“Enzo Tortora,un uomo perbene”

17 giugno 1983 . Roma , Grand Hotel Plaza . Ore 4:15 . Una volante della polizia si fa largo tra il pulviscolo e le luci dell’alba . Procede ; avanza a sir

“Enzo Tortora,un uomo perbene”

17 giugno 1983 . Roma , Grand Hotel Plaza . Ore 4:15 . Una volante della polizia si fa largo tra il pulviscolo e le luci dell’alba . Procede ; avanza a sirene spente lungo la rinomata via del Corso ancora spoglia di gente distinta seduta ai tavolini di caffè e di locali esclusivi. Di colpo, si ferma davanti all’ingresso del prestigioso albergo a cinque stelle; quattro poliziotti scendono dalla vettura . Varcata la soglia del lussuoso edificio , si dirigono verso la reception e al portiere di notte chiedono di poter parlare con Enzo Tortora . Il popolare conduttore televisivo, infatti, si trova al terzo piano , in una suite dove riposa dopo una nottata trascorsa all’insegna dei festeggiamenti per essersi aggiudicato il “Premio della critica televisiva “, grazie alla trasmissione di successo : “Portobello”, in onda sulla rete due della RAI, ogni giovedì alle 20:30. Il portiere sgomento, con una telefonata, avverte Tortora della visita inaspettata , mentre “i tutori dell’ordine” si avviano all’ascensore senza indugio e raggiungono in fretta la stanza numero 302 , che ospita il turpe reo. Tortora , svegliato da un frastuono di passi , si desta e va ad aprire la porta per vedere cosa stia accadendo . Sulle prime, trovandosi davanti un manipolo di poliziotti , pensa a uno scherzo di cattivo gusto di qualche amico goliardo , ma poi , resosi conto della gravità della situazione , allarmato, afferra il telefono e compone sulla tastiera il numero del suo avvocato, che , informato dei fatti, gli consiglia di seguire in Questura gli agenti. Giunto in Questura , apprende finalmente il motivo dell’imboscata mattutina : un ‘indagine della Procura di Napoli , supportata dalla testimonianza di alcuni “pentiti” , lo indica come esponente di spicco della “Nuova Camorra Organizzata” e referente di quest’ultima per lo spaccio di droga . Inoltre, una prova inconfutabile lo inchioda : la presenza del suo cognome e del suo recapito telefonico nella rubrica di Giuseppe Puca , un “camorrista” . Tortora , senza avere nè tempo nè modo di difendersi , viene tradotto nel carcere di Regina Coeli . Perquisito e privato degli effetti personali , è condotto dagli agenti di polizia penitenziaria in un ufficio e, scattate le foto segnaletiche e rilevate le impronte su di un registro, viene accompagnato nella sua cella . Intanto , la notizia del suo arrivo si diffonde all’interno del padiglione cui è stato destinato ,portando scompiglio tra i detenuti , che , a gran voce, iniziano a scandire il suo nome , lusingati di avere un “camerata” così famoso . Tortora , arrivato dinanzi alla sua cella , esita, barcolla, sembra quasi venir meno ,poi, riavutosi , vi si getta dentro di scatto , richiudendo , con veemenza , le pesanti sbarre di ferro. Subito , prende posto sul giaciglio che i premurosi e ospitali “conquilini” gli hanno approntato e con espressione allucinata si guarda intorno : le pareti sono tappezzate d’istantanee che raccontano di amori lontani , di nostalgia per la libertà e la normalità perdute, di rassegnazione alla barbarie. Un vecchio se ne sta accasciato su una sedia , intento a un solitario gioco di carte ; un uomo sulla quarantina ,invece, è in piedi , chino su di un fornello elettrico ,alle prese con la preparazione di un caffè , aiutato da un giovane di neppure trent’anni , che ,scrupoloso, dispone su un modesto tavolo di legno bicchieri e cucchiaini di plastica . Entrambi , rivolgendosi a Tortora , escalmano : “Benvenuto , Dottore! ” ; poi , il giovanotto azzarda : “Dottore , lo gradisce un caffè ? “ . “Salvatoreee!” , urla di botto l’anziano giocatore di carte , “Che camurria ! ; la vuoi smettere o no di fare confusione? . Ma non lo vedi che il signore non ti risponde? ; quello è abituato alla gente di classe ; a noi , nemmeno ci gurda in faccia ! . Signor Tortora di “Portobello” , oh , mi ascolti ? : quà la musica è cambiata ! , quà non stai in televisione ; quà segui