“Louis Armstrong : la voce nera che tinse la musica dei colori dell’anima”

New York . 5 Luglio 1971 . E’ una calda sera d’ estate e la gente ha voglia di ascoltare della buona musica . All’ Empire Rooms del Waldorf- Astoria , è di scena , con il suo show , il più famoso musicista e cantante jazz del ventesimo secolo e, il primo artista di colore ad uscire

“Louis Armstrong : la voce nera che tinse la musica dei colori dell’anima”

New York . 5 Luglio 1971 . E’ una calda sera d’ estate e la gente ha voglia di ascoltare della buona musica . All’ Empire Rooms del Waldorf- Astoria , è di scena , con il suo show , il più famoso musicista e cantante jazz del ventesimo secolo e, il primo artista di colore ad uscire dal ghetto : Louis Daniel Armstrong , noto a tutti, in città , come ” Satchmo ” , ” Pops ” , ” Dippermounth” ( per l’abitudine di rinfrescarsi le labbra , tra un’ esibizione e l’altra , attingendo dell’ acqua da un secchio , con un mestolo) , ” Re degli Zulu (popolo africano celebrato nel varipinto Carnevale di New Orleans). All’ ingresso dell ‘ Astoria , il grande orologio scandisce il rintocco , puntando le sue lancette girevoli sulle ore 21:00 .La folla del pubblico pagante si accalca all’entrata dell’elegante locale nel cuore della ” Big Apple” ; compitamente , prende posto in sala e siede ai tavoli , ordinando tartine e , bevendo champagne, mentre l’atmosfera si carica di attese e di un fumo grigio e denso sprigionato dalle pipe e dai sigari di avventori tediati , in cerca di distrazione . Di colpo, due lampadari opachi ,appesi al soffitto, si spengono , lasciando il locale completamente al buio ; una sola luce, qualche attimo dopo, illumina il volto bonario e il sorriso d’avorio del ” Re del ritmo sincopato” il quale , dopo aver salutato il raffinato consesso degli spettatori con uno squillante ” Good evening” e , aver agitato in aria la sua tromba , prima di intraprendere una spericolata improvvisazione strumentale sulle note di ” When the saint go maching in ” , si abbandona ad un’ accorata e intensa confessione : ” Ogni volta che chiudo gli occhi per soffiare sulla mia tromba, guardo nel cuore della buona , vecchia New Orleans ….. Mi ha dato qualcosa per cui vivere ! ” . Poi , un applauso fende la commozione, le labbra si stringono intorno all’ imboccatura del suo strumento ; prende fiato, chiude gli occhi . Davanti a sè , come previsto, appare l’immagine della sua ” Terra- Madre”: New Orleans, scissa tra l’ ebbrezza gioiosa dello” Spiritual” e del” Rag time” e il silenzio di una misera realtà di segregazione e di sfruttamento colonialistico . Proprio quella New Orleans in cui prosperava il cotone ,perchè lambita dalle correnti calde provenienti dal Golfo del Messico mitigate dalle fresche umidità del Lago Mississipi, lo accolse il 4 Agosto del 1901 nel triste sobborgo residenziale di : ” Back of Town ” , mostrandogli, subitaneamente, i componenti della sua famiglia ,discendente da una stirpe di schiavi neri, coltivatori. Il padre William, però fuggì,presto, con un’ altra donna e , la madre, Mayann per sopravvivere, decise di prostituirsi, delegando la crescita e l’educazione sue e della sorella Beatrice, alla nonna Josephine e allo zio Isaac. La sua infanzia trascorse tra la scuola ( la ” Fisk School”) , il lavoro minorile svolto per mantenersi ( raccoglieva carta e avanzi da rivendere ai ristoranti del posto) e gli sporadici incontri con il padre e con la madre . L’amore non ricevuto si tramutò in rabbia e , Louis , all’età di undici anni venne espulso dalla scuola : episodio in seguito al quale ,scappò di casa e visse di espedienti, cantando per le strade. Una serie di bravate, ( impugnò la pistola del patrigno , sparando dei colpi per celebrare il nuovo anno) , lo condussero alla permanenza forzata in un riformatorio : l’ ” Home for colored waifs ” dove l’ incontro fortunato con Peter Davis , professore e leader della banda musicale dell’ istituto , sembrò lenire il dolore per quegli affetti mancati , facendogli scoprire la passione per la musica e , l’interesse per uno srumento a fiato , la cornetta . A quattordici anni , lasciato il riformatorio, non resistè alla tentazione della strada e si sostentò suonando in bande musicali cittadine e in locali notturni : Black Berry , proprietario