Primavera 1983. Roma. All’aeroporto di Fiumicino, il cantautore Toto Cutugno attende il volo che lo porterà a Parigi per una breve tournée. Seduto al bar, sorseggia un caffé leggendo un quotidiano, quando la sua attenzione viene attirata dal pianto dirotto di un bambino e dalle grida dei suoi genitori. “Ne’, Amalia, te l’avevo detto che questo è capriccioso, che se lo portavamo al bar, poi voleva pure la pizzetta oltre al cornetto!…ma il fatto è che tu a me non mi dai ascolto, non mi ascolti proprio!..dici che sono severo, che lo traumatizzo e intanto, questo, a furia di mangiare così diventerà obeso…poi, se aggiungi che non fa neanche sport…Io non sono cattivo: potrei mai essere cattivo con mio figlio?, io lo dico per il suo bene!…quello è un fatto di salute!…”, rimprovera concitato la moglie, il signor Nicola Lo Zito, cameriere di origini pugliesi di ritorno con la famiglia a Cerignola, città natia, per le vacanze di Pasqua. “Nico’, ma io che ci posso fare se nostro figlio tiene fame?…quello è piccolo,ne’!, deve crescere!…”, replica la moglie, Amalia,mentre il figlio, Salvatore, un bambino di sette anni, giocando con una biglia, la lancia involontariamente verso il tavolino di Cutugno, che, raggiunto al viso, si schermisce in tempo per scansare la pallina di vetro. “Ah, ma lo vedi che hai fatto!…”, urla al figlio, Amalia, mentre scruta il cantautore che ha riconosciuto immediatamente : “Ne’, Nicola ma hai capito chi ha colpito tuo figlio?…Cutugno, il cantante!…”. “Chiiiii?, Amalia, ma che dici?…e che ci fa Cutugno qua?…”, domanda Nicola, raggiungendo la moglie, nel frattempo avvicinatasi al cantautore: “Ne’, Amalia, mo’ che lo guardo bene bene da vicino: tieni proprio ragione, è davvero Cutugno, Cutugno, in persona!…”. “Sì, in effetti, posso confermarvi che si tratta di me…cioè, sì: sono proprio io, Toto Cutugno!”, prende la parola il cantautore, continuando: “Però, vi prego, non rimproverate il bambino!…un colpo di biglia sferrato da quella distanza è pericoloso, sì, ma è pur sempre una marachella infantile!…Insomma, io ho già dimenticato!…”. “Signor Cutugno, noi la ringraziamo!…lei è così gentile!…però noi vorremmo fare qualcosa per farci perdonare da lei per il gesto di nostro figlio…”, cerca di scusarsi Nicola, aggiungendo: “Vede, il fatto è che Salvatore, nostro figlio, questo dispetto , proprio a lei, non lo doveva fare…Io e mia moglie siamo emigrati qua a Roma dieci anni fa, appena sposati e da allora lavoriamo entrambi come camerieri…adesso ,stiamo tornando giù , in Puglia, nella nostra città d’origine, Cerignola, per le vacanze di Pasqua…Per qualche mese, però, quest’inverno, io sono andato a lavorare in un grande albergo in Germania per sostituire un amico e guadagnare qualcosa d’extra…e lì, a Dusseldorf, dove mi trovavo, mi ha fatto tanta compagnia la sua canzone: “L’italiano”…la trasmetteva tutti i giorni la mattina presto la radio della comunità italiana e, parlando tutto il giorno il tedesco, ascoltarla è stata l’unico modo per sentirmi a casa!…”. “Caro, Nicola, io la ringrazio…lei non sa quanto è importante per me quello che ha detto!…!”, risponde commosso Cutugno, chiosando: “Questa è stata la prima canzone che ho cantato… perché fino a quel momento avevo sempre e solo scritto le canzoni per altri…Poi l’organizzatore del Festival di Sanremo, Gianni Ravera, mi convinse a partecipare e a cantare questo brano, che, in realtà avrebbe dovuto cantare Adriano Celentano…Certo, non ho vinto, mi sono classificato quinto, ma ,in compenso ,è stata la canzone più trasmessa, ascoltata e cantata da gente perbene e onesta come voi, voi che siete i veri italiani, anzi: gli italiani veri!…”.
