Mar. Mar 19th, 2024

Inverno 2023. Napoli, centro storico. Seduta nel soggiorno della propria abitazione, in via San Gregorio Armeno, una coppia, sposata da cinquant’anni, discute dell’organizzazione del Cenone di Natale da trascorrere in compagnia del figlio, della nuora e dei nipoti, in arrivo da Torino, dove si sono trasferiti per lavoro da alcuni anni.

“No, Antonie’!…due giocattoli a testa  per quattro nipoti sono troppi…uno a testa può bastare, non credi?…Tu, così li vizi!…”, sentenzia il signor Vincenzo, cui la moglie, prontamente, risponde.

“Vince’, ma tu che dici?…quelli sono bambini!…e poi, i miei nipoti, se non li vizio adesso che sono piccoli, quando li vizio?…quando se ne andranno via?!…”.

“E va bene, Antonie’, tanto poi, alla fine,  fai sempre come ti pare!…”, esclama il signor Vincenzo, chiedendo: “Antonie’, ma noi la sera della Vigilia di Natale che mangiamo?…”.

“Vince’…e che vuoi mangiare?…Le solite cose: gli spaghetti alle vongole, la pizza fritta ripiena di scarole, l’orata al forno con le patate e per dolce, una bella cassata!…”, risponde la signora Antonietta.

“Eh, ma scusa Antonie’, non avevamo detto che per secondo preparavamo una bistecca arrosto?…”, domanda il signor Vincenzo, con tono stupito.

“Vince’, tuo figlio…ti sei dimenticato? : si è messo a dieta, perché tiene il colesterolo alto!…altro che bistecca!…”, ammonisce la moglie, il marito.

“Tuo figlio tiene il colesterolo alto e gli prepari la pizza fritta?…”, obietta il signor Vincenzo.

“A parte che la pizza fritta è ripiena di scarola, che è verdura e la verdura fa bene…ma poi una piccola eccezione a Natale si può fare…piccola , però!…Va bene, adesso che la polemica del giorno l’hai fatta, te ne puoi anche andare di là a riposare, così mi lasci ordinare un poco la cucina, eh!…”, sollecita, la signora Antonietta.

“Me ne vado, me ne vado, Antonie’!…Mo’, mi alzo, eh!…Uno, due e tre!…Antonie’…Antonie’, damme ‘na mano…la schiena , Antonieeee’, si è bloccataaaa!…Se non mi aiuti, non mi posso alzare!…Fai presto, Antonieeee’!…”, urla il signor Vincenzo, che, appoggiatosi alla moglie, raggiunge la camera da letto.

“Eh, è questo è il colpo della strega!…Vince’, quante volte te l’ho detto di non passare le ore intere seduto a pescare sugli scogli?…Eh, mi avessi ascoltato almeno una volta!…e queste sono le conseguenze!…Per non parlare dell’umidità!…Qua, tra la sciatica e i reumatismi, ci siamo rovinati il Natale!…”, constata preoccupata, la signora Antonietta.

“Antonie’, io sto soffrendo per il dolore e tu pensi al Natale!…ma quale Natale e Natale!…Qui ci sono cose più importanti a cui pensare, come la mia schiena!…Piuttosto, chiama il dottore e digli che il dolore è forte, forte assaje!…”, sollecita la moglie, il signor Vincenzo.

“Lo chiamo, lo chiamo, il dottore!…Ma tu proprio non lo vuoi capire che non sei più un giovanotto…Uhé, tu lo devi capire che mo’ tieni quasi ottant’anni!…e poi con la schiena rovinata che ti ritrovi, tu gli scogli e il mare non te li puoi proprio permettere!…E dire che mi ero pure raccomandata all’amico tuo, Peppino, che non ti accompagnasse a Margellina per pescare e, invece, a quanto pare, come al solito, avete fatto di testa vostra tutti e due!…Ma come devo  fare  con te, con voi, dimmi?…”, chiede con tono sconfortato e al tempo stesso sarcastico, la signora Antonietta.

