Inverno 2016. Roma, quartiere Flaminio. Lungo Ponte Milvio, l’attrice, conduttrice, regista e scrittrice Simona Marchini passeggia avvolta nel suo paltò bianco di lana, quando ,d’un tratto, si ferma per osservare il librarsi nell’aria di un paio di foglie, strappate a un albero da una folata di gelido grecale e precipitate nel Tevere sottostante. Immersa nei pensieri, lo sguardo rivolto a un mulinello creatosi nel fiume, contempla assorta la natura, mentre due giovani turisti le si avvicinano per chiedere informazioni. “Salve, signora!, noi siam di Bergamo, ci siam persi…volevamo sapere : com’è che si arriva al Colosseo partendo da qua?…”, chiede con voce smarrita uno dei ragazzi sulla ventina. “Ambè, mi sa che da qua vi conviene arrivare in piazza Mancini , dove c’è la fermata degli autobus e prendere quello diretto verso piazza del Colosseo o che vi porti almeno nei dintorni…” , risponde con tono cordiale l’attrice. “Ci scusi, se l’abbiam disturbata, ma a un certo punto, malgrado la geolocalizzazione su Internet, io e il mio amico ci siam persi e siamo entrati in panico…” , spiega l’allampanato giovanotto, aggiungendo : “Comunque, siam stati fortunati, anche qua ci son cose da vedere, anche qua è bello!…” . “Eh, ragazzo mio!…lo puoi dire forte!…Roma è tutta bella!…Roma è la citta più bella del mondo” , prorompe la Marchini, seguitando: “Eh, voi la vedete adesso…adesso che è così : malandata!…ma quando io avevo l’età vostra, negli anni Sessanta, era tutta un’altra cosa!…allora sì che era la “Capitale”!…e non solo dell’Italia, ma del mondo!…I registi , i produttori hollywoodiani facevano a gara per venire a girare i loro film all’ombra del “Cupolone”…e mò, quasi quasi, siamo noi italiani a dovergli chiedere il favore di ambientare due pose a Cinecittà o per le vie del Centro…Eh!…la mia Roma, la Roma della mia infanzia, della mia giovinezza era diversa : più frequentabile, con meno pericoli, meno degrado, meno confusione…Poi, dopo gli anni de “la dolce vita”, è incominciato il grande disagio, la delinquenza, il traffico, il degrado…Ma la colpa non è soltanto della Politica, ragazzi miei!…No, la responsabilità è anche e soprattutto di noi romani…anzi di quei romani che non si adoperano per custodire e difendere la città…che la sporcano, la mortificano, la umiliano, con comportamenti e atti indecorosi, contro l’etica e al limite della legalità!…E’ una questione di civiltà, di educazione…entrambe, mancano!…Però è anche vero che ,se non si insegna alla gente ad apprezzare la bellezza della propria città, è difficile che la gente si adoperi per tutelarla , per proteggerla, non vi pare?…”.
“Bisognerebbe imparare ad andare a piedi,perché a piedi si incontra la gente, si fanno amicizie, ci si conosce, ci si riappropria della città, la si vede realmente, ammirandone i suoi palazzi, gli alberi, le bellezze, la preziosità che va conservata”. Così, l’attrice Simona Marchini, esternava sue riflessioni sulla vivibilità della Capitale, nel corso di un’intervista rilascita qualche tempo fa a un giornale locale. Nata a Roma il 19 dicembre del 1941 da Alvaro, affermato costruttore edile, trascorre un’infanzia serena e agiata, insieme con la sorella, nel quartiere di Monteverde Vecchio. Coltivata sin dalla più tenera età la passione per lo spettacolo, grazie al padre, ex attore di filodrammatica, debutta in palcoscenico a soli quattro anni ne “Il porco di Trilussa”. Tuttavia, osteggiata proprio dal severo genitore nel proposito di intraprendere la carriera artistica , considerata nell’Italia del Dopoguerra disdicevole per una donna , a sedici anni, è costretta da quest’ultimo a rinunciare a un ruolo offertole dal regista Elio Petri. Quindi, messe da parte le aspirazioni artistiche, poco più che ventenne, sposa l’amico d’infanzia, il barone calabrese Roberto Paolopoli, da cui ha una figlia, Roberta. Irrequieta per via del cattivo rapporto con il marito, da cui presto si separa, nel 1972 , si rimette in