nzo Biagi: “Maestro di vita!”
Primavera 2007. Roma, stabilimenti televisivi della Rai. Nella redazione del programma RT Rotocalco Televisivo è in corso una riunione per decidere l’argomento della prima puntata.

Primavera 2007. Roma, stabilimenti televisivi della Rai. Nella redazione del programma “RT Rotocalco Televisivo” è in corso una riunione per decidere l’argomento della prima puntata. L’ideatore e conduttore della trasmissione, il giornalista Enzo Biagi, tornato da poco in azienda dopo la risoluzione del suo contratto, avvenuta nel 2002 e un allontanamento durato cinque anni, propone , a pochi giorni dalla festa della Liberazione, una puntata sulla Resistenza. “Sì…mi sembra il modo migliore per ricominciare!…” , esclama entusiasta Loris Mazzetti , collaboratore del cronista. “Però…”, si fa avanti con spregiudicatezza un giornalista alla sua prima esperienza,“Però , così, rischiamo di annoiare il pubblico più giovane!…Forse , sarebbe il caso d’introdurre anche qualcosa di più “moderno”, sì, insomma , di più attuale rispetto alle solite interviste ai partigiani…ad esempio, si potrebbero intervistare quanti “resistono” tutti i giorni alla camorra, alla mafia…abitanti di quartieri periferici, esponenti di associazioni!…”. “Sono contento che il nuovo arrivato abbia avuto la forza, il coraggio di esprimersi, di esprimere le proprie idee…lo apprezzo molto!…” , ribatte Biagi con tono pacato, continuando : “Tuttavia, mi preme precisare che se da un lato l’intraprendenza è una buona qualità per un giornalista, specie alle prime armi, la capacità di ascolto lo è ancor di più!…Vede, giovanotto, occorre sempre accertarsi prima di parlare che il proprio interlocutore abbia finito di esporre il suo pensiero…altrimenti si rischia di far la figura dei prevaricatori o , nella migliore delle ipotesi, dei saccenti!…E’ vero , ho superato gli ottant’anni e mi sono addentrato da un pezzo in quella fase della vita che Italo Svevo, avrebbe chiamato “senilità”, ma non sono ancora rimbambito…Vede, so bene che il pubblico è cambiato, che i tempi sono cambiati, ma “valori” quali la libertà, la giustizia, l’uguaglianza anche se possono sembrare “antichi” , anacronistici, sono , in realtà, irreversibilmente “attuali” per usare un termine che l’è caro!…In tutta la mia carriera , ho sempre considerato il giornalismo come un servizio pubblico al pari dei trasporti, dell’acquedotto…Perciò, stia pur sicuro che non manderò mai nelle case degli Italiani acqua inquinata!…” . Poi , definiti i dettagli del puntata insieme agli altri collaboratori, terminata la riunione e , salutati i redattori, si alza ed esce dall’ enorme sala al secondo piano dell’edificio,per raggiungere la sua stanza. Il giovane cronista, allora, rivolgendosi a Mazzetti, sentenzia proccupato : “E’ la fine!…sono spacciato : adesso mi manderà via!…” ; “Aspetta a disperarti!…” , lo rincuora il collega più maturo, “Biagi è un “montanaro”, un burbero…ma è un grande “maestro di vita”!… la strigliata che ti ha fatto, è a fin di bene, ti servirà per imparare!…E poi, vedrai che fra qualche giorno, avrà già dimenticato tutto!…” .
“Ho sempre sognato di fare il giornalista, lo scrissi anche in un tema alle medie : lo immaginavo come un “vendicatore”, capace di riparare torti e ingiustizie […]ero convinto che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo” . Così, il giornalista, scrittore,conduttore Enzo Marco Biagi scriveva della sua professione nell’incipit dell’autobiografia “Era ieri” ,edita nel 2005 da Rizzoli. Nato a Pianaccio di Lizzano in Belvedere , piccolo centro dell’Appennino tosco-emiliano, il 9 agosto del 1920, dal capo magazziniere di uno zuccherificio e da una casalinga , già all’età di nove anni, dopo aver letto “Martin Eden”di Jack London, maturò la decisione di diventare giornalista. Infatti, iscrittosi presso l’istituto tecnico per ragionieri “Pier Crescenzi”, diede vita insieme ai compagni di classe alla rivista “Il Picchio”, soppressa dopo qualche mese dal regime fascista. Pubblicato nel 1937, a soli diciassette anni, sul quotidiano “L’Avvenire d’Italia”, il suo primo articolo di critica letteraria dedicato al poeta Marino Moretti, iniziò con il giornale una proficua collaborazione , occupandosi di cronaca di colore e di interviste a cantanti lirici. “Estensore” di notizie per il “Carlino Sera”, edizione pomeridiana de “Il Resto Carlino”, il 18 dicembre del 1943 sposò la fidanzata Lucia Ghetti, maestra elementare. Membro delle brigate Giustizia e Libertà legate al Partito d’Azione, fu staffetta partigiana e curatore del giornale “Patrioti” con il quale informava la gente sul reale andamento della guerra. Nel 1945, entrato con le truppe alleate a Bologna, annunciò alla radio l’avvenuta liberazione e poco dopo fu assunto in qualità di inviato speciale e critico cinematografico dal direttore del “Giornale dell’Emilia” (ex “Resto del Carlino”). Reduce dal “Giro d’Italia”, nel 1947 partì per la Gran Bretagna dove seguì il matrimonio della futura regina Elisabetta II. Nel 1951 , malgrado i suoi articoli sull’alluvione in Polesine avessero riscontrato un largo consenso tra i lettori , fu allontanato dal “Carlino” per via delle sue dichiarazioni anti-bomba atomica , considerate dal direttore del quotidiano “sovversive”. Ottenuto dall’editore Arnoldo Mondadori l’incarico