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Tomàs Miliàn:”Sotto la terra di Roma”

Estate 2014 . L’Avana(Cuba). L’attore Tomàs Miliàn , tornato dopo cinquantotto anni nella sua terra natìa , si appresta a girare per le strade della capitale il primo ciak del documentario “The Cuban Hamlet-Storia di Tomas Milian, diretto dal regista Giuseppe Sansonna , quando , d’un tratto, un uomo lo avvicina , chiedendo : “Tomàs , ti ricordi di me ? , sono Alvaro !…eravamo nella stessa classe alle scuole Elementari…ti piaceva recitare fin da allora , mentre tuo padre , “il generale” , tutto rigore e disciplina…voleva obbligarti a fare il militare , come lui!…quanto hai sofferto per la sua morte , eh?…e quanto devi aver sofferto ad abbandonare Cuba…” . “Alvaro , amico mio , manco dall’isola dal 1957…quanto tempo , troppo!…” , risponde l’attore , continuando: “E’ cambiato tutto , incredibile!…Mio padre,mi accompagnava spesso qui…mio padre… è stato tremendo per me assistere al suo suicidio dopo il colpo di Stato di Batista…avevo tredici anni…lui era violento con me , è vero , però era pur sempre mio padre!…e io gli volevo bene!…Non sopportavo di restare nella nostra casa…rivedere ogni giorno la stanza in cui si era ucciso…poi, sognavo di fare l’attore , di studiare recitazione e così decisi di trasferirmi negli Stati Uniti per frequentare una scuola a New York e , dopo poco tempo, ottenni la cittadinanza…Ora sono tornato per questo film , ma sento che più nulla di queste strade , di questi luoghi mi appartiene…Cerca di comprendermi , Alvaro e di spigare a quanti cubani mi hanno amato che, se ho deciso di non tornare più, (intendo dire dopo, quando la mia vita sarà finita…) , non è per colpa loro , ma di mio padre…” . “Non capisco , Tomàs , cosa vuoi dire ?” , domanda Alvaro. “Ho già stabilito tutto!” , spiega Miliàn , preda della commozione, “…Quando sarò morto vorrei essere sepolto sotto la terra di Roma, la città che mi ha regalato tutto ciò che di bello e di buono ho avuto nella mia vita!…” .
“Questa è la chiusura ideale della mia lunga carriera…” : così si esprimeva nel 2014, l’attore Tomàs Miliàn , rivolgendosi ai giornalisti presenti a L’Avana , all’inaugurazione di una mostra a lui dedicata , in occasione del suo ritorno sull’isola , dopo cinquantotto anni. Nato nel villaggio cubano di Marianao il 3 marzo del 1933, da Lola e Tomàs, generale del regime di Gerardo Machado, all’età di tredici anni assistette al suicidio del padre, ammalatosi di depressione dopo l’arresto e la prigionia seguiti al colpo di Stato di Fulgencio Batista. Appassionato dei film di James Dean e , deciso a intraprendere il mestiere di attore , nel 1957 , malgrado il disaccordo di gran parte della famiglia (eccetto una zia che ne sovvenzionò gli studi) , si trasferì negli Stati Uniti , per frequentare l’Accademia Teatrale dell’Università di Miami , ottenendo ben presto la cittadinanza americana. Entrato all’Actors’Studio di Elia Kazan e Lee Strasberg , dopo un soggiorno a New York , iniziò a esibirsi nei teatri off di Broadway. Notato da Jean Cocteau , che con Giancarlo Menotti gli propose di partecipare al Festival dei due Mondi di Spoleto, recitò ne “Il poeta e la musa” di Franco Zeffirelli. Scritturato dal regista Mauro Bolognini , negli anni Sessanta , esordì anche nel cinema con le pellicole: “La notte brava” e “Il bell’Antonio”, tratta , quest’ultima dal romanzo omonimo di Vitaliano Brancati , cui seguirono “Il lavoro” , episodio del film “Boccaccio ’70” di Luchino Visconti e “Le soldatesse” di Valerio Zurlini. Eroe di “spaghetti western”come: “Corri, uomo, corri” di Sergio Sollima e “Vamos a matar , companeros” di Sergio Corbucci , nel decennio Settanta fu protagonista di polizieschi e horror tra i quali : “Banditi a Milano” di Carlo Lizzani e “Non si sevizia un paperino” di Lucio Fulci. Divenuto popolare presso il grande pubblico solo grazie ai personaggi di “Sergio Marrazzi” detto “er Monnezza” , ladro nemico della violenza perennemente in lotta con il poliziotto Maurizio Merli , interpretato in film come “Il trucido e lo sbirro” di Umberto Lenzi e di “Nico Giraldi” , commissario al centro delle trame sgangherate di numerose pellicole di Bruno Corbucci (“La banda del gobbo , “Delitto al ristorante cinese” , “Delitto sull’autostrada” e “Delitto in formula uno”), negli anni Ottanta tentò di riavvicinarsi al cinema d’autore partecipando ai film : “La luna” di Bernardo Bertolucci, con il quale vinse un Nastro d’Argento come “migliore attore non protagonista” e “Identificazione di una donna” di Michelangelo Antonioni . Ritornato negli Stati Uniti , recitò ruoli da caratterista accanto ad attori come Oliver Stone fino al 2014 , anno in cui , realizzò a L’Avana le riprese del documentario autobiografico diretto da Giuseppe Sansonna “The Cuban Hamlet” , andato in onda su Rai Movie. Scomparso improvvisamente all’età di ottantaquattro anni, nella sua casa di Miami lo scorso 22 marzo , in seguito a un ictus, se n’è andato solo (la moglie , Margherita Valetti, era scomparsa nel 2012 e il figlio Tomas Jr vive a New York) ,senza avere il tempo di trascorrere a Roma gli anni della vecchia e di realizzare, dunque, l’ultimo desiderio: morire nella città che gli ha dato “Riconoscimenti , onori e tutto ciò che di buono e di bello può esserci in una vita” .

Redazione

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