Antonello Venditti: “Canto d’amore e d’impegno”

Primavera 1999. Roma, Università La Sapienza. Nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, il cantautore e musicista Antonello Venditti, presiede la cerimonia per la consegna del suo diploma di Laurea in Giurisprudenza, conseguita nei primi anni Settanta.

Antonello Venditti: “Canto d’amore e d’impegno”

Primavera 1999. Roma, Università La Sapienza. Nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, il cantautore e musicista Antonello Venditti, presiede la cerimonia per la consegna del suo diploma di Laurea in Giurisprudenza, conseguita nei primi anni Settanta. Nell’aula Magna, affollata di studenti e ammiratori, il cantautore sale sul pulpito per tenere la sua “Lectio magistralis” sulle figure di Garibaldi e Nino Bixio e sui Moti del 1848 , quando, principiato il discorso, fa una digressione sull’adolescenza, ricordando gli inizi da cantautore e il difficile rapporto con i genitori. “Buongiorno a tutti!…Visto come sono educato?…Oh, mia madre sarebbe fiera di me!…”, esordisce Venditti, continuando, visibilmente emozionato: “Be’, a parte gli scherzi, mia madre era un sergente di ferro…a queste cose ci teneva moltissimo…era molto severa…e debbo confessarvi che questa Laurea io l’ho presa proprio per lei: la Professoressa di Latino e Greco Wanda Sicardi!…Oh, talmente severa che non mi ha mai passato una versione ai tempi del Liceo, il “Giulio Cesare”…lo sapete no, che era la mia scuola?…E sì, per forza, che lo sapete: ho scritto pure una canzone!…Mia madre ci teneva che studiassi per bene, che prendessi dei buoni voti…Del resto, la comprendo: un’insegnante con un figlio svogliato, che non ami lo studio, nun se può senti’!…Io però, ero distratto: lo ammetto!…il fatto è che io suonavo…e se suonavo il pianoforte, la colpa o il merito, fate voi!, era pure il suo…Oh, è stata lei a farmi prendere lezioni, anche perché, vi rivelo una cosa: aveva una voce meravigliosa…tanto che è stata sul punto di fare l’annunciatrice radiofonica all’Eiar, se non fosse stato per mio padre,che non voleva. Già, mio padre!…e qui veniamo all’altra metà del cielo: il funzionario integgerrimo dello Stato, diventato poi Viceprefetto di Roma, “Vincenzino Italo”, molisano di Campolieto (Campobasso)…Non vi dico le strigliate quando partecipavo alle manifestazioni studenteche…Tipo qualla volta di Valle Giulia, nel 1968…quando ci fu lo scontro tra i gli universitari e la Polizia, a seguito dello sgombero da parte degli agenti della Facoltà di Architettura, che era stata occupata…Tanto per capirci con i più giovani di voi, si tratta della minifestazione che ispirò a Pasolini la famosa poesia “Il PCI ai giovani”, in cui affermava di simpatizzare per i poliziotti…Be’, ve potete immagina’, al mio ritorno a casa, quel giorno, quante non me ne abbia dette!…”. Io, comunque, lo ringrazio, perché se c’ho ‘sto spirito anarchico “che dentro mi rugge”, è pure grazie a lui!…Anzi, io li ringrazio entrambi, perché se sono stato e sono , quello che sono, lo devo a loro e alle nostre tensioni…Non vi dico poi quando scoprirono che scrivevo canzoni a quattordici, a sedici anni, tipo: “Roma capoccia”….spacciato, finito!…praticamente un ragazzino traviato…anche se allora me ne stavo sempre rintanato in camera mia, anche perché ero un po’ in sovrappeso e me nascondevo…Oh, poi, però me so’ ripreso col Folkstudio, con De Gregori…il nostro duo e dopo…molto dopo, negli anni Ottanta-Novanta, con le canzoni d’amore, quelle per rimorchiare, pe’ fa’ colpo!…Insomma, per farvela breve, prima di parlare di Garibaldi, Bixio e dei Moti del ’48, la mia vita si potrebbe sintetizzare così: canto d’amore e d’impegno, da oltre trent’anni!”.