del” Dance hall”, lo impiegò , infatti, come membro della sua orchestra composta da professionisti quali Bunk Johnson , Kid Ory , Joe “King” Oliver ( suo mentore e figura paterna ) . Parallelamente , date le straordinarie doti di autodidatta , venne chiamato nella band di Fate Marable esibendosi a bordo di battelli , esperienza che lui stesso definì : ” Una via per l’ Università ” e, quando Joe “King” Oliver nel 1919 si trasferì a New York , lo sostituì alla guida della piccola formazione . Il 19 Marzo del 1918 , una timida ragazza di nome Daisy Parker diventò sua moglie e Clarence , una bambina di tre anni orfana della madre , (sua cugina ) , sua figlia : quest’ultima , coinvolta in un incidente automobilistico , riportò un grave trauma che la rese disabile mentale. I giovani coniugi Armstrong ,non riuscendo ad affrontare una situazione tanto drammatica, si separarono ,ufficializzando il fallimento del loro matrimonio . Già a vent’anni, Louis, manifestò nel corso dei suoi spettacoli ,la capacità di leggere le note musicali , malgrado la scarsa conoscenza della teoria musicale, e di eseguire assoli di tromba con personalità e stile , dando luogo ad improvvisazioni solistiche in vece di quelle collettive , tipiche del jazz e, a performance canore. Nel 1923 , grazie all’ interessamento di Joe “King” Oliver , emigrò a Chicago ( capitale del jazz ), dove entrò a far parte di numerosi complessi in qualità di : ” seconda cornetta” in jam session e in gare all’ insegna dello ” Scat sing” (parole non sensate , pronunciate sull’onda di un ritmo trascinante ) e dove incise dischi con le case discografiche ” Gerrett Records”e ” Okeh Records” , interpretando canzoni di Hoaggy Carmichael. Proficua poi, si rivelò anche la collaborazione con la seconda moglie , la pianista : Lil Hardin , incontrata nel 1924 e , per la quale, si spostò a New York interrompendo ogni rapporto con Joe ” King” Oliver , accusato dalla stessa di esercitare su di lui un ‘eccessiva influenza . Quindi , prese parte all’orchestra di Fletcher Herdensen e , a quella di Duke Ellington , a Roseland : per la prima volta nella storia , un cantante di colore , si esibì in un locale pubblico destinato ai bianchi , il” Roseland Bel Room “di Den Redman . Nel 1925 , dopo vari duetti con alcuni cantanti blues ( Bessie Smith , Ma Roiney , Alberta Hunter ), ritornò a Chicago e, alternò agli impegni musicali con la moglie , quelli con il gruppo degli ” Hot five / seven” ( Kid Ory , John Dodds , Johnny St Cry ) con il quale realizzò hits come : ” Potato Head Blues ” e ” West Eld Blues . Nel 1926 fu nuovamente a New York per esibirsi con il quintetto degli ” Erskine Tate ” presso il Vendome Theatre e per comporre colonne sonore ,arrangiando in chiave jazz arie d’opera . Dopo la separazione dalla seconda moglie Lil , riprese a suonare in locali notturni come il” Sunset Cafè” di Al Capone ( gangster della Mala siculo-americana) con la” Dickenson orchestra “, ribattezzata :” Louis Armstrong and his Stompers “, armonizzando duetti di successo con il pianista Hines. Nel 1929 , il crollo della Borsa di Wall street , determinò una crisi economica internazionale : i risparmiatori che , fiduciosi , avevano investito capitali e risorse , si ammassarono fuori dalle banche prive di liquidi e incapaci di erogare prestiti e sovvenzioni a imprese e a privati cittadini . La” Grave depressione “,i cui sintomi si attenuarono soltanto nel 1940, produsse i suoi effetti anche nel mondo dell’ Arte : molti i night e i locali destinati alla chiusura , tra questi : il” Cotton Club “che riaprì i battenti solo nel 1936. Eppure Louis Armstrong non smise di creare la sua musica , cimentandosi con la commedia musicale( ” Hot chocolate” scritto da Andy Razal e dal pianista Fats Waller) e con una serie di partecipazioni a film “leggeri” (” Ex fleme” del 1931). Incise numerose canzoni per l’RCA : da “Sturdust” a ” Lazy River” , per poi spostarsi a Los Angeles dove avviò una collaborazione con Bing Crosby presso il ” Cotton Club” locale . Tuttavia, una vicenda spiacevole ( una condanna penale per possesso di marijana ) lo spinse a far ritorno a Chicago e , in seguito , a New Orleans dove , accolto da amici e conoscenti come un eroe , fu nominato testimonial di una squadra di basball, la