7,7 milioni di persone che stanno a casa in attesa di guarigione da covid. Un numero elevato rispetto alle altre ondate. L’impreparazione del nostro tessuto sanitario fa ancora da padrone in questo momento delicato. Dopo due anni il sistema sanitario si è fatto ritrovare di nuovo impreparato. Non solo il sistema sanitario, ma anche scuola e trasporti sono rimasti indietro col tempo. Questo è il fattore più negativo che in questo momento richiede veramente di riempire pagine e pagine di giornali.
Qualcosa però sta cambiando, poiché si inizia a fare più riflessione e, forse, un pizzico di verità inizia a emergere. La prima che spiega che “effettuare richiami, i vaccini attualmente a disposizione finiranno per non provocare più la risposta immunitaria al Covid”, è l’Ema, l’ente di regolazione europea per le medicine, che arriva proprio mentre negli Stati membri della Ue si comincia a ipotizzare l’inizio della campagna per la quarta dose. Anche l’Oms è sulla stessa lunghezza d’onda è chiede alle case farmaceutiche di testare nuovi sieri. Infatti secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sarebbe necessario avere “vaccini nuovi” per rallentare i contagi causati dalle nuove varianti. Basandosi sui propri dati, l’OMS ha infatti dichiarato che bisogna sviluppare nuovi vaccini anti-Covid, in modo che questi risultino essere ad alto impatto “sulla prevenzione dell’infezione e della trasmissione”.
Non basta più prevenire le forme della malattia più severe e la morte, bisogna impedire la trasmissibilità del virus. È chiaro che la funzione di un vaccino è proprio quella di fermare le epidemie impedendo il diffondersi dei contagi. Cosa che non è successo con gli attuali sieri in uso. Su questo bisogna ragionare a fondo, altrimenti si rischia di non uscire facilmente da questo vortice di infezioni che continua inesorabilmente ogni qualvolta c’è l’insorgenza di nuove varianti. Sono proprio le varianti che mantengono in vita l’epidemia, ed esse si rincorrono con una tale facilità che alla fine non porta a ragionare fattivamente su quello che possa essere il futuro.
Ora si inizia a parlare anche dell’importanza delle cure domiciliari, che finora erano rimaste inascoltate, ma l’evidenza ha fatto capire che aggredire il virus immediatamente dà i suoi frutti. La vigile attesta è stato il neo dell’epidemia. Solo ora i medici di base iniziano a scrivere medicinali esistenti sul mercato che riescono ad arginare i disastri dell’attesa. “Non c’è nessuno che va a visitare a casa i pazienti Covid”. E’ quanto denuncia ai microfoni della trasmissione Fuori dal coro il dott. Salvatore Totaro, medico di famiglia che presta servizio a Messina. Tante richieste di incontri per cercare di indicare quali erano le terapie domiciliari precoci più efficaci per curare i malati Covid, ma la porta del Ministro Roberto Speranza è “sempre rimasta chiusa – ha affermato l’ex cardiologo nella trasmissione dell’11 gennaio 2022”. Le linee guida ufficiali raccomandano «vigile attesa». E, per trattare febbre o dolori, tachipirina, è stato sempre questo il percorso che, però, in alcuni casi ha portato al peggioramento del quadro clinico del paziente positivo. Esiste invece un protocollo elaborato dall’Istituto «Mario Negri» che prevede di intervenire subito, ancor prima dell’esito di un tampone positivo, partendo da farmaci comuni come l’Aulin (nimesulide). Queste linee guida sono state definite in un algoritmo e messe in pratica da otto medici di famiglia tra le Ats o Asl di Bergamo, Varese e Teramo per le cure domiciliari di 108 pazienti. Risultato: soltanto uno ha avuto necessità di un ricovero in ospedale. Il dato ha un valore se confrontato con il percorso clinico di altri 108 pazienti malati di Covid, perfettamente analoghi e comparabili per età, sesso, patologie pre-esistenti e iniziale sviluppo dei sintomi. In questo secondo gruppo, le persone che hanno avuto bisogno di un ricovero sono state 12. Il valore medico e umano di prevenire ed evitare percorsi clinici di aggravamento per i malati, può essere tradotto anche in un risparmio per il sistema sanitario: perché se l’unico paziente del gruppo a «terapie guidate» è rimasto in ospedale per 19 giorni con un costo approssimativo di 9 mila euro, i 141 giorni di degenza complessivi per i 12 malati del secondo gruppo hanno pesato oltre 60 mila euro. E infine si è dimostrato che quei trattamen