“Proposi ad Adriano Celentano di cantare al Festival di Sanremo il brano “L’italiano”. Lui disse: “Non la canterò mai questa canzone. Le persone sanno che sono un italiano vero, non c’è bisogno che lo dica in un brano”. Quella fu la mia fortuna e “L’italiano” divenne la canzone simbolo della mia carriera”. Così, il cantautore e compositore Toto Cutugno, ricordava qualche tempo fa, in un’intervista, i suoi esordi da cantante,dopo un decennio nelle vesti di produttore e di autore di canzoni. Nato il 7 luglio 1943 a Tendola, frazione di Fosdinovo, in provincia di Massa e Carrara, da un sottufficiale di Marina, originario di Barcellona Pozzo di Gotto(Messina), e da una casalinga, Salvatore, questo il vero nome dell’artista, cresce con i tre fratelli a La Spezia,dove la famiglia si trasferisce per motivi di lavoro. Avviato alla musica dal padre, trombettista, a nove anni entra nella banda della città come suonatore di tamburo, anche se poco dopo, da autodidatta, impara a suonare la batteria. In seguito, iscrittosi a tredici anni a un concorso regionale di musica dove si classifica terzo, passa allo studio della fisarmonica non potendo permettersi l’acquisto di un pianoforte. Costituito nella prima metà degli anni Sessanta il gruppo “Toto& i Rockers”, lo abbandona ben presto per entrare come batterista nella formazione “Ghigo e i goghi“, altra breve esperienza, visto che nel 1965 dà vita al gruppo “Tato e i Tati“, con cui, fra il 1965 e il 1970, per la casa discografica Carosello Records, incide quattro 45 giri e partecipa alla manifestazione “Un disco per l’estate” con la canzone “Questo fragile amore“, di cui compone anche la musica, registrata insieme con il brano: “Aspetto lei“. Successivamente, sposatosi con la fidanzata Carla, forma il gruppo degli Albratos, con cui oltre a suonare,inizia a cantare facendosi notare dal paroliere Vito Pallavicini, autore del brano “Azzurro”, interpretato da Adriano Celentano, grazie al quale partecipa insieme alla sua formazione , dapprima al Festival di Sanremo 1976 con la canzone “Volo AZ504“, classificandosi al terzo posto, e poi al Festivalbar con “Nel cuore nei sensi”, brano esportato in Francia da Gérard Lenorman. Tornato al “Festival della canzone” con “Gran premio”, nel 1977 inizia la carriera da solista pubblicando il 45 giri “Come ieri, come oggi, come sempre”/”Ragazza madre”,che non riscuote il consenso sperato, cui segue l’incisione del brano “Donna donna mia”, diventata poi sigla del programma di Mike Bongiorno “Scommettiamo?”. Tuttavia, non dimenticate le sue origini di autore, scrive ancora per Adriano Celentano la canzone “Soli”, al primo posto in classifica per diversi mesi, insieme con altri brani contenuti nell’omonimo album pubblicato nel 1979, stesso anno nel quale registra ,sempre per la casa discografica Carosello Records ,il disco d’esordio “Voglio l’anima“. Alternata l’attività di autore (scrive, tra gli altri, per la cantante Dalida e per il cantante Miguel Bosé) a quella di cantautore, nel 1980 partecipa e vince il Festival di Sanremo con la canzone “Solo noi”, tra i primi venti singoli più venduti dell’anno. Poi preso parte al Festival di Tokyo con il brano “Francesca non sa” e al Festivalbar con le canzoni “Innamorati” e “Olympic Games, quest’ultimo composto da lui,ma cantato da Miguel Bosé, incide “Flash” ,sigla dell’omonima trasmissione di Mike Bongiorno. Riscosso un altro successo con il brano “Il tempo se ne va“,scritto con il paroliere Cristiano Minellono e