“Ho vissuto come tanti altri la volontà ,con la mia generazione, di cambiare il mondo. In realtà, il mondo ha cambiato noi e tanti di quei sogni e di quei progetti che avevamo non si sono realizzati. Ma io ci credo ancora e cerco di pensare positivo. Ora, al posto di cento sogni, penso che sia giusto averne due, ma fattibili. Dopotutto credo ancora che il mondo si possa cambiare”. Così, il cantautore e musicista Antonello Venditti, in un’intervsita rilasciata a un quotidiano qualche anno fa. Nato a Roma, l’8 marzo del 1949, da Wanda Sicardi, insegnante di Latino e Greco e da Vincenzino, funzionario dello Stato e Viceprefetto della Capitale di origini molisane di Campolieto(Campobasso), “Antonello Italiano“, questo il vero nome del cantautore, si avvicina alla musica da bambino, prendendo lezioni di pianoforte. Adolescente schivo e insicuro, per via dei problemi di obesità da cui è affetto, a quattordici anni scrive le sue prime tre canzoni: “Sor Rosa”, “Lontana è Milano” e “Roma Capoccia“, alternando la musica allo studio : frequenta infatti il Liceo Classico “Giulio Cesare“. Diplomatosi verso la fine degli anni Sessanta, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza, laureandosi nel 1973. Quindi, specializzatosi in Filosofia del Diritto, firma il suo primo contratto discografico con la It di Vincenzo Micocci, debuttando al Folkstudio, laboratorio per la formazione dei giovani autori e musicisti. Esordito come autore (firma “E’ la fine della vita”, lato B del 45 giri “Il prete rosso”, inciso dal gruppo “Le impressioni“), durante un viaggio in Ungheria con l’amico e collega Francesco De Gregori, decide di costituire con quest’ultimo un duo, che dà presto alle stampe l’album “Theorius Campus“, contenente i brani “Roma Capoccia“, “Sora Rosa” e “Ciao uomo”, che partecipa alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia. Poi, inciso il disco da solista “L’orso bruno”, con all’interno le canzoni, arrangiate da Vince Tempera: “L’ingresso della fabbrica“, scritta insieme con De Gregori, ispirata alle sonorità di Elton John, “E il ponti so’soli”, cantata in dialetto romanesco, “Lontana è Milano“, storia di emigrazione e “Il mare di Jan”, compone due brani per Mia Martini: “Ma quale amore” e “Ruba”. Poi, fra il 1973 e il 1974, passato alla casa discografica RCA, diretta da Ennio Melis, pubblica l’album “Le cose della vita“, contenente sette nuove canzoni: “Le tue mani su di me”(interpretata in seguito da Patty Pravo), “Il treno delle 7” e “Mio padre ha un buco in gola“, incentrata sulle tensioni familiari e con il padre, ferito durante la Seconda Guerra Mondiale. Produttore dei due dischi dell’amico del Folkstudio, Giorgio Lo Cascio , nel 1974 registra insieme con il gruppo Beat Cyan il disco “Quando verrà Natale“, che riscuote un discreto successo grazie ai brani “Marta” e “Campo de’ fiori“. Tuttavia, l’anno della vera e propria svolta è il 1975 , quando incide “Lilly”, brano classificatosi al primo posto in hit-parade, che dà il titolo a un disco contenente la canzone in dialetto romanesco “Santa Brigida“, le ballate “Attila e la stella“, il brano ironico “Penna a sfera“,dedicato a un giornalista che lo aveva criticato in un articolo, e la canzone “Compagno di scuola”,ispirata ai ricordi del Liceo. Nel 1976, ancora un disco, “Ullàlla”, per cui si avvale degli arrrangiamenti del collega Ivan Graziani, con i brani: “Nostra signora di Lourdes“, incentrato sul compromesso storico e “Canzone per Seveso“, dedicata al disastro