Primavera 2023. Roma. In un bar-pasticceria del centro storico, il Professore di Storia e Filosofia, ora in pensione, Giandomenico Pensierosi, gusta il suo cappuccino, leggendo un quotidiano, quando un uomo fa irruzione nella sala-caffè, strepitando e agitandosi: “Oh, ma dov’è che sta?…Ah, eccolo qua!…Senta un po’ , ma che è ‘sta storia della pista da ballo sul terrazzo condominiale?…”, chiede il signor Maurizio,rivolgendosi a un suo condomino, il signor Mario, che risponde: “Perché, la pista da ballo non le piace?…Guardi che è una gran bella idea!…Sa, io amo fare le feste e inviatare gli amici…Qualche anno fa, ne organizzavo anche una a settimana,ma poi sono passato alla frequenza di una al mese…Eh,purtroppo, anzi per fortuna, sono molto impegnato con il lavoro!…E poi, senta, caro Signor Mario, la terrazza , in parte è mia, l’ho acquistata insieme all’attico, quindi!…”.
“Quindi che?…No, no!…Guardi che ci deve essere un errore…Ci sarà stato un malinteso con il proprietario che le ha venduto l’attico…La terraza è sempre stata in comune…è un bene di tutti noi condomini, come da disposizioni del defunto padre dell’attuale proprietario…Dunque, me dispiace,ma deve porta’ via tutti quei sacchi de cemento, deve sgombera’ tutto er cantiere che ha allestito lassù entro lunedì oppure ce toccherà chiamare l’amministratore e farle causa…Me dica un po’: ma coi tempi che c’hanno le cause ,pure quelle civili , in Italia e con quello che costano, le conviene?…”, chiede con tono persuasivo il signor Maurizio al signor Mario.
“Senta, signor Maurizio, guardi che non c’è nessun errore…la prego di informarsi presso il proprietario…le dirà che ho acquistato l’attico comprensivo del terrazzo e che abbiamo firmato un contratto, pattuendo che il terrazzo fosse adibito a pista da ballo…Era una clausola vincolante per l’acquisto…Con quello che mi è costato, vorrei vedere!…Faccia il bravo, su, per cortesia!…Guardi che se lei e i gli altri condomini cambiate idea io vi invito ogni volta che organizzo una festa, così ci divertiamo insieme e sarete tutti più felici , rilassati e meno arrabbiati: che ne dice, eh?…”, cerca con lo sguardo l’assenso del Signor Maurizio, il Signor Mario.
“Oh, ma che dice?…Quindi , secondo lei, basta un invito a una festa per risolvere tutto…Senta: le regole sono regole, le leggi pure!…”, esclama il signor Maurizio, continuando: “Siccome mi sembra che lei non voglia proprio capire, me sa che ci penserà l’avvocato del condominio a risolvere tutto!… A noi condomini spiace che la vicenda vada a finire in tribunale, ma è lei a non darci alternative!…”.
“Bene, bene…fate pure , Signor Maurizio!…procedete , procedete pure!…Tanto sono sicuro di ciò che dico e di essere dalla parte del giusto…Dispiace a me per voi, che spenderete denaro inutile!…, sottolinea il Signor Mario, chiosando: “Certo, non c’è che dire, voi condomini mi avete riservato proprio un bella accoglienza!…”.
“Pure lei non scherza, signor Maurizio!…S’è presentato proprio bene!…Vorrà dire che ci conosceremo meglio in tribunale…Buona giornata!…”, si avvia all’uscita del locale, salutando, il signor Maurizio, seguito, poco dopo dal Signor Mario, visibilmente corrucciato.
Allora, il Professor Pensierosi, interrotta la sua lettura per osservare la scena, richiamato dai toni accesi della conversazione tra i due, ultimata la colazione, si avvia verso la cassa per pagare il conto, incrociando lo sguardo del proprietario del caffè-pasticceria, che , scuotendo la testa, commenta: “Che tempi, eh, Professo’?…Io non so chi avesse ragione tra i due, non mi intendo di questioni legali, ma indipendentemente da tutto, quello che mi colpisce è che oggi si litiga, si alza la voce così,come se niente fosse, in un bar, noncuranti e senza rispetto gli uni degli altri…e tutto per un terrazzo!…Per un terrazzo, ci si dimentica pure l’umanità!…”.
