appartamento nello stato in cui lo ha ricevuto, salvo il normale deterioramento dovuto al tempo.

Il rapporto con il proprietario di casa

Essere in affitto significa anche accettare una certa precarietà. Il contratto ha una durata limitata e, alla scadenza, può non essere rinnovato. Ciò implica il rischio di dover cambiare casa, quartiere o addirittura città, con tutte le difficoltà logistiche ed economiche che questo comporta. Tuttavia, nonostante le incertezze, il fitto resta una delle poche alternative realistiche per chi non dispone di grandi risorse o non vuole vincolarsi a un mutuo trentennale.

Nella quotidianità dell’affitto, la fiducia reciproca tra locatore e inquilino è fondamentale. Pagare puntualmente e rispettare le regole della convivenza civile, evitando rumori molesti, sporcizia o disordine, è il minimo per essere considerati buoni affittuari.

Al contrario, chi accumula ritardi nei pagamenti o crea problemi può andare incontro a richiami, contestazioni e, nei casi più gravi, allo sfratto. È un evento traumatico, che può coinvolgere non solo le famiglie ma anche le istituzioni, chiamate a garantire un equilibrio tra il diritto di proprietà e il diritto all’abitare.

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Ti mettono subito alla porta

E proprio un recente episodio avvenuto a Bologna riporta drammaticamente alla ribalta il tema degli sfratti. In via Golinelli, zona Cherubini, una famiglia con tre minori, secondo alcune fonti, uno dei figli affetto da disabilità, è stata allontanata dalla propria abitazione non per morosità, ma per fine locazione. La procedura si è svolta senza preavviso né alla famiglia né ai servizi sociali, che risultavano assenti per ferie. La Questura, dopo vari rinvii, ha eseguito l’ordine con un imponente dispiegamento di forze: polizia, Digos, carabinieri e ufficiale giudiziario.

Gli agenti hanno sfondato la porta d’ingresso e disperso il picchetto antisfratto organizzato dagli attivisti della Piattaforma di Intervento Sociale. Secondo i manifestanti, la famiglia pagava regolarmente l’affitto e non è stata garantita alcuna soluzione temporanea, in violazione delle norme che tutelano i nuclei fragili. Le autorità, invece, sostengono di aver applicato un mandato legittimo, ma il caso ha acceso un acceso dibattito politico. Alcuni rappresentanti locali parlano già di un nuovo modello Bologna, in cui gli sfratti improvvisi rischiano di diventare la regola, con pesanti ricadute sui diritti umani e sulla dignità delle persone.