Per una volta possiamo dire che abbiamo centrato l’obiettivo di un primato: siamo primi per cessazioni di attività. Secondo gli ultimi dati disponibili in sede europea sulla demografia aziendale l’Italia è il Paese in cui sono morte più imprese, più di 316 mila nel 2016. Segue la Spagna con poco più di 271 mila, il Regno Unito con circa 260 mila, e poi la Germania con 217 mila. Non a caso infatti nel 2008 i dati erano differenti: nascevano più nuove aziende che in tutti gli altri Paesi, mentre quanto a fallimenti e chiusure eravamo secondi, ma con un saldo positivo di circa tremila imprese. Nel 2016 era divenuto negativo di 20 mila! È dal 2013, proprio quando è cominciata in realtà la ripresa, che questo saldo è divenuto negativo, con 100 mila aziende in meno in quattro anni. È ironico, ma significativo, il fatto che il tasso di nascita di nuove imprese nel nostro Paese sia più basso degli altri, l’unico sotto il 10%, proprio nell’ambito di quelle imprese con zero dipendenti. Non siamo più il Paese degli artigiani, degli operai che si mettono in proprio e diventano padroncini. La differenza più significativa è che le imprese che una volta galleggiavano oggi chiudono. Andando avanti così l’Italia è destinata a morire, poiché le Pmi sono sempre state la marcia trainante dell’economia italiana.
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