“E sì, ha proprio ragione!…”, concorda il Professor Pensierosi, chiosando: “Sembrava la scena di un fim, una commedia di Steno…Eh, magari fossimo in una commedia di Steno!…Quella, purtroppo, è un’Italia che non c’è più!…”.
“Sempre in giacca e cravatta è stato il simbolo di quell’Italia che non c’è più, un’Italia capace e perbene, quelle di Monicelli,dei Risi, dei Comencini, dei Salce, della quale papà, regista cresciuto all’ombra di Blasetti e Soldati, Mattoli e Comcencini, è stato in un certo senso il padre fondatore”. Così, il regista Enrico Vanzina, a propisito del padre Steno, in un articolo pubblicato nel 2017 dal quotidiano Il Dubbio.
Nato il 19 gennaio 1917 ad Arona,comune in provincia di Novara da Alberto, giornalista emigrato dal Piemonte in Argentina per fondare un giornale italiano, e da Giulia Boggio, conosciuta durante un viaggio a bordo di un transatlantico, Stefano Vanzina, questo il vero nome del regista e sceneggiatore, tra i maestri della “commedia all’italiana”, a tre anni rimane orfano del padre e, nonostante le difficoltà economiche della famiglia,trasferitasi nella Capitale, riesce a completare gli studi liceali e a iscriversi alla facoltà di Giuriusprudenza, senza però terminare l’Università.
Iscrittosi all’Accademia di Belle Arti, si diploma in Scenografia e ,verso la metà degli anni Trenta, completa gli studi in regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, dove conosce alcuni degli artisti più importanti del garande schermo, tra cui l’attrice Alida Valli e i registi Luigi Zampa e Michelangelo Antonioni, e inizia a disegnare vignette e caricature per giornali umoristici come il “Marco Aurerlio“, che annovera tra i suoi redattori Federico Fellini e Marcello Marchesi, e la “Tribuna illustrata“, con lo pseudonimo di “Steno”, in omaggio a Flavia Steno, scrittrice di romanzi popolari.
Autore di copioni radiofonici e di testi per l’Avanspettacolo (le riviste radiofoniche: “Abracadabra“,scritta con Metz e Age, “Viva il teatro“, “Viva il cinema“, “La girandola“, radiodivertimento scritto con Marcello Marchesi, “Il bilione“, varietà scritto con Agenore Incrocci e Marchesi, “Enciclopedia della Radio“, varietà scritto con Vignotti) si avvicina al mondo del Cinema grazie al regista Mario Mattoli ,al cui fianco lavora come aiuto e come sceneggiatore, per poi collaborare anche con Mario Monicelli, con il quale realizza le sceneggiature di pellicole, quali: “Totò cerca casa” e “Guardie e ladri“, commedie interpretate dal “Principe della risata”, Antonio De Curtis, che raccolgono un largo consenso di pubblico, ottenendo risultati rilevanti negli incassi.
Sceneggiatore anche per i registi Simonelli, Bragaglia, Freda e Borghesio, e “comparsa” in due film, nel 1949 esordisce alla regia dirigendo la pellicola “Al diavolo la celebrità“, ma il suo primo film ufficiale come regista è “Totò a colori” (1952), collage dei migliori sketch teatrali di Totò, seconda pellicola italiana a colori dopo “La rosa di Bagdad”.
Da quel momento in poi, inanella un successo dietro l’altro, girando sessantaquattro film destinati a diventare pietre miliari nella storia del cinema e della commedia all’italiana.
Tra i titoli più significativi degli anni Cinquanta si annoverano: “Un giorno in pretura”, pellicola a episodi, interpretata tra gli altri da Peppino De Filippo, Sophia Loren, Walter Chiari , Maurizio Arena e Alberto Sordi, quest’ultimo, nel personaggio dell’ “americano”, protagonista di “Un americano a Roma“, “Le avventure di Giacomo Casanova”, commedia “galante”, ritirata dagli schermi e rieditata con diversi tagli decisi dalla censura, “Sussanna tutta panna“, film interpretato da Marisa Allasio nel ruolo di una giovane pasticcera milanese e tre pellicole in cui ritrova il Principe della comicità, “Totò nella luna”, con Ugo Tognazzi,Luciano Salce e Sylva Koscina, “Totò, Eva e il pennello proibito”, con Ebbe Lane, Mario Carotenuto e Giacomo Furia e “I tartassati”, film in cui dirige ancora una volta la coppia Totò-Aldo Fabrizi, nelle vesti, rispettivamente, di un commerciante evasore del fisco e di un maresciallo della finanza che indaga sul suo conto.
