Mica si vuole un nuovo progetto Action T4 di Hitler

 “Quelle dei disabili – diceva Hitler – erano vite indegne di essere vissute” . Questo sosteneva il Führer a proposito degli sventurati. Probabil…

Mica si vuole un nuovo progetto Action T4 di Hitler

“Quelle dei disabili – diceva Hitler – erano vite indegne di essere vissute” . Questo sosteneva il Führer a proposito degli sventurati. Probabilmente molti ignorano che l’olocausto nazista cominciò proprio dai disabili. Le persone portatrici di handicap, sia minori e sia adulte, furono le prime vittime delle pratiche di annientamento, sterilizzazione ed eutanasia, estese poi nella Shoah. I primi documenti ritrovati che confermano l’orrore nazista, riguardano proprio la persecuzione e i campi di sterminio dei disabili. Il progetto T4, così era definita l’eutanasia di massa degli adulti disabili, che portò alla morte circa settantamila cittadini tedeschi, iniziò nel 1939, per arrestarsi poi, ma solo apparentemente, su pressione dell’opinione pubblica e della Chiesa, nell’agosto del 1941. Nemmeno durante la guerra lo sterminio dei disabili si fermò, e non mise da parte neppure i Paesi invasi, con terribili postumi anche in Italia, come testimonia la deportazione dei disabili ebrei internati negli ospedali psichiatrici di Venezia, deportati ad Auschwitz-Birkenau. La Germania di Hitler fu, dunque, il terreno primario, dove queste teorie progredirono e si eseguirono, e nel luglio 1933, a pochi mesi dalla presa di potere, Hitler emanò la famosa legge sulla sterilizzazione, che entrò in vigore per tutto il Reich il 25 luglio dello stesso anno per motivi strettamente politici. Infatti, il 14 di luglio il Reich aveva firmato un accordo economico con il Vaticano, e l’emanazione della legge sulla sterilizzazione avrebbe potuto incrinare i rapporti con la Santa Sede. La realizzazione della campagna contro i disabili si avvalse anche di una serie di regolamenti emanati su base regionale cui fece seguito, il 18 ottobre 1935, la legge sulla salute coniugale, che impediva i matrimoni e la procreazione tra persone disabili, favorendo una serie di pratiche abortiste, previo consenso della donna, per quei soggetti affetti dalle seguenti patologie: schizofrenia, cecità ereditaria, deformità fisica ereditaria, alcolismo, frenastenia, epilessia ereditaria e altre malattie mentali e fisiche. In seguito alla robusta campagna di sterilizzazione, si passò alla soppressione organizzata dei bambini disabili. Infatti, nel 1938 Hitler prese a pretesto il caso del neonato di una famiglia di nome Knauer, per attivare il progettato programma di eutanasia. Sembra che, non si hanno notizie certe sul sesso, il figlio o la figlia degli Knauer era nato con gravi handicap; non è stato possibile ricostruire con certezza l’esatta natura del suo disturbo, ma le testimonianze sembrano concordare sul fatto che fosse cieco e che i medici avessero formulato nei suoi confronti la diagnosi di idiotismo, e inoltre il neonato soffriva di convulsioni. Il padre del bambino consultò Werner Catel, direttore della Clinica infantile dell’Università di Lipsia, e gli chiese di accogliere il figlio. Catel ricoverò il neonato, ma più tardi avrebbe affermato che il padre gli chiese di sopprimere il bambino, pretesa cui aveva opposto un rifiuto trattandosi di un atto punito dalla legge. Suddetti appelli giunsero a Hitler attraverso la sua cancelleria privata, dove già erano state raccolte invocazioni simili. Questa Cancelleria diretta da Philipp Bouhler, preparava le informazioni per il Führer, il quale decise di intervenire nel caso Knauer, ordinando a Karl Branda, suo medico di scorta, di esaminare il neonato, di consultarsi con i medici di Lipsia e di uccidere il bambino nel caso in cui la diagnosi avesse confermato le condizioni fisiche e psichiche indicate nell’istanza. A Lipsia, Brandt si consultò con i medici curanti, confermò la diagnosi e autorizzò l’eutanasia, quindi il bambino fu ucciso. Dopo l’uccisione del neonato Hitler autorizzò Brandt e Bouhler a istituire un programma di soppressione dei bambini portatori di difetti fisici o mentali, e li nominò suoi plenipotenziari per il programma di eutanasia infantile. E mi fermo qui… ma potrei raccontare molto altro.
Vi starete chiedendo il perché di questa lunga, triste e orribile introduzione del mio articolo… Accontento subito la vostra curiosità. Le notizie degli ultimi giorni, come “Il Governo Monti taglia 658 milioni di euro destinati ai disabili gravi” mi hanno trasmesso inquietudine e hanno riportato alla mia mente quanto sopra citato, e dico il perché. Questo governo sembra detestare la parte debole degli italiani; sembra dichiarare: “Vi siete ammalati? Provvedete da soli a curarvi!” “Siete nati con un handicap? Siete disabili? Colpa vostra, noi non spenderemo un euro per voi!” ‒ e ancora ‒ “Mamme! Avete messo al mondo figli malati? e ora badateci voi!” … Ecco cosa io leggo e vedo nelle decisioni centrali! Insomma, questo governo non è dalla parte degli ultimi, delle fasce più deboli, infatti, se ben notate nulla è tolto ai redditi più alti, dove un aumento di tassazione graverebbe certamente meno rispetto alle classi economicamente svantaggiate. Al contrario, i nostri ministri pensano bene di fendere sulla sanità e sul sostegno alle persone disabili, come i malati di Sla! Inaudito! Ho l’impressione che la morte dei disabili, per i nostri attuali governanti, rappresenterebbe un “incremento economico” notevole, quindi, i tagli sono fondamentali per “il bene del Paese”. Che vergogna! Uccidono i disabili pian piano eliminando anche quel minimo sostegno… Un’ulteriore vile condanna! I comitati pretendono maggiore rispetto per la vita dei disabili e per le loro famiglie, ma quello che preme di più è l’incremento del fondo non-autosufficienza di 400 milioni esenti da Isee. Un finanziamento, in compartecipazione economica delle Regioni, per i Piani Assistenziali Individualizzati (PAI) per i contributi diretti alle famiglie. L’appello richiede di predisporre un atto legislativo di riduzione del 5% dei posti in Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) a carico del servizio sanitario regionale e prevedere un contributo di 30 mila euro per invogliare il rientro al domicilio dei pazienti. La protesta è verso la inosservanza del diritto alla salute nei confronti di chi soffre e combatte, e stavolta in piazza ci sono anche i malati in prima persona, questo dimostra che il Paese è in rovina… mentre chi ci governa forse sta pensando anche al progetto action T4…