ROMA- In questo paese c’è un potere, quello mafioso, che ha sempre cercato nella politica i soggetti deboli da poter usare per innescare la miccia della corruzione. Questo potere ormai è consolidato e nel corso degli anni ha portato alla scoperta di tanti casi giudiziari che hanno visto politici e mafia andare a braccetto.
Non c’è nessuna area di questa nazione che sia immune da questo fenomeno corruttivo che muove miliardi di euro ogni anno. Ovunque c’è una gara di appalto può esserci l’infiltrazione mafiosa. Nessuno è immune. Le tante inchieste portate alla luce hanno dimostrato che non c’è colore politico nella corruzione che si salvi. Chi in un modo, chi in un altro, hanno sottratto qualcosa al popolo italiano.
Il problema di fondo sta nel fatto che a governare le istituzioni italiane, le regioni, ma anche i comuni, sono quasi sempre le stesse persone. Oltretutto c’è il percorso politico che vede attori cambiare poltrona nelle sedi istituzionali: dai comuni passano alle regioni, dalle regioni al parlamento. Una carriera politica che porta ad avere sempre le stesse facce, anche se cambiano simbolo di partito, a pigiare i bottoni del potere politico.
Il male sta qui, però il popolo non si rende conto che in tutto ciò ha il 90% delle colpe. Votare sempre gli stessi individui da mandato a loro di continuare a gestire la cosa pubblica in modo inappropriato. Sempre le stesse persone significa favorire interessi personali dei soggetti in campo e non vogliono mai uscire dalla politica. La corruzione si innesca proprio quando le mafie trovano personaggi politici disposti ad appoggiarli in cambio dell’interesse personale, che possa essere a fini elettorali, con il voto di scambio, oppure con corruzioni vere e proprie con scambio di denaro.
È una spirale difficile da debellare finché il popolo italiano non si rende conto che non può più dare fiducia sempre alle stesse persone, altrimenti i veri corrotti non sono i politici e i mafiosi, ma è il popolo che li appoggia diventando i veri complici del sistema.