Ci vuole un piano diplomatico che coinvolga i leader mondiali per fermare questa guerra. Ai dialoghi devono andarci i vertici mondiali e insieme trovare una quadra che definisca un piano strategico per fermare questa emorragia militare. Una mossa sbagliata può scatenare l’inferno. Davanti a noi c’è solo lo spettro di una guerra nucleare. Una cosa del genere in poco meno di quarantacinque minuti potrebbe costare la vita a più di ottanta milioni di persone. È da escludere.
Il no alla No Fly Zone da parte del Pentagono, che forse teme, come tutto il mondo, che una mossa errata nello scacchiere ucraino possa far rotolare il mondo verso la valanga della Terza Guerra Mondiale, è saggia. Qui non si tratta solo di difendere l’Ucraina, qui si tratta di difendere il mondo da un conflitto mondiale dai contorni incerti.
La guerra si combatte soprattutto a livello diplomatico. I negoziati tra Ucraina e Russia dopo tre round si è arrivati all’apertura, traballante, di alcuni corridoi umanitari e di un breve cessate il fuoco. Ma sono le grandi potenze che dovrebbero capire che bisogna trovare una soluzione che non sia solo negli interessi dell’Ucraina ma sia capace di fermare le ostilità per sempre. La Cina non abbandona Putin, proponendosi come mediatore. Sarebbe opportuna farla entrare in gioco mediando con entrambi affinché si trovi quell’accordo che vada oltre l’espansione della Nato, e garantisca a quell’area uno stato cuscinetto che faccia da paciere tra Europa e Asia. Un ruolo non marginale, ma che sia un input affinché in quell’area non si aprono più fronti militari, e l’Ucraina diventi quello stato garante per la pace tra i due continenti. Non è difficile ottenere una soluzione del genere. Si può fare.
Soluzioni ci sono, ma vanno messe in atto affinché cessi la sofferenza del popolo ucraino e le preoccupazioni del mondo intero per un conflitto mondiale che nessuno vuole. Alle parole devono seguire i fatti, e questi fatti al momento non si vedono. Si ascolta solo propaganda che di certo non aiuta.