Ti trattengono tre mesi di stipendio: “La cassazione ha riscritto la legge” | Ti mandano a casa senza darti un euro

La fine dei diritti - pexel - quotidianoitalia.it
Assurdo a cosa si sta arrivando. Oltre il danno anche la beffa. Ti tolgono 3 mesi di stipendio ed è tutto legale
In Italia i diritti dei lavoratori sono un pilastro fondamentale della società e affondano le radici direttamente nella costituzione.
L’articolo 1 sancisce che la repubblica è fondata sul lavoro, mentre l’articolo 4 riconosce a tutti il diritto a un’occupazione e promuove le condizioni per renderlo effettivo.
Non è un caso che tra i principi fondamentali venga ribadita l’importanza di un sistema equo, che impedisca trattamenti ingiusti e garantisca dignità a chi presta la propria opera.
La tutela del lavoro non è solo una dichiarazione di principio, ma si traduce in una fitta rete di leggi e contratti che regolano ogni aspetto del rapporto tra datore e dipendente.
Obblighi e tutela del lavoratore
Ci sono obblighi, limiti e oneri da rispettare che vanno dalle ferie retribuite al diritto alla malattia, passando per maternità, congedi parentali e sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia nonostante queste regole molte aziende non sempre trattano i propri dipendenti con la giusta attenzione.
Il mondo del lavoro è cambiato molto negli ultimi decenni. La flessibilità, se da un lato ha permesso nuove opportunità, dall’altro spesso si è tradotta in precarietà. Orari che si dilatano oltre ogni limite, reperibilità costante e contratti a termine che lasciano i lavoratori nell’incertezza sono diventati problemi diffusi.
Anche le procedure di dimissioni e licenziamenti rappresentano un terreno complesso. Se da un lato la legge tutela il dipendente contro licenziamenti illegittimi, dall’altro la burocrazia e i tempi lunghi spesso scoraggiano chi subisce un torto. Per chi vuole dimettersi la questione del preavviso è sempre stata una delle più delicate.

Cosa stabilisce la Cassazione
Proprio su questo punto la Cassazione ha recentemente introdotto una novità che ha fatto discutere. La legge è stata riscritta e se è il dipendente a dimettersi, il datore di lavoro può rinunciare al preavviso senza essere obbligato a pagare l’indennità sostitutiva. Una decisione che a prima vista potrebbe sembrare solo un dettaglio tecnico, ma che nella realtà modifica profondamente i rapporti di forza. Non è considerata un’ingiustizia perché, viene spiegato, se il dipendente ha bisogno ancora dello stipendio può sempre procrastinare le dimissioni fino all’ultimo giorno utile.
Eppure per molti questa scelta suona come una palese ingiustizia. Se un lavoratore ha tre mesi di preavviso deve comunque licenziarsi tre mesi prima di iniziare un nuovo impiego. Non può andarsene dall’oggi al domani perché in quel caso gli verrebbero trattenuti tre mesi di busta paga. Ma se il lavoratore rispetta le regole e consegna il preavviso nei tempi stabiliti, il datore può comunque decidere di lasciarlo a casa subito senza riconoscere l’indennità di quei mesi mancanti. In pratica il dipendente resta vincolato agli obblighi ma l’azienda può liberarsene a costo zero.