Coronavirus: l’Italia è un popolo difficile da capire
Ci sono volute due settimane e più di cinquemila morti per far capire ai cittadini che era fondamentale rimanere a casa per evitare la diffusione del coronavirus. Ci sono voluti più di cinquemila morti per far comprendere al governo che la vita era più importante dell’economia.

Ci sono volute due settimane e più di cinquemila morti per far capire ai cittadini che era fondamentale rimanere a casa per evitare la diffusione del coronavirus. Ci sono voluti più di cinquemila morti per far comprendere al governo che la vita era più importante dell’economia.
Siamo un popolo strano, dobbiamo essere guidati con la manina come si fa con i bambini, altrimenti non comprendiamo i rischi che si corrono. Siamo un popolo che prima attaccava le forze dell’ordine e ora le chiede per sorvegliare tutto. Sono andati negli ospedali ed hanno aggredito medici e infermieri, poi ora li osannano, poiché sono quelli che salvano la vita. Siamo un popolo che pure dinanzi ai morti si affacciava ai balconi e cantava. Ci sono voluti tremila morti per farli smettere di cantare. Siamo un popolo strano, poiché comprende le cose sempre in ritardo.
I social hanno partorito tanti luminari della medicina, della scienza, della virologia, che scrivono post a casaccio solo perché qualcuno ha detto una stupidaggine. Per non parlare degli economisti da tastiera, che non fanno altro che ripetere quello che gli ha insegnato la loro parte politica o ascoltano tanti di quei luminari che alla fine si credono loro i luminari dell’economia. C’è tanta gente che scrive, ma non sa nemmeno cosa significa lavorare. Si scrive, tanto non si ha nulla da fare.
Siamo un popolo che, oggi, crede che l’economia sia quella di prima. Non capisce che già adesso molte cose sono cambiate. “Sulla base delle indagini campionarie della Banca d’Italia, si può calcolare che le famiglie più direttamente colpite dalla chiusura dell’attività sono circa il 19% del totale”. Oggi, “per il 40% di esse il calo di reddito, se il fermo durasse due mesi, sarebbe superiore ai depositi; anche attingendo a 5000 euro di prestiti informali da parenti e amici, la quota di famiglie per cui la perdita di reddito eccede le risorse rapidamente mobilizzabili resterebbe di circa un quarto”. Il pericolo è proprio ritrovarsi senza più nulla, e sono tante le famiglie che già prima vivevano alla giornata.
Poi c’è il fronte stato. Oggi tutti gli stati sono colpiti dal coronavirus, tutti avranno ripercussioni economiche. A questo punto chi paga i debiti, chi presta il denaro, se la produzione è ferma e il popolo è stato chiuso in casa? Non vogliono stampare moneta per non far alzare l’inflazione, ma i soldi non ci sono, e non ci saranno nemmeno dopo. A molti sfugge che immediatamente dopo questa grande tempesta, che ha colpito tutti indistintamente, si dovrà azzerare tutto per ricominciare un nuovo percorso che non tenga conto delle regole del passato, perché non serviranno più.