ROMA- Ormai le istituzioni dello stato stanno prendendo una brutta piega. Ieri la cassazione ha emanato una decisione che somiglia più ad una follia che una scelta saggia. Il “diritto a morire dignitosamente” va assicurato a ogni detenuto. Il giudice deve quindi verificare e motivare “se lo stato di detenzione carceraria possa comportare una sofferenza e un’afflizione di tale intensità” da andare oltre la “legittima esecuzione di una pena”. Follia allo stato puro di un ramo delle istituzioni italiane.
Toto Riina è il boss mafioso che ha dato ordini di morte senza pensare alla dignità di chi uccideva. L’ha fatto solo per sete di potere e in nome della mafia che doveva combattere lo stato. Riina non ha mai dimostrato pietà per le vittime innocenti. Oggi lo stesso stato vuole che abbia una morte dignitosa. Ma di cosa stiamo parlando. Ci sono voluti anni e anni di caccia per acciuffare l’uomo delle terribili stragi di mafia e tanto sangue sparso per la Sicilia e anche in Italia, il più feroce capo di Cosa Nostra e condannato all’ergastolo, e deve scontarlo fino all’ultimo giorno di vita, ma in un carcere.
Credo che i governi che hanno il dovere di fare le leggi, ma quelle serie, facciano una legge che impedisca a chi ha sparso sangue senza pietà, a non avere attenuanti una volta che è entrato in carcere. Il passaggio della cassazione va contestato immediatamente e senza pretese tali che possano portare il capo di cosa nostra fuori dal carcere, magari in una villa sontuosa, a godersi gli ultimi anni di vita come un normale cittadino onesto. Uno stato serio non può permetterlo.
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