ROMA- La deriva nel nostro paese iniziata a fine anni settanta e inizio anni ottanta. Dopo il periodo storico degli anni sessanta, dove il nostro paese ha scoperto un momento di prosperità, le politiche successive hanno portato alla distruzione del valore umano. Le tecnologie non prodotto quello che si voleva. Ogni evoluzione dovuta al progresso tecnologico ha portato al regresso. Tutto quello che è stato costruito con le forza delle braccia è stato demolito dalla tecnologia improvviso che ha invaso le società moderne ed evolute.
Sostituire l’uomo con le macchine ha portato alla fine della manodopera umana. Non solo le macchine, ma anche la produzione è stata sostituita con i criteri dettati dalle borse mondiali, che hanno reso la produttività un qualcosa da poterne fare a meno e convinti che le scartoffie erano più potenti della produzione. Una spirale selvaggia che ha portato all’impoverimento, oltre, chiaramente, alla corruzione come strumento di fregatura nei confronti dei più deboli che, guarda caso, erano gli unici che avevano costruito ricchezze.
Il progressivo sviluppo delle macchine che nel mondo del lavoro hanno sostituito l’uomo, hanno portato dritti alla disfatta, rendendo l’essere umano inutile. Poi le continue tecnologie che oggi collegano un continente all’altro in maniera velocissima, hanno demolito il dialogo tra le persone, rendendo inutile pure incontrarsi per un caffè come si faceva nel dopoguerra.
Insomma, se continuiamo in questo modo, proseguendo su questa strada auto-demolitrice, arriveremo al punto che l’essere umano su questa terra diventa inutile. Tutte le innovazioni future, se si vuole salvare veramente il mondo, devono concentrarsi sul rispetto dell’essere umano che ha il diritto di vivere la vita lavorando.