cantanta da Adriano Celentano, inserito nell’album 33 giri “Un po’ artista un po’ no“, incide altri due album nelle vesti di cantante e autore: “Innamorata, Innamorato, Innamorati” e “La mia musica“. Nel 1983, partecipato nuovamente in gara al Festival di Sanremo con il brano “L’italiano“, si classifica al quinto posto, ottenendo però il consenso della giuria popolare. La canzone, scritta in collaborazione con Minellono , era stata proposta a Celentano, che, però, ne rifiutò l’interpretazione, decretando così l’affermazione di Cutugno come cantautore, testimoniata anche dal primo posto nelle classifiche italiane ed europee guadagnato per diverse settimane. Tornato fra il 1984 e il 1989 sul palco sanremesesia in veste di autore che di cantautore con i brani: “Serenata“, “Noi ragazzi di oggi“, cantato da Luis Miguel, “Azzurra maliconia”, “Figli”, “Io amo“, interpretato da Fausto Leali, “Il sognatore“, cantato da Peppino Di Capri, “Canzone d’amore” , interpretato dai Ricchi e Poveri, “Emozioni”, “Io per le strade di quartiere”, cantato da Franco Califano, “Per noi“e “Se non avessi te” , interpretati da Fiordaliso, “Le mamme” e “La fine del mondo”, interpretato di Gigi Sabani, partecipa alle trasmissioni Domenica In e Piacere Raiuno per le quali scrive le sigle “Una domenica italiana” e l’omonima “Piacere Raiuno, rivelando doti di conduttore e intrattenitore. Collezionato un altro secondo posto (il quarto) al “Festival dei Fiori” con la canzone “Gli amori“, cantata in coppia con Ray Charles, ottiene una rivincita vincendo l’Eurovision Song Contest 1990 con “Insieme:1992“. Nel decennio Novanta, si divide tra il ruolo di conduttore (presenta “Non è facile essere uomini”, con Raffaella Carrà e Fabrizio Frizzi, “Stasera mi butto…e tre!”, con Giorgio Faletti, “Domenica In” e “I fatti vostri“), e quello di paroliere; nel 1994 , infatti, scrive il brano “Se mi ami” , presentata in gara al Festival di Sanremo da Claudia Mori e nel 1995 partecipa in gara al medesimo Festival con la canzone “Voglio andare a vivere in campagna”. Nel 2004, condiviso l’ennismo secondo posto al Festival di Sanremo con Annalisa Minetti, insieme con cui interpreta il brano “Come noi nessuno al mondo“, scopre di essere affetto da una malattia e nel 2008, dopo aver subito un intervento ed essersi ripreso, ritorna al Festival di Sanremo con la canzone “Un falco chiuso in gabbia“,classificandosi al quarto posto, per poi partecipare al Festival negli anni successivi come ospite (nel 2011, canta “L’italiano” con Tricarico e nel 2013, “L’italiano” e “Nel blu dipinto di blu” con il Coro dell’Armata Rossa). Nel 2016, scritto il brano benefico “Le nostre mani”, interpretato con Al Bano, Fausto Leali e il Minicoro Monterosso di Bergamo,il cui ricavato viene devoluto per l’acquisto di vaccini per i bambini di tutto il mondo, compone la canzone “Ti lascio amore”, cantata da Mina e Adriano Celentano einserito nell’album “Le migliori”. Giudice nella trasmissione musicale di Rai Uno “Ora o mai più” , legato da un affetto profondo al figlio Nicolò, avuto da un’altra donna , in un momento di distacco dalla moglie, di recente, ha detto di sé : “Dieci anni fa mi hanno diagnostico un tumore. Un intervento mi ha salvato la vita, grazie ad Al Bano, mio fratello , che mi ha aiutato moltissimo. Da lì è cambiata la mia vita, adesso non mi importa più niente.Ho un figlio che è la mia vita, la mia luce. Invece prima, se un pezzo non piaceva, mi arrabbiavo. Ho sbagliato tutto nella mia vita. Se non avessi avuto ‘sto carattere difficile, probabilmente avrei avuto molto di più”.