gioco come attrice , ottenendo, in seguito a un provino, una parte nella pellicola “La cagna” di Marco Ferreri, la cui interpretazione, però, le è resa impossibile a causa di un incidente occorsole a pochi giorni dall’inizio delle riprese. Nel 1980, superati ostacoli e avversità, reduce dalla seconda separazione dal calciatore, capitano della Roma, Ciccio Cordova, grazie all’incoraggiamento dell’amica Delia Scala, esordisce nella trasmissione televisiva Rai di Romolo Siena “A tutto gag”, proponendo agli spettatori il personaggio di “Iside Martufoni”, ironica “passeggiatrice”, consigliera delle donne, esperta di questioni di cuore. Successivamente, raggiunto l’apice della popolarità con la sua partecipazione al programma di Renzo Arbore, “Quelli della notte”, in cui interpreta una centralinista svampita col pallino della cronaca rosa , si dedica al cinema (“Miracoloni” e “I carabbinieri” di Francesco Massaro, “Separati in casa” di Riccardo Pazzaglia e “Sposi” di Antonio e Pupi Avati, Felice Farina e Luciano Manuzzi) e alla regia di operette (“Le convenienze teatrali” di Donizetti per il teatro , La Fenice di Venezia). Nel 1989, invece, reduce dal successo delle trasmissioni “Prossimamente non stop”, al fianco di Maria Amelia Monti, e “Pronto chi gioca?”,con Giancarlo Magalli, viene promossa al rango di conduttrice , presentando i programmi “Piacere Raiuno”, insieme con il giornalista Piero Badaloni e il cantante Toto Cutugno e “Ieri, oggi e…domani”, con Gianni Minà ed Enrico Vaime. Alternato poi il set cinematografico ( “Cresceranno i carciofi a Mimongo” di Fulvio Ottaviano e “La strategia della maschera” di Rocco Mortelliti) al palcoscenico ( “I Quattro moschettieri” di Enrico Vaime e Nicola Fano, “Malemamme”di Guido Torlonia, “Ahi, corpo crudele” di Giuseppe Manfridi e Piero Maccarinelli), nel 1997 debutta come “artista figurativa”, realizzando presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma la mostra: “Opera”,percorsi nel mondo del melodramma”, in cui, unisce all’interesse per l’arte (è già fondatrice della galleria “La nuova Pesa”, da lei definita: “omaggio sentimentale al padre”), l’amore per la musica lirica. Negli anni Duemila, dedicatasi prevalentemente alla radio ( “Donna domenica: donne sull’orlo di una crisi di humor” e “Black Out”, serie di interventi comici in onda sulle frequenze di Rai Radio 2, racchiusi nel libro “Ma che avrà voluto dire” , edito da RAI-ERI ), non rinuncia,però, alla ribalta teatrale, prendendo parte alla riedizione della commedia musicale di Garinei e Giovannini “Rugantino”, e a quella cinematografica, partecipando a film d’autore quali: “L’amore ritorna” di Sergio Rubini, “Voce del verbo amore” di Andrea Manni,“Attrici” di Valeria Bruni Tedeschi e “La scomparsa di Patò” di Rocco Mortelliti. Dal 2006 tra i volti più amati della serie Rai “Don Matteo”, è ambasciatrice Unicef, sovraintendente del “Todi Arte Festival”, consulente artistico del teatro Politeama Pratese e direttore artistico dell’annessa scuola di Musical. Nonna dell’adorato Gabriele, a settantasei anni compiuti , non smette di impegnarsi e di dare battaglia per la sua amata città : “Più di una volta, mi hanno proposto di mettermi in politica ed io devo dire che concettualmente non sarei lontana dall’idea, perché penso che una persona credibile, una persona limpida , onesta ed indiscutibile, come sono io, un apporto potrebbe darlo. Però non ho mai avuto il coraggio di osare, perché per fare politica occorre un altro tipo di cultura. Io sono molto diretta, molto rigorosa. Roma, nonostante tutto, è sempre una città meravigliosa, la più bella del mondo. Certo, è evidente che i disagi crescono, ma la sua bellezza è indiscutibile. Basta guardare per aria, invece di guardare per terra e da un cornicione, a una cupola, a una una finestra barocca credo ci sia da vedere in continuazione qualcosa che gratifica il cuore e lo spirito” .
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