le nostre regole e mangi, bevi e dormi , quando lo facciamo pure noi , hai capito? . Tanto , tra due giorni, l’avvocato ti fa uscire : tu gli dai i “picccioli” e il giudice ti dà gli arresti domiciliari ! . Comunque , io me ne fotto che sei conosciuto ; quà sei come me! . Voi due , femminucce, muovetevi con quel caffè , che mi sta passando la voglia! ” . Tortora , chiuso , rinserrato in un doloroso mutismo , porta le mani al volto in un gesto di disperata afflizione e si rannicchia sulla brandina scomoda e angusta messagli a disposizione. Più tardi, nella notte , poichè insonne, si accorge che l’ostile detenuto tossisce e rantola , perciò si alza per vegliarlo e ,avvicinatosi al suo letto , distante pochi metri , lo aiuta a respirare sollevandogli il cuscino e porgendogli una ventola dalla quale fuoriesce dell’aria sufficiente a placarne l’affanno . “Lei sta male !” , esordisce con forza Tortora, “Ora avviso il secondino di turno ; devono trasportarla in ospedale , non può restare qui in queste condizioni ! ” . “Grazie ! ” , replica ,provato , l’uxoricida , “Mi chiamo Gaetano Trinacria , sono di Ragusa !. Scusa signor Tortora ; scusa se sono stato infame ! . Tu , sei davvero un galantuomo , un uomo perbene! ” .
“Dunque, dov’eravamo rimasti? . Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche . Una me la consentirete : molta gente ha vissuto con me , ha sofferto con me questi terribili anni . Molta gente mi ha offerto quello che poteva , per esempio ha pregato per me e io questo non lo dimenticherò mai . E questo “grazie” , a questa cara, buona gente , dovete consentirmi di dirlo . E un ‘ altra cosa aggiungo : io sono qui e lo sono anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono e sono molti e sono troppi. Sono qui , resterò qui , anche per loro . Ed ora cominciamo , come facevamo esattamente una volta ” . Con queste parole , Enzo Tortora salutò il pubblico italiano la sera del 20 febbraio del 1987 ; una sera speciale : quella del suo ritorno in televisione, alla conduzione di “Portobello”, trasmissione con cui , fino al 17 giugno del 1983 , aveva seminato e raccolto consensi . Quattro lunghi anni erano trascorsi da quella orrenda mattina in cui , prelevato da un grand hotel di Roma , si ritrovò , nel giro di poche ore , nel carcere di Regina Coeli e in quello di Bergamo dove , prima di ottenere gli arresti domiciliari per motivi di salute , visse sette mesi della propria vita. Tuttavia, la storia di Enzo Tortora non è solo quella di un vergognoso errore giudiziario : è soprattutto quella di una personalità elegante e discreta , stimata e apprezzata dai telespettatori . Perciò non si può scindere la sua vicenda giudiziaria da quella umana , che cominciò a Genova , città in cui nacque , il 30 novembre del 1928 . Figlio di emigrati napoletani , esordì nel 1947 come autore di testi per la locale “Compagnia goliardica” di Mario Baistrocchi e come percussionista nell’orchestra di Totò Ruta , formazione richiesta in tutti i night club della Penisola . Con una laurea in tasca ,conseguita presso l’Università degli studi di Genova , negli anni Cinquanta , si trasferì a Roma dove alternò al lavoro di attore cinematografico ( recitò nel film “Italia piccola”di Mario Soldati ) e di fotoromanzi quello di speaker radiofonico per il primo canale della RAI (Radiotelevisione italiana) , sulla cui frequenza condusse le rubriche : “Campanile d’oro” e “Doccia scozzese . Gustometro per gli ascoltatori ” . L’approdo al piccolo schermo avvenne soltanto nell’inverno del 1956 quando ,con l’ausilio dell’attrice Silvana Pampanini , presentò il varietà : “Primo applauso”. Ma il successo vero e proprio arrivò con le trasmissioni del 1957 : “Telematch” e “Campanile sera” . Gli anni Sessanta , al contrario, furono forieri di scandali e polemiche : nel 1962 , all’interno di un suo programma in diretta, l’imitatore Alighiero Noschese fece il verso al Ministro democristiano Amintore Fanfani e, Tortora , accusato dai dirigenti RAI di non aver censurato l’ignobile caricatura , fu allontanato e costretto a chiedere asilo alla televisione svizzera , per le cui reti condusse : “Terzo