Tagliati i fondi per il ponte sullo stretto: a pagarlo saranno solo gli italiani | Uno scherzetto che ci lascerà in mutande

salvini

Fautore del nuovo progetto - quotidianoitalia.it

Se ne parla da decenni ma non è mai stato fatto. Ora si farà ma a pagarlo sarai proprio tu. Non ci resterà più un soldo

Da decenni in Italia si parla del ponte sullo stretto di Messina, un’opera che sembra appartenere più al mondo dei sogni che a quello delle realizzazioni concrete. Già negli anni Sessanta il progetto era entrato nei dibattiti politici, immaginato come un simbolo di modernità e di progresso capace di unire definitivamente la Sicilia alla Calabria.

Negli anni successivi diversi governi hanno provato a rilanciarlo, con annunci e promesse che ciclicamente hanno alimentato speranze e polemiche. Da Andreotti a Berlusconi, passando per Prodi e ora Salvini, l’idea del ponte ha rimbalzato di legislatura in legislatura, trasformandosi in un tema che sembra destinato a non morire mai.

Anche quando le condizioni economiche e politiche lo rendevano di fatto irrealizzabile, il ponte è diventato nel tempo una sorta di mito nazionale, evocato a ogni campagna elettorale e accantonato poco dopo.

L’eterna attesa e il continuo rinvio hanno contribuito a renderlo un simbolo della lentezza italiana nel trasformare i progetti in realtà. Ogni volta che il tema riaffiora si assiste allo stesso copione: entusiasmo iniziale, discussioni accese, critiche durissime e infine il ritorno nel cassetto.

Pro e contro del ponte

Eppure, immaginare il ponte non è solo un esercizio di fantasia. Da un lato ci sono i potenziali benefici: collegare la Sicilia al continente significherebbe ridurre i tempi di viaggio, facilitare gli scambi commerciali, attrarre investimenti e rendere più competitivo il mezzogiorno. Non mancano poi gli argomenti legati al turismo, con l’idea che un’opera così grandiosa potrebbe diventare un’attrazione a sé.

Dall’altro lato, però, ci sono le criticità che hanno accompagnato ogni ipotesi progettuale. Gli esperti hanno più volte sollevato dubbi sulla fattibilità tecnica, soprattutto considerando la complessità sismica e geologica dell’area. I costi sono sempre stati considerati altissimi e spesso sproporzionati rispetto ai benefici concreti. Le associazioni ambientaliste hanno denunciato l’impatto devastante sull’ecosistema dello stretto, una delle zone marine più delicate e ricche di biodiversità del mediterraneo.

Non si può ignorare che la questione del ponte sia stata spesso strumentalizzata. Da un lato è stata presentata come la chiave di volta per il riscatto del sud, dall’altro come un inutile spreco di denaro pubblico. Questa ambiguità ha finito per logorare la credibilità del progetto.

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La fattibilità del ponte – quotidianoitalia.it

Ora pagheranno i cittadini

Oggi la discussione si è riaperta con forza, soprattutto per i costi stimati che sfiorano i 13 miliardi e mezzo di euro. Il governo, spinto da Matteo Salvini, ha provato inizialmente a presentare l’opera come una spesa a duplice utilizzo, definendola strategica anche per la sicurezza e quindi compatibile con gli impegni Nato. In questo modo si pensava di inserire i costi nel bilancio della difesa e di alleggerire l’impatto sui conti pubblici. Ma da Washington è arrivata una netta bocciatura. L’ambasciatore americano presso l’Alleanza, Matthew Whitaker, ha chiarito che non ci sarà spazio per la contabilità creativa. Nessuna possibilità di far passare ponti o scuole come spese militari. La Nato ha ribadito che controllerà con attenzione le uscite dei paesi membri e che i trucchi di bilancio non saranno tollerati.

Di fronte a questo richiamo, il governo ha dovuto fare una rapida retromarcia. Dopo appena un mese dal documento che definiva il ponte un’opera strategica per la difesa europea, il progetto è tornato a essere classificato per quello che è sempre stato, una grande infrastruttura civile. Il risultato è stato imbarazzante, con una figuraccia a livello internazionale che ha minato ulteriormente la credibilità italiana. Alla fine resta una certezza: a finanziare l’opera saranno direttamente i cittadini italiani. La furbata è durata poco, e il ponte sullo stretto, se mai vedrà la luce, non avrà scorciatoie né coperture militari, ma peserà interamente sulle tasche del paese.