“Antonie’, lo sai che mi ricorda questa situazione?…La scena di un film di Dino Risi, con Sophia Loren e Vittorio De Sica: “Pane, amore e…”, quando la governante del Maresciallo Carotenuto (Vittorio De Sica), “Caramella”, (Tina Pica), lo aiuta tutta affranta e preoccupata, perché, esattamente come me, ha la schiena bloccata, dopo un inaspettato bagno in mare!…”, racconta sarcastico il signor Vincenzo, che la moglie subito interrompe, chiosando: “E scommetto che stavi per dire che io ti ricordo proprio Tina Pica…Eh, sai che c’è, Vince’?…, tieni proprio ragione, perché anche io, come lei, sono una grande attrice comica, nata proprio per il palcoscenico!…Infatti, mi sono iscritta insieme con le mie amiche a un corso di recitazione , cominciamo a gennaio!…Volevo farmi un regalo per Natale…Avrei voluto dirtelo durante il Cenone, quando eravamo tutti insieme, per farti una sorpresa, ma non fa niente , te l’ho detto adesso!…A proposito, Vince’: Buon Natale, eh!.. e rimettiti presto, che mi devi venire a vedere a teatro!….”.

“Aveva dentro la forza di tutto il teatro… la comicità era in lei , perché era nata sul palcoscenico !”. Così,  il regista e sceneggiatore Vittorio Metz, sul  talento dell’attrice, capocomica e commediografa, Tina Pica.

Nata a Buvero , borgo di Sant’Antonio Abate , il 31 marzo del 1884 , Concetta Annunziata , detta “Tina” , era figlia degli attori itineranti Giuseppe Pica e Clementina Cozzolino . Trasferitasi con la famiglia a Napoli , debutta a soli sette anni , accanto ai fratelli Anna e Francesco, sul palcoscenico del Teatro “San Ferdinando”, recitando il ruolo di “infante” in commedie e in drammi .

Scritturata dalla compagnia di Federico Stella, nel primo decennio del Novecento, recita in varie pièce, tra cui: “Il cernaio della ferrovia ” , in  cui interpreta un ruolo maschile.

Scontratasi con il padre , gravemente malato, sull’opportunità che potesse  sostituirlo , indossando la maschera da lui interpretata di “Don Anselmo Tartaglia” , riesce con determinazione a spuntarla , impersonando ancora una volta , un uomo.

Nel 1916, ingaggiata  dopo una selezione severa dalla casa di produzione partenopea “Dora Film” , partecipa  come “comparsa” alle pellicole di genere muto e dalle trame realiste di Elvira Notari “Carmela, la sartina di Montesanto” e “Ciccio , il pizzaiolo del Carmine”.

Negli anni Venti, fondata la compagnia Teatro Italia, scrive diverse commedie, tra cui: “Il ponte dei sospiri”, “Il fornaretto di Venezia” e “La fanciulla di Pompei”.

Poi, grazie al consenso raccolto con le sue partecipazioni agli spettacoli di rivista di Agostino Salvietti ed Enzo Guarino , nel 1930 viene scritturata dalla compagnia teatrale dei fratelli Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, la “Compagnia Teatro Umoristico I De Filippo”, nella quale sostiene i  ruoli di “popolana” e di  “governante pettegola”.

Tuttavia , nel 1933, Eduardo ne intuisce le  doti di “prima attrice” , assegnandole il ruolo di “Concetta” , moglie dell’ingenuo capofamiglia “Luca” , nella stesura originaria della commedia “Natale in casa Cupiello”, consentendo così ,alla sorella Titina , provata dalle numerose repliche, di godere di un periodo di riposo.

La collaborazione con la compagnia  , seppur felice, si interrompe momentaneamente nel 1934 , quando l’attrice , attratta dall’innovazione del sonoro , decide di cimentarsi nel Cinema, dando vita a intense caratterizzazioni di personaggi , nei film : “Il cappello a tre punte” diretto da Mario Camerini ,“Fermo con le mani!” di Gero Zambuto, pellicola che segna il debutto di Totò, e “Totò e Carolina” di Mario Monicelli.