di caporedattore del settimanale “Epoca” , nel 1952 si trasferì a Milano con la famiglia (erano già nate le figlie Bice e Carla, cui si aggiunse nel 1969 Anna). Divenuto direttore grazie alla grande risonanza della sua inchiesta sul “caso Wilma Montesi” , (l’omicidio di una ragazza romana in cui furono coinvolti tra gli altri il prefetto di Roma e il ministro Attilio Piccioni), riuscì a surclassare la concorrenza de “L’Espresso” e de “L’Europeo” con approfondimenti sulle notizie della settimana e i racconti sull’Italia del boom. Costretto a lasciarne la direzione, a causa di un articolo sugli scontri di Genova e Reggio Emilia contro il governo Tambroni, qualche mese dopo, fu assunto come inviato speciale da “La Stampa”. Il 1° ottobre del 1961, nominato direttore del Telegiornale, realizzò un Tg più vicino alla gente, “Che fosse al servizio del pubblico e non al servizio dei politici”. Apparso per la prima volta in video nel marzo del 1962 come conduttore del suo “RT Rotocalco Televisivo”, decise presto di dimettersi per via , racconta, “Della sua incapacità a tenere gli equilibri politici”. Riprese ,quindi, le collaborazioni con i quotidiani “La Stampa”e “Corriere della Sera” e con il settimanale “L’Europeo”, nel 1967 assunse la direzione della rivista letteraria “Novella”, trasformandola in un giornale di cronaca rosa. Tornato in Rai nel 1968, realizzò programmi di approfondimento quali “Dicono di lei”, serie di interviste a personaggi famosi , tramite frasi , aneddoti sulle loro personalità e “Terza B, facciamo l’appello”, in cui numerose celebrità incontravano dei loro ex compagni di classe, amici dell’adolescenza, e amori. Nel decennio Settanta , invece, continuando ad alternare collaborazioni con quotidiani nazionali, s’impegnò insieme con l’amico e collega Indro Montanelli nella creazione de “Il Giornale”. Di nuovo sul piccolo schermo, fra il 1977 e il 1980 condusse la trasmissione d’attualità “Proibito” , cui seguirono due cicli d’inchiesta internazionali “Douce France” e “Made in England”. Riscosso un ampio successo con le interviste al finanziere Michele Sindona, all’ex brigatista Alberto Franceschini e al dittatore libico Mu’ammar Gheddafi, negli anni Ottanta condusse i programmi “Linea diretta” e “Spot” , rotocalco che proponeva l’analisi del fatto della settimana , mediante il coinvolgimento dei vari protagonisti (storici i suoi incontri con il mistico indiano Osho Rajneesh e il leader sovietico Michail Gorbacev). Ideatore di “trasmissioni tematiche” come “Che succede all’Est?” , sulla fine del comunismo, “I dieci comandamenti all’italiana”, (per cui ricevette i complimenti di papa Giovanni Paolo II e del cardinale Ersilio Tonini), “Una storia”, dedicata alla lotta contro al mafia, “Processo al processo su Tangentopoli” e “Le inchieste di Enzo Biagi”, nel 1995 fu autore e conduttore de “Il Fatto” , programma di approfondimento sulle notizie del giorno nel corso del quale incontrò personaggi come Sophia Loren , Marcello Mastroianni e Indro Montanelli. Poi, compiuti gli ottant’anni , celebrati dalla Rai con uno speciale, a seguito di due interviste realizzate a ridosso delle elezioni politiche del 2001 (una a Roberto Benigni, in cui l’attore si espresse in modo “satirico” e pungente su Silvio Berlusconi, sul conflitto d’interessi e sul contratto con gli Italiani e l’altra a Indro Montanelli, nella quale il giornalista attaccò pesantemente il centro-destra e il suo leader), fu denunciato all’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) per “violazione della par condicio” e successivamente assolto. Decisosi comunque a non rinnovare il suo contratto con la Rai,il 31 dicembre del 2002 interruppe con l’azienda ogni rapporto di collaborazione. Colpito da due gravi lutti : la morte della moglie Lucia e della figlia Anna, continuò la sua attività giornalistica scrivendo editoriali sul “Corriere della Sera” , sino al ritorno in televisione avvenuto il 22 aprile del 2007 con una nuova serie della celebre trasmissione “RT Rotocalco Televisivo”. Colpito improvvisamente da un edema polmonare , si spense nella clinica milanese dov’era ricoverato da alcuni giorni, la mattina del 6 novembre dello stesso anno, all’età di ottantasette anni. Ricordato dai colleghi e dalla gente presso la camera ardente allestita in una sala del comune di Milano, riposa nel piccolo cimitero del borgo natale di Pianaccio. Autore , scrittore di numerosi saggi ,tutti vendutissimi, tributato di riconoscimenti prestigiosi quali il “Premio Saint-Vincent” per il giornalismo e il “Premio giornalistico Ilaria Alpi”, insignito di Lauree honoris causa (in Scienze della comunicazione, Storia, Comunicazione pubblica , sociale e d’impresa e Nuovi Media e Comunicazione Multimediale) e di titoli (Cavaliere di gran croce e Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana), sulla sua figura di giornalista “di servizio”, hanno scritto : “Biagi non ha soltanto dato un apporto di grande rilevanza al giornalismo italiano, ma ha contribuito enormemente alla crescita culturale di milioni di cittadini,appartenenti a diversi strati sociali, su temi di attualità, politica , costume, etica pubblica , arrivando a rappresentare una parte rilevante della storia del nostro Paese e un modello di vero, grande maestro vivente della comunicazione in Italia” .