Storia di morte tumorale nella provincia di Caserta
Quando un cittadino della provincia di Caserta deve sottoporsi anche a una semplice analisi clinica trema dalla paura. Anche un piccolo doloricino che si prolunga più del dovuto incute paura, lo fa tremare e lo porta nel panico.

Quando un cittadino della provincia di Caserta deve sottoporsi anche a una semplice analisi clinica trema dalla paura. Anche un piccolo doloricino che si prolunga più del dovuto incute paura, lo fa tremare e lo porta nel panico. In lui si sviluppa la paura per quel male incurabile che ormai è diventato la psicosi quotidiana nella terra più bella d’Europa.
Se dopo le analisi qualcosa non quadra, quella psicosi diventa paura costante. Altri esami, altre analisi. Quando poi il medico che ha davanti, con voce rauca, comunica che c’è da fare altre analisi perché ci sono delle anomalie, il cittadino va in panico. Ci vorranno giorni per metabolizzare quello che sta per accadere. E solo quando l’iter è finito, e il medico davanti, non più con la voce rauca ma con le lacrime agli occhi dice: lei ha un tumore, è come se avesse ascoltato da un giudice la sentenza per la condanna a morte.
La disperazione si impossessa dell’individuo. Spesso entra la rassegnazione. Spesso non si sa che fare. Si gira intorno e capisce che per lui c’è la fine. Sarebbe semplice sapere di dover morire, ma per un cittadino della provincia di Caserta la condanna a morte equivale a un percorso di sofferenze atroci.
Già vive in una regione che la sanità fa acqua dappertutto ma, soprattutto, sa che quella condanna non ha attenuanti, è una condanna definitiva. Inizia quel percorso che a volte da pure timidi segnali di speranza. Ci crede, si da forza, combatte. Poi come spesso accade, il suo corpo inizia ad avere dei mutamenti. Si guarda allo specchio e si rende conto che sta cambiando. Perde peso, il viso si sfigura, cadono i capelli, i dolori sono quotidiani.
La condanna a morte non è immediata. Forse è meglio essere condannati a morte che essere condannati ad avere un tumore. Perlomeno il condannato a morte si chiude nel silenzio e aspetta il giorno della morte. Il condannato per tumore aspetta la morte vivendo tanta sofferenza fisica. Tutto questo avviene in una terra che brucia quotidianamente, dove sono stati sotterrati tantissimi rifiuti tossici, dove l’inquinamento è la prima fonte per le malattie tumorali.
Il tutto succede in una provincia piena di bellezze ma è stata ribattezzata terra dei fuochi. E grazie ad un periodo lunghissimo di malattia dei rifiuti in Campania, la mia terra ha riempito i cimiteri di morti per tumori: uomini, donne, bambini, giovani, tutte vittime innocenti uccise dal menefreghismo delle classi dirigenti che hanno governato la regione Campania.