ambientale causato dall’ICMESA di Seveso. Firmato un nuovo contratto con la casa discografica Philips, nel 1978-1979 registra gli album “Sotto il segno dei pesci”, con cui ritorna in vetta alle classifiche e “Buona domenica”. Allontanatosi dalla scena per alcuni problemi familiari (la separazione dalla moglie Simona Izzo, madre del suo unico figlio, Francesco)collabora con Luca Barbarossa, suonando il pianoforte nella seconda versione di “Roma spogliata“, contenuta nel disco dello stesso Barbarossa. Negli anni Ottanta, fondata l’etichetta Heinz Music (distribuzione Ricordi-Bmg), pubblica i dischi: “Sotto la pioggia” (1982), “Cuore”(1984), “Venditti e segreti” (1986), e registra il live “Circo Massimo“, per festeggiare il secondo scudetto della squadra di calcio della Roma, contenente due inediti: “Grazie Roma” e “Circo Massimo“. Nel 1985 , uscito il doppio live, dal titolo: “Centocittà“, gira il video della canzone che dà il titolo al disco, scegliendo come protagonista l’amico regista e attore Carlo Verdone, per il quale, l’anno successivo, compone la colonna sonora del film: “Troppo forte“. Inaugurato il 1988 con il record di vendite dell’album “In questo mondo di ladri”, contenente brani come “Ricordati di me“, bissa il successo a distanza di qualche anno, nel 1991, con il disco “Benvenuti in paradiso“, contenente canzoni quali: “Alta marea“. Poi, fra il 1992 e il 1999, incide gli album: “Da San Siro a Samarcanda”, “Prendilo tu questo frutto amaro” e “Antonello nel paese delle meraviglie”. Quindi, festeggiato il cinquantesimo compleanno ritirando presso l’Università La Sapienza, la laurea in Giurisprudenza, conseguita nei primi anni Settanta, nel 2000 registra il disco “Goodbye Novecento” e partecipa come ospite al Festival di Sanremo. Nel 2001, vinto dalla Roma Calcio il terzo scudetto, organizza un altro concerto al Circo Massimo, da cui ricava l’album “Circo Massimo2001”, cui, nel 2003, segue il disco “Che fantastica storia è la vita”. Il 2004, invece, è l’anno della vittoria del Premio Lunezia e della pubblicazione dell’album “Campus live”,mentre nell’anno 2006/2007 pubblica i dischi: “Diamanti” e “Dalla pelle al cuore“. Nel 2009, pubblicato il doppio cd antologico “Le donne“, si cimenta nella scrittura del suo romanzo autobiografico “L’importante è che tu sia infelice”, breve parentesi cui fa seguito un’intensa attività musicale con la registrazione fra il 2011 e il 2015 degli album: “Unica“, “Io, l’orchestra, le donne e l’amore”, “70.80 Ritorno al Futuro”, “Tortuga“(quest’ultimo contenente il singolo “Cosa avevi in mente“, uscito in occasione del suo 66° compleanno). Ottenuto il secondo Premio Lunezia e il premio Musicultura, nel 2019 celebra il quarantennale di “Sotto il segno dei pesci“,con la partecipazione, nuovamente in veste di ospite d’onore, al Festival di Sanremo, e con il tour “Venditti & Friends“, nel quale duetta con Zucchero Fornaciari e Ultimo. Intervistato di recente, di sé e della sua lunga carriera, ha detto: “In realtà devo ancora esordire. Sono una specie di turista, anche di me stesso, mi appassiono, faccio un sacco di mestieri. La vita della star è una sciocchezza. Ti fa diventare ozioso. Io preferisco la vita normale, nella mia Roma. Come alcuni cantautori, io sono il frutto dei quartieri, dei baretti e dei parcheggi di questa città. Io sono Roma, ho tutte le contraddizioni di questa città. Nell’ultimo periodo, però, ho paura, perché la mia vita sta iniziando a essere compiuta e sono un po’ felice”.