cui mascotte , recò il suo nome. Gli anni Trenta si chiusero con molteplici grattacapi : dalla scoperta della truffa ordita ai suoi danni dal manager Collins e, consumatasi a sua insaputa ,all’ aggravarsi di problemi di salute che compromisero l’uso delle sue labbra , ormai , deformatesi ( cosa che gli impedì di lavorare per un lungo periodo). Si consolò , allora , con la radio : infatti nel 1937 condusse ( primo uomo di colore a svolgere questo ruolo) un programma per la CBS e , nel 1943, al termine di un tour on the road , si stabilì definitivamente a New York , nel quartiere di Queens , nei cui locali effettuò più di trecento serate. In pieno Dopoguerra , costituì la formazione orchestrale :” All Stars’ “, conquistando la copertina del “Time magazine” del 21 Febbraio del 1949. Gli anni Cinquanta furono segnati dall’ attivismo politico contro l’ apartheid ( anche se poco pubblicizzato) e dall’ impegno in favore degli afro-americani per il conseguimento dell’uguaglianza e dei diritti civili da parte degli stessi . Finanziò, in tal senso, l’operato del predicatore protestante di colore : Martin Luther King, (assassinato a Memphis il 4 Aprile del 1968 )e, nel 1957, in piena Guerra Fredda , polemizzò apertamente con il presidente degli Stati Uniti , il repubblicano Eisenhover, accusandolo di essere ” Falso” e ” Smidollato” a causa della sua neutralità tra le due posizioni , segregazionista e anti-segregazionista e ,cancellò un tour in URSS , perchè ” non avrebbe mai rappresentato all’ estero un governo che fosse in conflitto con la gente di colore” . Negli anni Sessanta , a seguito di concerti tenuti in Africa, America ed Europa e ,reduce dal successo dei brani : ” Hello Dolly” ( del 1964 per l’omonima commedia) e di ” What a wonderful world ” , approdò in Italia , nel Febbraio del 1968 , al Festival di Sanremo ,interpretando al fianco della collega e amica Lara Sant Paul , in un goffo italiano, la canzone ” Mi va di cantare “, scusandosi sul finale per la sua pronuncia imperfetta. Negli anni Settanta , incise la sua ultima canzone : ” We have all the time in the world ” , colonna sonora del film di John Berry ” James Bond al servizio di Sua Maestà ” . La canzone ” When the saint go maching in ” è terminata : Louis riapre gli occhi, spalancandoli sulla sala che , in tripudio , lo acclama . La serata è finita , il riflettore si spegne ; il locale chiude : è l’alba e” l’omino del jazz” va a casa. Sale le scale della sua abitazione newyorkese , nel quartiere di Queens : un momento prima di varcare la soglia , si volta e alza la testa per guardare il cielo , è un ‘alba diversa dalle altre. Entra in casa , ripone su di una sedia la custodia contenente la sua inseparabile compagna di viaggio , la tromba. Accende il televisore : la BBC , sta rimandando in onda il frammento di un discorso tenuto dal dirigente del movimento dei musulmani neri degli Stati Uniti , Malcom x, il 3 Aprile del 1964 ( sarebbe stato ucciso nel 1965) ” Il fatto di essere nato qui in America non basta a renderci americani. Infatti, se fosse sufficiente il diritto di nascita , non ci sarebbe bisogno di nessuna legislazione, di nessun emendamento alla Costituzione e ora non si assisterebbe all’ ostruzionismo parlamentare dei diritti civili . Per trasformare un polacco in americano non c’è bisogno di approvare nessuna legge sui diritti civili. No , io non sono americano. Sono uno dei ventidue milioni di uomini dalla pelle nera che sono vittime dell’americanismo , uno dei ventidue milioni di vittime della democrazia che non è altro che un ‘ipocrisia travestita” . Il vecchio Louis è stanco , vuole riposare: spegne il televisore , annota nel suo diario ciò che ha mangiato com’è solito fare da trent’anni , ma non ancora pago e satollo di musica , si dirige verso la collezione dei suoi dischi per estrarne uno: lo inserisce nell’attempato mangiadischi , si adagia su di una poltrona a fiorami . Le note di” What a wonderful world” si propagano nella stanza ; lentamente reclina il capo, pensando : ” Ho avuto una bella vita . Non ho pregato per ciò che non potevo avere e ho avuto all’ incirca tutto ciò che desideravo, perchè ho lavorato ” . Così , se n’è andata, la mattina del 6 Luglio del 1971 , la voce nera che tinse la musica dei colori dell’anima.