Ritrovati i De Filippo e, con essi  il Teatro , fra gli anni Trenta e Quaranta, segnati ,questi ultimi , dagli orrori della Seconda guerra mondiale , recita nelle tragicommedie: “Uomo e galantuomo”, “Liolà” , commedia scritta da Luigi Pirandello , tradotta in lingua napoletana da Peppino, “Filumena Marturano ” e “Napoli milionaria” e nella “commedia dell’assurdo” “Questi fantasmi”, adattate  in seguito da Eduardo per la versione cinematografica.

Nel 1948 , allontanatasi nuovamente dalle scene per ritornare sul set,  impersona “Maddalena” , la burbera cuoca di una casa-famiglia per bambini, fondata nella periferia di Napoli  dal caparbio sacerdote missionario “Don Pietro” (Adolfo Celi) , nel film neorealista di Luigi Comencini, “Proibito rubare!”. La sua interpretazione convince i critici , come pure l’impianto narrativo della vicenda , definita : “Drammatica , ma con spunti  di  ottimismo ” .

Arcigna proprietaria di un ristorante in “Processo alla città” , pellicola di denuncia  sulle connivenze tra borghesia partenopea e camorra , diretta nel 1952 da Luigi Zampa , ritenuta dai critici un : “Dramma giudiziario, dove le istanze civili e morali del Neorealismo si innestano sul robusto tronco di un melodramma popolare attento alla lezione del cinema americano d’azione”, nel 1954,  impersona una “cliente” del “Prof Ersilio Miccio” (Eduardo De Filippo) ,  saggio consigliere di quartiere e sagace dileggiatore del nobile “Duca Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornari” , nel film  a episodi di Vittorio De Sica , desunto dai racconti di Giuseppe Marotta, “L’oro di Napoli” .

Di nuovo in palcoscenico al Teatro San Ferdinando con Eduardo De Filippo, recita nelle farse “Palommella zompa e Vola” di Antonio Petito e “Miseria e nobiltà” di Edoardo Scarpetta.

Nel 1955, cessato bruscamente ogni rapporto lavorativo con Eduardo , che apprende  con dispiacere della sua decisione  di abbandonare la compagnia per recitare il personaggio di “Caramella” , governante del maresciallo sorrentino “Antonio Carotenuto” (Vittorio De Sica) , nella pellicola di Luigi Comencini, “Pane , amore e fantasia”, interpellata qualche mese dopo dall’amico e collega Achille Togliani , sostiene di aver fatto la scelta giusta, visto il grande successo di critica e di  pubblico riscontrato e rivela : “Pensa , adesso , alla mia età , tutti mi vogliono ; eppure sono anni che recito sul palcoscenico e al Cinema . La vita è strana , il nostro mestiere è un mistero !” .

Fedele al personaggio della governante del maresciallo , su cui, in occasione dell’attribuzione all’attrice del  “Nastro d’Argento” ,  i  critici scrivono: “Caramella è la versione rinnovata , con tratti persino spiritati della figura manzoniana della perpetua , stavolta non più accanto a un curato di campagna lombardo , ma a un graduato dei carabinieri donnaiolo e vanesio , in un paesotto della Ciociaria ” , prende parte anche agli altri due film della trilogia, “Pane , amore e gelosia” , di Luigi Comencini e “Pane , amore e…” di Dino Risi .

Divenuta una “maschera” del Cinema italiano , nel 1955 affianca le attrici Franca Valeri e Sophia Loren, impersonando l’autoritaria “zia Tina” ,  nella pellicola diretta da Dino Risi “Il segno di Venere” e duetta , diretta da Domenico Paolella,  con il principe della risata Totò in “Destinazione Piovarolo”, vicenda dello sfortunato capostazione “Antonio La Quaglia” , confinato da dirigenti e “mega direttori” delle Ferrovie in una grigia e piovosa stazione di provincia , coadiuvato dalla battagliera casellante “Beppa” (Tina Pica) .