Nel decennio Sessanta, invece, Steno dirige un’altra coppia d’oro della comicità, formata dallo stesso Totò e da Peppino De Filippo, nella pellicola “Letto a tre piazze“, vicenda in cui il “Professor Castagnano” (Peppino De Filippo) si trova a fare i conti con il primo marito, “Antonio Di Cosimo” (Totò) della neo-consorte “Amalia” (Nadia Gray), reduce, dalla campagna di Russia , cui seguono i film, sempre interpretati dal Principe De Curtis–Totò, “I due colonelli”, storia incentrata sulla rivalità militare e amorosa tra il colonnello italiano “Antonio Di Maggio” (Totò) e il colonnello americano “Timothy Henderson” (Walter Pidgeon), ambientata al confine tra Grecia e Albania, nell’estate del 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, “Totò diabolicus“, parodia del genere giallo-poliziesco e delle storie dei fumetti di azione, in cui Totò interpreta più personaggi, accanto ad attori come: Pietro De Vico e Raimondo Vianello e in cui lo stesso Steno appare in un cameo nel ruolo di un giardiniere e “Totò contro i quattro“, commedia in cui il Principe della risata veste la divisa di un commissario, “Antonio Saracino”, alle prese con alcune indagini, che hanno come protagonisti Peppino De Filippo, Erminio Macario e Aldo Fabrizi, svolte in tandem con il fidato “brigadiere Di Sabato”(Ugo D’Alessio).
Cimentatosi nel genere di successo del “musicarello”, nel 1967, Steno dirige “La Federmarescialla. Rita fugge…lui corre…egli scappa” e, a seguire, “Arriva Dorellik”, prima pellicola interpretata dal cantante-attore Johnny Dorelli ,ispirata dal fumetto di Diabolik, scandita sia all’inizio che alla fine dalle note della canzone “Arriva la bomba“, per poi dirigere per l’ultima volta Totò nel film a episodi “Capriccio all’italiana“, in cui Antonio De Curtis ricopre il ruolo di un signore che detesta la moda dei “capelloni”.
Inaugurati gli anni Settanta con l’unica pellicola firmata con il suo nome, “La polizia ringrazia“,capistipite del nuovo genere della “commedia poliziottesca”,ispirata alle vicende dell’Ispettore Callaghan, con protagonisti Enrico Maria Salerno e Mariangela Melato,fra il 1974 e il 1979, gira “La poliziotta“, film incentrato sulle vicende di “Giovanna Abbastanzi”, interpretata dalla stessa Melato, che si aggiudica per questo ruolo un David di Donatello, “Piedone lo sbirro“, prima pellicola della tetralogia di “Piedone”, il “Vice commissario di Polizia Rizzo”, impersonato da Bud Spencer, seguito da “Piedone a Hong Kong” e “Piedone l’africano“, “Febbre da cavallo“, commedia sui vizi e l’arte di arrangiarsi dell’italiano medio, interpretata da Gigi Proietti, nei panni di “Bruno Fioretti”, detto “Mandrake”, Enrico Montesano, nel ruolo di “Armando Pellici”, detto “Er Pomata” e Francesco De Rosa, nei panni di “Felice Roversi”, tre amici con la passione per le scommesse ippiche, pronti a inventare strataggemmi e raggiri pur di trovare il denaro necessario per fare la loro puntata, “Amori miei“, trasposizione cinematografica dell’omonima opera teatrale di Iaia Fiastri, interpretata da Monica Vitti, nei panni di “Anna”, innamorata di due mariti: “Marco”(Johnny Dorelli) e “Antonio” (Enrico Maria Salerno, “La patata bollente” commedia incentrata sul tema dell’omosessualità, interpretata da Renato Pozzetto , nel ruolo dell’operaio “Bernardo Mambelli” detto “il Gandi” , Massimo Ranieri, nel ruolo di “Claudio” ed Edwige Fenech, nel ruolo DI “Maria”, fidanzata di Bernanrdo.
