Ogni volta che scoppia una guerra a me vengono i brividi. Non tanto per gli adulti, ma per i bambini, perché loro sono anime innocenti e per fuggire hanno bisogno di chi li protegge. Quello che più mi preoccupa è lo stato e le condizioni che devono subire per affrontare una guerra o una rappresaglia. Loro osservano ciò che gli succede intorno, in un primo momento può sembragli quasi un gioco, poi anche loro comprendono che qualcosa si è interrotto nella loro crescita.
Dovrebbero stare a giocare, invece devono scappare per proteggere la loro vita e fare in mondo che non sia interrotta dall’ipocrisia degli adulti. Quello che più mi spaventa è la mancanza di cibo che può caratterizzare le ore spaventose di una guerra. Noi nelle società moderne non sappiamo cosa significa la fame o vedere un proprio figlio piangere per fame. Però dovremmo immedesimarci tutti, e comprendere che ciò non può essere tollerato. Ma non solo durante i combattimenti, ma anche dopo che le guerre finiscono, che sono un male dentro un male.
La fine di ogni ostilità ha sempre portato carestie e fame. Sempre. Il mondo è pieno di teatri di guerra dismessi, dove a farne da padrona sono le macerie e la fame. E sono i bambini che pagano il prezzo più alto di tutto ciò. Interessa a qualcuno? Pochi. Se non fosse per le organizzazioni umanitarie, con quegli angeli chiamati volontari, per molti di loro non ci sarebbe un briciolo di assistenza umanitaria. Le guerre ledono la tranquillità dei bambini, spezzano la loro crescita, la rendono faticosa e traumatica nel momento della crescita. Interessa a qualcuno? Non credo: oltre 2 milioni di bambini muoiono ogni anno anche a causa della malnutrizione, 1 ogni 15 secondi. Quasi sei milioni di bambini nel mondo, sotto i cinque anni, soffrono la fame. E sono il 50 per cento in più rispetto al 2019. A lanciare l’allarme è Save the Children, nel suo rapporto ‘Emergenza fame’. Questi bambini non sono numero che dobbiamo scrivere, sono persone umane che hanno il diritto di vivere dignitosamente.