ROMA- La vergognosa diatriba che si sta consumando in questo mese dopo il voto, mette il capo dello stato con le spalle al muro. I veti incrociati dei partiti accompagnati dalla immancabile irresponsabilità, non danno vie d’uscite e il capo dello stato potrebbe decidere di rispedire tutti a casa e ritornare a votare il prima possibile.
Nei corridoi dei palazzi inizia a serpeggiare un linguaggio crudele da parte dei due vincitori: ritornare al voto. Diciassette giugno e ventiquattro giugno sono le due date che si sentono circolare nei corridoi del potere politico. L’ipotesi di mettere fine ad una legislatura appena iniziata, infatti, sta diventando qualcosa di più di un semplice scenario, quindi diventa inevitabile che si inizia a pensare al ritorno al voto il prima possibile visto che le consultazioni di sicuro non partoriranno nulla di buono.
L’idea è quelle di porre fine allo stillicidio politico e fermare l’immobilismo che potrebbe crearsi se i partiti non trovano un punto d’incontro. Il capo dello stato sa benissimo che l’Italia non è la Germania e non può prolungarsi la mancanza di un governo in carica. Se oggi, o più tardi martedì prossimo con nuove consultazioni, non si avrà l’idea di poter formare un governo, il capo dello stato potrebbe decidere di sciogliere le camere e rimandare il paese al voto.
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