Da quando la pandemia da Sars-CoV-2 ha preso piede, gli italiani hanno imparato a proprie spese che la scienza non sempre si dimostra granitica nelle sue convinzioni. É successo con il virus, definito variabilmente prima poco più di un’influenza e poi la peste bubbonica. È capitato coi tamponi, considerati all’inizio sicurissimi, poi viatico di emorragie gravissime e infine la “colpa” dell’aumento dei contagi a causa dei falsi negativi. Accade ancora oggi con i vaccini, dove non v’è consenso unanime sull’utilità di immunizzare con una dose bambini e guariti dal Covid. Insomma, da quando è iniziata l’epidemia non c’è stato mai un parere unanime tra esperti. Ognuno è andato per la propria strada. Non c’è stato un confronto o un dialogo unanime tra esperti, per garantire agli italiani una corretta informazione. La disinformazione è partita proprio dall’alto. I fatti lo dimostrano in pieno, poiché nell’estate 2020 si diceva che il virus era clinicamente morto, che il virus non era più letale, ma alla fine ad inizio settembre del 2020 il virus ha fatto i suoi contagiati e i suoi morti trascinando l’intero paese nell’incubo peggiore. Mentre all’inizio dell’epidemia era solo il nord a subire il danno maggiore del virus, a ottobre 2020 tutta la nazione si è vista travolta dall’epidemia. Troppi errori che ancora oggi continuano. A dicembre del 2020, quando sono arrivati i primi siero, autorevoli virologi televisivi e illustri politici, dichiaravano che con il siero saremmo usciti dall’emergenza, che col siero si ritornava liberi, a distanza di dodici mesi dalla prima dose il governo italiano si prepara a reprimere ancora di più gli italiani oltre a pubblicizzare con forza la terza dose. Tutti gli attori in campo stanno perdendo credibilità, partendo dalla classe dirigente, che finora ha sbagliato quasi tutte le mosse portando il paese a ritornare indietro invece di guardare avanti.