Sab. Apr 1st, 2023

Ho tanta rabbia dentro, perché molto prima che iniziasse l’inferno pieno, scrivevo di prendere ad esempio ciò che stava avvenendo a Codogno. Non solo, esortavo a prendere come punto di riferimento quello che stavano facendo in Cina. I cinesi sono un popolo compatto, quando c’è da seguire le regole lo fanno tutti insieme. Lo fanno per il bene della nazione. Da Codogno era partito tutto, quell’area del lodigiano era stata immediatamente messa in quarantena, sottovalutando quello che poteva succedere altrove, visto che il virus ha una incubazione che va dai 4 ai 7 giorni. Quindi chiunque si fosse spostato dalla zona rossa prima della scoperta del primo caso, avrebbe potuto infettare gli altri. Cosa non proprio remota visto quello che è successo nei giorni precedenti. Qualunque fosse stata la fonte di contagio, tutta la Lombardia doveva finire in quarantena, subito, senza tentennamenti. Invece no, si è pensati all’economia. Nel timore che l’economia potesse precipitare, hanno sottovalutato ciò che poteva accadere. Mentre Codogno lentamente si risvegliava, il resto della Lombardia piombava nell’inferno totale.

È chiaro che monta la rabbia, perché il grande fenomeno di contagi attuali, poteva essere arginato con provvedimenti restrittivi capaci di non mandare in tilt le strutture ospedaliere. Il rischio più grande è proprio il collasso della sanità. Ora gli ospedali sono al collasso perché scarseggiano le sale intensive. C’è un altro grande errore: mentre a Wuhan costruivano un nuovo ospedale in 15 giorni destinato soltanto al coronavirus, da noi si continuava a chiacchierare. Siamo un popolo di chiacchieroni buoni a fare solamente i leoni da tastiera, ma alla conta dei fatti, non siamo capaci di prendere decisioni lampo che servono a salvare tutto e tutti.