Violentata, non otterrà nessun indennizzo. L’Italia che non rispetta le direttive europee

TORINO- Dopo aver lavorato una giornata intera, Roberta sta facendo ritorno a casa. Già assapora la tranquillità delle mura domestiche, la cena consumata in pace, quando un uomo la aggredisce mentre lei sta aprendo il box del garage.

Violentata, non otterrà nessun indennizzo. L’Italia che non rispetta le direttive europee

TORINO- Dopo aver lavorato una giornata intera, Roberta sta facendo ritorno a casa. Già assapora la tranquillità delle mura domestiche, la cena consumata in pace, quando un uomo la aggredisce mentre lei sta aprendo il box del garage. Il balordo, un 40enne italiano, la assale alle spalle, prima la violenza carnale e poi la rapina. Lo stupratore viene condannato a 8 anni e due mesi di carcere. Ma per Roberta non c’è niente. Roberta si rivolge al Tribunale civile di Torino per chiedere che la presidenza del Consiglio dei ministri la paghi per l’omessa attuazione della “Direttiva Ce numero 80 del 2004” che, come ricorda anche la Stampa, “impone agli Stati membri di garantire un adeguato ed equo ristoro alle vittime di reati violenti intenzionali”. Il giudice, però, respinge il ricorso.
La direttiva europea prevede che le vittime di reati violenti intenzionali siano risarcite dallo Stato perché in molti casi “non possono ottenere un risarcimento dall’autore del reato, in quanto questi non può essere identificato o non possiede le risorse necessarie”. Ma, si legge sulla Stampa, per i giudici “aver subito un stupro e una rapina non dà diritto di per sé al risarcimento”. La vittima è chiamata a dimostrare che lo stupratore non sia in grado di pagare perché indigente. “Per i giudici torinesi – si legge la Stampa – la donna non avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per ottenere quel risarcimento direttamente dall’uomo che l’ha violentata”. Questa è l’Italia che non rispetta le direttive europee.