grado” . Tornò in RAI nel 1964 , dapprima in radio con il quiz : “Il gambero” e poi, nel 1965 , in video con : “La Domenica Sportiva ” (programma calcistico che prevedeva per la prima volta il pubblico e gli ospiti in studio ) e con “Giochi senza frontiere”( gara internazionale di giochi a squadre ) . Amato dagli spettatori per l ‘ironia garbata e intelligente e l’eloquio forbito , nel 1969 ideò il programma “Bada come parli ! , interrotto a causa dell’ennesima epurazione dalla rete di Stato decisa dai vertici di Viale Mazzini in seguito a sue dichiarazioni rilasciate al settimanale “Oggi” : “La RAI “ , sosteneva, “E’ un jet supersonico pilotato da un gruppo di boy scout che litigano ai comandi , rischiando di mandarlo a schiantarsi sulle montagne “. Lontano dalla televisione pubblica , intraprese l’avventura giornalistica ( scrisse numerosi articoli per quotidiani come “La Nazione” ) e fondò televisioni private via cavo ( “Telebiella” e “Telealtomilanese” ) sulle cui reti presentò le trasmissioni : “Il Pomofiore” e “Aria di mezzanotte” . Nel 1976 , la RAI, spinta dalla concorrenza delle neonate televisioni commerciali e da un provvedimento che cassava veti e censure , lo reintegrò e il conduttore genovese, dalla primavera del 1977, fu alla guida di “Portobello” , irriverente trasmissione del secondo canale . Il programma, il cui titolo alludeva al celebre mercatino di un quartiere londinese , racchiudeva in sè diversi generi : dall’intrattenimento all’approfondimento scientifico e rendeva protagonisti sconosciuti , provenienti da ogni angolo del Belpaese , disposti a mostrare un’ invenzione bizzarra e a mettersi sulle tracce di un parente disperso o mai conosciuto. Sbancati gli ascolti e forte del consenso popolare , Tortora collaborò alla fondazione di un’altra emittente privata : “Antenna 3 Lombardia” e prestò il suo operato alla rete quattro dell’editore Arnoldo Mondadori , conducendo : “Cipria” e “Italia parla” . L’incanto s’interruppe bruscamente il 17 giugno del 1983 quando, le accuse di una banda di pentiti ( Giovanni Pandico, Gianni Melluso , Pasquale Barra) e di personaggi in cerca di facile notorietà ( il pittore Giuseppe Margutti e la moglie Rosalba Castellini) , avallate da pubblici ministeri ( Lucio Di Pietro e Felice Di Persia ) eccessivamente faziosi , rovinarono l’esistenza di un uomo discreto , schivo , pudico ,trasformandolo in un mostro da copertina , da spiare per carpirne le debolezze , le fragilità e , magari, le morbosità nascoste. La farsa , messa in scena dai magistrati napoletani , dai malavitosi e da loschi individui privi di scrupoli , ebbe fine il 15 settembre del 1986, con la sentenza che dichiarava : ” L’ imputato Tortora Enzo Claudio Marcello non colpevole” . Una storia , dunque , conclusasi con un lieto fine , ma a quale prezzo? . Tortora , maturò da questa esperienza un turbamento tale che determinò , insieme alla volontà ostinata d’impegnarsi , come militante e poi come deputato ,nelle attività del “Partito Radicale” , la malattia : un tumore polmonare, che lo sottrasse per sempre all’affetto dei suoi cari (le figlie Monica, Silvia e Gaia e la compagna Francesca Scopelliti) il 18 maggio del 1988 . Un’offesa , dunque, quella recatagli dalla Giustizia italiana, che pone in evidenza una questione : la responsabilità civile dei magistrati. Un referendum del 1987 , voluto dai “Radicali” e dallo stesso Tortora , rivelò che gl’Italiani erano favorevoli all’ipotesi della perseguibilità dei funzionari pubblici , ma un simile risultato si rivelò ben presto inutile , perchè il referendum fu abrogato ,con una legge , dal Ministro Giuliano Vassalli , ex magistrato. Enzo Tortora , quindi, attende ancora che lo Stato italiano e gli organi giudiziari ammettano le proprie responsabilità e si scusino per la persecuzione spietata operata nei suoi confronti . A noi , speranzosi che ciò avvenga , non resta che continuare a ricordare il suo supremo ammonimento ai giudici, affinchè esso s’imprima nella coscienza collettiva : “Sono innocente : lo gridano le carte, lo gridano i fatti !. Io sono innocente !. Spero ,dal profondo del cuore , che lo siate anche voi ” .