Categories: Cronaca

Un papà malato di tumore: voglio morire a Palermo, la Croce Rossa lo trasporta dalla Germania

Puoi togliere un meridionale dalla sua terra, ma non togli il meridione dal suo cuore. Così è stato per Vincenzo Corda, fabbro trasferitosi in Germania, che come ultimo desiderio ha chiesto di ritornare nella sua Palermo. Al giovane fabbro, 31 anni, che si era trasferito in germani per lavoro insieme alla sua famiglia, arriva la sentenza di morte nell’ospedale di Heidelberg. Lui era convinto di aver sconfitto il tumore, purtroppo i sanitari tedeschi gli comunica che non c’è più nulla da fare.
Vincenzo chiede alla sua famiglia di farlo morire a Palermo. Sentire per l’ultima volta l’odore del mare. Vedere la sua terra prima di andarsene. È un desiderio grosso come il mare, che i familiari non sanno come esaudire. È la mente della mamma di Vincenzo che si illumina di speranza: la croce rossa italiana. Il trasporto sanitario, molto delicato per le condizioni critiche del paziente, è stato organizzato in due giorni dal Comitato di Susa (Torino). In un video della croce rossa, la moglie Ro Rosanna Filippone e gli altri familiari raccontano l’ultimo viaggio di Vincenzo. “Con lui sull’ambulanza c’era sua madre e dai loro racconti ho compreso quanta umanità gli operatori tutti hanno dimostrato – racconta la consorte nel video – a loro, e in particolare all’infermiere Fabio Iannetta, siamo molto grati: per questo abbiamo acconsentito al video sul suo ultimo viaggio. Tutti devono sapere che esiste una parte buona dell’Italia; gli operatori della Cri fanno questo lavoro, ma sono volontari. Sensibilizziamo su questo tema”. Per Vincenzo quel viaggio rappresentava il ritorno a casa, nella sua terra, quella terra dove voleva far ritorno e costruirsi una casa per se e per la sua famiglia.
“Prima di partire – aggiunge Rosanna – Vincenzo non parlava più, non mangiava più, dovevo imboccarlo. Ma quel viaggio, con il quale ero in contatto telefonico, gli avevo ridato forza e speranze. Durante quei 2mila chilometri ha chiesto di fermarsi per un hamburger; una volta in Sicilia ha chiesto subito una brioche, ma soprattutto ha parlato con i suoi assistenti, con loro si è aperto, ha raccontato le sue speranze, i suoi desideri da papà”
Vincenzo ha potuto godersi e ammirare la sua terra solo per due settimane. Dopo due settimane dal sua arrivo in Sicilia per lui non c’è stato nulla da fare. Il suo ricordo è rimasto impresso nel cuore e nella mente dell’infermiere Fabio Iannetta, che si è preso carico della sua storia dal primo contatto con la famiglia per organizzare il trasporto sanitario. “Durante 24/30 ore di viaggio a 20-25 centimetri di distanza dal paziente si crea un legame di sofferenze e speranze che, seppur breve, è molto forte; noi del Comitato Cri di Susa compiamo 10-15 trasporti sanitari al mese, ma questa esperienza ci è rimasta più impressa per come si è poi spezzata”, conclude Iannetta.

Redazione

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