Primavera 1962. Milano . Nel foyer del Piccolo Teatro , il regista Giorgio Strehler e l’attore Tino Buazzelli discutono animatamente sull’interpretazione di una battuta della pièce “Vita di Galileo”, quando il custode della sala li avverte della visita del Commendator Aristide Crostone , mercante ed esperto d’arte . “Cos’è , uno scherzo ?” , domanda perplesso il regista . “Buongiorno signori , no , non è una burla ! …Il Commendator Aristide Crostone , mercante e storico dell’arte è venuto da Roma fino a qui per omaggiare il talentuoso pittore Tino Buazzelli , in arte “Vittorio”!. Egli , inoltre , intende acquistare una di lui opera , la più bella a suo dire : l’ olio su tela dal titolo “Castel Sant’Angelo al tramonto”. “Egregio Commendatore , la ringrazio , ma non mi sembra il caso di parlare proprio ora e qui di queste cose !” , lo ammonisce Buazzelli . “No , no, Buazzelli , cosa dici ? , continuate, continuate pure questo siparietto !…E’ un interessante esempio di commedia che si frappone al dramma …Buazzelli , Buazzelli!..chi lo direbbe mai,vedendoti ? , un molosso dall’animo raffinato e gentile non solo attore , ma anche pittore …e poi , cos’altro ? ” , interviene piccato Streheler . “In effetti , anche quando recita , la dizione perfetta e il timbro di voce caldo e armonioso riescono a far dimenticare la sua mole!” , constata il Commendator Crostone , aggiungendo : “Mi scuso , venire qui è stata un’impertinenza ma , che vuole ? , con voi artisti non si sa mai come regolarsi …insomma : la sera siete sul palcoscenico , la notte a cena, durante il giorno , quando non provate , riposate…allora , mi sono detto : “Almeno il giorno prima della prima sarà in teatro!?””. “Mi spiace interrompervi , ma è ora di riprendere le prove !” , avverte perentorio il regista. “Certo , certo vado via subito !..bene , Buazzelli , la chiamerò nelle prossime ore per l’acquisto del suo dipinto …potrebbe lasciarmi un suo recapito? ” , chiede con tono cortese l’esperto d’arte . “Chiami l’Hotel Splendid , è lì che alloggio !” , esclama l’attore, precisando sarcastico: “Mi raccomando , chieda di Agostino Buazzelli , nè di Tino , nè di Vittorio!”.
“Tino Buazzelli , attore dalla recitazione strepitosa : tra i migliori interpreti brechtiani del Novecento”, scrisse nella sua recensione il critico Quadri , dopo aver assistito alla prima del “Signor Vintela e il suo servo” di Bertold Brecht . Nato a Frascati il 13 luglio del 1922 da Andrea , capo gestore dello scalo merci della stazione e da Elena Campeti , casalinga , conseguito il diploma magistarle , nel 1944 si iscrisse all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma , presso cui si diplomò nel 1947. Debuttato al teatro Quirino, con la compagnia “Maltagliati-Gassman”, fu tra gli interpreti di “Erano tutti i miei figli” di Arthur Milller e de “L’aquila a due teste” di Jean Cocteau . Entrato su invito di Orazio Costa nella compagnia del Piccolo Teatro , recitò nei “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello e nel “Don Giovanni” di Molière. Protagonista della prosa radiofonica (“Edipo re” di Sofocle , “Giovanna D’Arco” di Charles Peguy e “Il gioco delle parti” di Luigi Pirandello) e televisiva Rai (“Gli spettri” di Henrik Ibsen e “Alcesti”di Euripide) , negli anni Cinquanta impreziosì con la sua presenza le pellicole del “principe della risata” “Tototarzan” e “Totò all’inferno”, dirette da Mario Mattoli e da Camillo Mastrocinque . Sposatosi con la soubrette milanese Ermellina Banfi , nel decennio Sessanta recitò presso il Piccolo Teatro di Milano diretto da Giorgio Streheler , raccogliendo largo consenso di pubblico e di critica con gli spettacoli “Vita di Galileo” di Bertold Brecht , “Elisabetta d’ Inghilterra” di Ferdinand Bruckner e “Il revisore” di Nikolai Gogol. Cimentatosi con la conduzione televisiva nel varietà del primo canale nazionale “Canzonissima”, prese parte a sceneggiati tratti da opere teatrali, quali : “Charlow e le figlie” di Turgenev , “Il circolo Piickwick”di Charles Dickens e “Corruzione al Palazzo di giustizia” di Ugo Betti. Nel 1970 , autore e regista (oltre che attore) dello sceneggiato desunto dal romanzo di Balzac “Papà Goriot”, fu interprete in teatro del “Faust”di Leandro Castellan. Rimasto nella memoria del grande pubblico per l’interpretazione dell’investigatore “Nero Wolfe”, personaggio nato dalla penna di Rex Stout , impersonato nell’omonima serie televisiva , nel tempo libero si dedicava alla pittura , firmando il retro delle sue tele con lo pseudonimo di “Vittorio” . Nel 1975 , al termine di un’intensa stagione teatrale ,nel corso della quale portò in scena il testo di Italo Svevo “Rigenerazione”, apprese di essere ammalato di linfoadenite , quindi decise di diradare i suoi impegni . Poi , reduce dai successi della commedia di Goldoni “La bottega del caffè”, scomparve improvvisamente nella sua casa romana il 20 ottobre del 1980, all’età di cinquantotto anni. Definito dal critico E.Contini : “Corpulento dal viso bonario , aperto al sorriso e al ghigno” , è stato recentemente ricordato dal collega Paolo Ferrari , che in un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Resto del Carlino” ha dichiarato: “Buazzelli era un ciociaro vero. Quando giravamo “Nero Wolfe” e la regia mandava la registrazione per controllare come fosse venuta una scena si voltava verso di noi e si complimentava da solo per la propria bravura. Agitava la mano nell’aria e borbottava : “Aho’ , embè!…”” .