Segnata dal dolore per la morte del primo marito Luigi , unitasi  in seconde nozze con l’appuntato di pubblica sicurezza , drammaturgo per passione, Vincenzo Scarano, con  cui scrive le commedie “L’onorevole Pipì” e “Giacomino e la suocera”, nel 1957 , a  settant’anni compiuti, ottiene un ruolo da protagonista nel film di Giorgio Bianchi “La nonna Sabella” , commedia in cui una nonna caparbia e temperamentosa impone al nipote “Raffaele” (Renato Salvatori) , invaghitosi della bella “Lucia” (Sylva Koscina) , il fidanzamento , scopo nozze , con una fanciulla facoltosa e alla sorella “Carmelina” (Dolores Palumbo) una casta frequentazione con il fidanzato “Emilio” (Peppino De Filippo).

La pellicola, risultata gradita al pubblico , ma in misura minore ai critici,  nel 1958 conosce un seguito: “La nipote Sabella”, in cui la prepotente nonna , fucile alla mano, scoperto un giacimento di petrolio, sottostante l’area dei terreni  di sua proprietà , dispone di lasciarlo in eredità a chi per primo, tra il nipote e la sorella, le darà un “erede ”.

Ancora protagonista nei film diretti da Roberto Bianchi Montero:  “La sceriffa” , “La zia d’America va a sciare” e ne  “La Pica sul Pacifico” , pellicola comico-avventurosa in cui interpreta la scienziata “Adelaide Harold”, scopertasi proprietaria, alla morte del marito , un magnate americano, di un‘isola nell‘Oceano Pacifico, si ritira dalle scene , in preda alla malinconia per la perdita del secondo marito , facendovi  ritorno solo grazie a  Vittorio De Sica, che nel 1968 la scrittura  per il ruolo di una nonna premurosa, preoccupata per le sorti del nipote  “Umberto” ( Gianni Ridolfi), seminarista  innamoratosi dell’avvenente “Mara” (Sophia Loren)  nel film  a episodi , sceneggiato da Eduardo De Filippo, Alberto Moravia e Cesare Zavattini,  vincitore di un premio Oscar, “Ieri, oggi, domani”.

Terminate le riprese , trascorre gli ultimi mesi della sua esistenza a Napoli , insieme con il nipote Giuseppe , figlio del fratello Francesco , in un appartamento di via Bernardo Cavallino, nel quartiere Vomero.

Dedita alla preghiera , alla beneficenza e  alla cucina ,  cuoca esperta nella preparazione del ragù , si spegne serenamente, all’età di ottantaquattro anni , circondata dall’affetto dei nipoti Ida ,Rita e Francesco , il 16 agosto 1968.

Di lei, si legge nel saggio  di Massimo Giraldi, Enrico Lancia e Fabio Melelli, con prefazione del regista e sceneggiatore Enrico Vanzina,“100 caratteristi del Cinema italiano. Gli interpreti “minori” che hanno fatto grande il nostro cinema”, edito nel 2006 da Gremese : Nel dopoguerra, esattamente nella prima metà degli anni Cinquanta, esplode il caso “Tina Pica” che, grazie ad alcuni ruoli indovinatissimi, saporitamente conditi dal suo umorismo corrosivo e sagace, assurge ad una notorietà insperata. Tina Pica è il classico esempio di come una caratterista del cinema possa essere promossa sul campo a protagonista assoluta, caso più unico che raro nello spettacolo. Pur fra tanti alti e bassi. Ma unica!”.

N.B. Si precisa che i fatti raccontati sono frutto di una ricostruzione fantasiosa della giornalista , pur traendo spunto da dati biografici reali.

Per la biografia, citazioni e fonti: Wikipedia, citazioni da:  “Tina Pica” di Gioconda Marinelli, edito da Adriano Gallina,1999 e da “100 caratteristi del Cinema italiano. Gli interpreti “minori” che hanno fatto grande il nostro cinema”, di Massimo Giraldi, Enrico Lancia e Fabio Melelli, con prefazione del regista e sceneggiatore Enrico Vanzina, edito nel 2006 da Gremese.