Categories: Cronaca

Sulla questione lavoro ci vuole più rispetto

ROMA –C’è stato un declino sul lavoro da quando l’Italia è entrata in Europa e c’è stata la globalizzazione. Due fenomeni che hanno messo con le spalle al muro tantissime imprese, e con esse migliaia e migliaia di famiglie. Oggi l’occupazione è un miraggio. Quella che hanno creato le varie leggi sono farlocche e non hanno fatto altro che aggravare la situazione. La situazione al sud, nel reale, è catastrofica.
Mentre i dati parlano di una occupazione che aumenta, e non dicono che è a tempo, quindi finisce, la realtà da numeri diversi dove la sofferenza per trovare un lavoro è altissima, e quello che si trova è schiavitù totale con stipendi che vanno dai 400 ai 600 euro. Con la lira questi stipendi consentivano di fare qualcosa, perlomeno reggerti, questi convertiti in euro sono “schifosamente” da fame.
Sulla questione lavoro non c’è serietà, ognuno cerca di lanciare l’anatema giusto per catturare l’interesse del cittadino, però ognuno si basa su assistenzialismo del tipo DC-PCI, ma non crea quella ricetta giusta che possa veramente mettere in condizioni le imprese di poter lavorare. Se oggi i numeri sono ottimistici, nella realtà ci sono migliaia di vertenze aperte che rischiano di lasciare senza lavoro migliaia e migliaia di lavoratori, con essi migliaia di famiglie finiscono allo sbando.
Continuano a chiudere aziende italiane, e chiudono quelle estere che hanno comprato le aziende italiane e ora si accingono a trasferire all’estero la produzione perché in Italia lavorare è impossibile. la politica deve riflettere su questo aspetto, perché il dramma lavoro è iniziato a fine anni ottanta e non è più finito. Un tempo lunghissimo per risolvere la questione, ma nessuno si è impegnato sul serio per farlo. Sul lavoro ci vogliono politiche serie ed efficaci, che mirano non a dare sussidi alle imprese per far assumere a tempo indeterminato, ma creare quel sistema capace di portare la tassazione sul lavoro al 10%, è l’unica soluzione per poter ricreare il lavoro, altrimenti l’Italia diventa un deserto senza più nulla.

Redazione

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