ROMA – Siamo alle soglie del Natale, ma è giunto il momento di porci innumerevoli interrogativi su una festa che ha un grande valore per l’umanità in termini di cristianesimo. Il fine religioso inizia a fare a cazzotti con una società che si dimentica il valore esatto del Natale. La nostra laicità non ci impedisce di essere un continente cattolico per eccellenza. Ma essere cattolici significa pure crederci.
Il Natale di oggi si discosta di parecchio con quello dei tempi della fine del conflitto mondiale, dove veramente era un momento di aggregazione e amore. Oggi è il Natale dei panettoni, la corsa ai regali, la pubblicità martellante per invogliare negli acquisti, ma del vero Natale non c’è nulla in tutto ciò.
Ma stiamo vivendo anche una sorta di involuzione per accontentare chi arriva nel nostro paese e non apprezza la nostra laicità. Gli stranieri con cultura religiose diverse dalla nostra fanno in modo che la nostra fede, ma anche la laicità, sono sconfitte poiché per accontentare gli altri aboliamo i nostri valori umani e religiosi. La scuola che abolisce il presepe nel segno del politicamente corretto, il parroco a Bari che ha paura di celebrare la messa di mezzanotte, la comunità che rinuncia ai canti tradizionali per non urtare l’altrui sensibilità. Tutto ciò è aberrante e non si può continuare ad accettare, poiché sono gli stessi cristiani i primi ad aver abolito il Natale modificandolo con vizi e costume che non appartengono alla vera festa natalizia. Ma anche la nostra laicità viene messa in discussione, perché se continuiamo a rispettare quello che ci impongono altre religioni, facciamo il loro gioco e mettiamo a tacere la nostra laicità e abbracciando le religioni degli altri. Se non diciamo no ai canti natalizi, al presepe, all’albero, significa che stiamo abolendo le nostre culture religiose per garantire agli altri di imporci le loro religioni, quindi anche la laicità non esiste più, perché la religione degli altri prende il sopravvento sulla nostra.
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