“Monica Vitti : “Un ‘attrice di senno tra le tante di seno”

È stata la cantastorie di un ‘Italia che credeva in se stessa ,che aveva ancora il coraggio di cercare una risata e poi un pianto che fossero autentici e non ridotti a merce da barattare in cambio di uno spettatore in più.

“Monica Vitti  : “Un ‘attrice di senno tra le tante di seno”

È stata la cantastorie di un ‘Italia che credeva in se stessa ,che aveva ancora il coraggio di cercare una risata e poi un pianto che fossero autentici e non ridotti a merce da barattare in cambio di uno spettatore in più.
Ha raccontato l’Italia del cinema e quella del teatro che celebrava i suoi protagonisti come eroi ,pensando che fossero fatti di irraggiungibile celluloide ,mentre in realtà erano “borghesi piccoli -piccoli “ fatti di carne ed ossa. L’Italia nevrotica e problematica che di notte non riusciva a dormire perché ancora si interrogava sulle sue stragi senza volto, sui suoi morti senza nome ; non quella di oggi, della coscienza anestetizzata dai soldi facili e dagli alibi da comprare al mercato delle false lusinghe .
Ha mostrato il volto delle donne vere e il vero volto delle donne di qualsiasi condizione sociale ; quelle che sognavano in disparte da un uomo con il quale parlavano ma con il quale non riuscivano a comunicare .
È stata madre,moglie trascurata ,ferita dal maschilismo dell’esilio dalla partita di pallone della domenica ; dal sessimo che le vietava “una distrazione” perché donna e che invece, consentiva al marito perché uomo ,con un permissivismo complice ,di portare l’amante persino sul posto di lavoro.
Come uno strumento dà vita alle note di uno spartito ,trasformandole in melodia ,così ha saputo far suonare le corde di un malumore comune tra donne condannate dalla realtà della storia e da società arcaiche legate all’inganno dell’indulgenza da conquistare con l’offerta della domenica e dal cilicio da indossare per sedersi all’ ultimo posto alla tavola del capofamiglia.
Donne che dovevano difendere l’onore e che per farlo avrebbero dovuto tradire la loro dignità di esseri liberi e che invece ,sorprendentemente ,sceglievano di conquistarsi” con la pistola” un posto nella civiltà delle donne moderne.
Interprete del triangolo amoroso marito- moglie –amante ora proletario ,ora borghese ; di un dramma della gelosia che si concludeva in tragicommedia.
In una società in pieno fermento abortista e divorzista ma ben ancorata ad una ragione cattolica e democristiana ,è stata una fedifraga rea confessa di essersi innamorata di un altro uomo in un tentativo goffo e malriuscito di simulare una conquistata parità e libertà sessuale ,ironizzando sulla nuova frontiera del progresso : la coppia aperta. Ovvero quell’unione in cui tanto il marito ,quanto la moglie si dimostrino ben disposti di fronte all’eventualità che il proprio matrimonio diventi come un tram all’ora di punta : affollato di gente che tenta di entrare persino dai finestrini.
Una voce, la sua ,dai canoni nuovi : agrodolce eppure fatale , ammaliante ,conturbante ; una particolarità che diventa impronta di un carattere e di una personalità uniche.
Un corpo ,il suo che con vis comica ha sottratto all’uso gratuito e volgare di un linguaggio non verbale ammiccante fine a se stesso,sterile e privo di contenuti che regala turbamenti di facile e breve (troppo) consumo, dimostrando così di essere un’attrice di senno tra le tante di se