Nel 1980-1982 , ritrovato Bud Spencer sul set di “Piedone d’Egitto” e di “Banana Joe” , commerciante di banane dal cuore d’oro, passa dal genere “poliziottesco” alla commedia degli equivoci, girando la pellicola “Il tango della gelosia “, con protagonisti Monica Vitti (“Lucia”), Diego Abatantuono (“Diego”) e Philippe Leroy (“Principe Giulio Lovanelli”), al centro di un triangolo amoroso, cui seguono fra il 1983 e il 1984, i successi di pubblico di “Bonnie e Clyde all’italiana“, film interpreatato da Paolo Villaggio, nel ruolo di “Leo”, timido rappresentante di commercio e Ornella Muti, nel ruolo di “Rosetta”, annunciatrice di comunicazioni ferroviarie, protagonisti loro malgrado di una rocambolesca avventura, poichè scambiati per due rapinatori,e “Mani di fata“, commedia che racconta le vicende dei coniugi “Andrea” e “Franca Ferrini”, interpretati da Renato Pozzetto ed Eleonora Giorgi.
Ripreso il formato della pellicola a episodi, nel 1985 , Steno dirige “Mi faccia causa”, una sorta di remake di “Un giorno in pretura”, suo film del 1953, in cui vengono rappresentati in chiave comica alcuni casi oggetto di contesa giudiziaria, con al centro personaggi come: “Luigi Marchetti” (Gigi Proietti), “Giovanni Pennisi” (Christian De Sica) e “Annibale Saraceni detto Rocky III” (Enrico Montesano).
Sperimentata la serialità televisiva con “L’ombra del Vesuvio“, vicenda incentrata sulla rivalità tra due famiglie di camorra, con, tra gli altri interpreti, Massimo Ranieri e Claudio Amendola e “Big Man“, giallo-poliziesco con protagonista Bud DSpencer nelle vesti del detective assicurativo dei Lloyd’s di Londra “Jack Clementi”, nel 1987, gira l’ultima pellicola : “Animali metropolitani“, vicenda a metà tra commedia e fantasy, con interpreti come: Mauzio Ferrini, Ninetto Davoli, Maurizio Micheli e Leo Gullotta, in cui propone una visione in chiaroscuro dell’essere umano del futuro.
Scrittore di un diario, tenuto durante la guerra e pubblicato nel 1993 da Sellerio con il titolo “Sotto le stelle del ’44” e ripubblicato di recente nel 2017 da Rubettino, Steno si spegne all’età di settantuno anni nella sua abitazione romana, il 13 marzo del 1988, circondato dall’amore dei figli Enrico e Carlo, rispettivamente, sceneggiatore e regista e produttore, avuti dalla moglie Maria Teresa Nati.
Dotato di ironia pungente e dissacrante e di uno sguardo lucido e realistico sulla società del Dopoguerra e del Boom economico, di lui ha detto il figlio Enrico: “Papà sognava di scappare in Svizzera o di andare a leggere qualche romanzo iu un caffè parigino della Rive Gauche. Ma adorava Parma, Bologna, Torino. Era cresciuto nel mito di Lubitsch e Billy Wilder , eppure si divertiva con Petrolini, con i fratelli De Filippo, con Chiari e con Raimondo Vianello. Amava solo la cucina italiana. Adorava il Jazz,ma impazziva per Paolo Conte. Come i suoi amichetti Flaiano , Patti , Talarico, De Feo sapeva cogliere e poi ritrascrivere sullo schermo i vizi e i difetti degli italiani. Era spietato,ma di quei difetti degli italiani non ne poteva fare a meno”.
N.B Si precisa che i fatti raccontati sono frutto di una ricostruzione fantasiosa della giornalista,pur traendo spunto da dati biografici reali.
Per la biografia, citazioni e fonti: Wikipedia, articolo: “Steno, il genio del cinema che non piaceva agli intelligentoni. Cent’anni fa nasceva Stefano Vanzina , in arte Steno”, da “Il Dubbio” del 13 gennaio 2017.