I mali della Campania sono un albero pieno di frutti
Se analizziamo la vita della regione Campania dal dopoguerra ad oggi, ci rendiamo conto che i suoi mali non sono stati mai debellati dalla classe dirigente. Sono rimasti tali e quale e nulla ha permesso ai cittadini di vivere serenamente come nel resto del paese.

Se analizziamo la vita della regione Campania dal dopoguerra ad oggi, ci rendiamo conto che i suoi mali non sono stati mai debellati dalla classe dirigente. Sono rimasti tali e quale e nulla ha permesso ai cittadini di vivere serenamente come nel resto del paese. Il dubbio che sorge, è che questi mali sono una miniera d’oro per molte persone. Sono un albero pieno di frutti dove ognuno può raccogliere quello che gli piace.
L’albero è succulento, garantisce a chi fa politica, giornalismo, scrittori, associazionismo, di poter vivere sui guai della Campania. L’albero contiene frutti preziosi che fanno bene solo a qualcuno, ma non a tutti.
Non fa piacere a nessuno di guarire i mali della regione Campania. Essi sono quella forza elettorale capace di raccogliere voti sia direttamente in regione Campania sia per la politica nazionale. Tutti si riversano al sud per raccogliere voti, sanno che c’è disperazione e lo sconforto fa credere alle bugie raccontate dai politici.
I problemi sono tanti, forse anche troppi, restano lì senza che nessuno sia capace di risolverli. Oppure devono restare lì, perché una volta risolti finisce la macchina infernale dei consensi.
Siamo a ridosso di una nuova campagna elettorale per rinnovare il consiglio regionale. Ebbene, in giro si vedono i soliti attori, si vedono le solite facce che combattono a chiacchiere i mali della regione, ma non si vedono in giro persone che amano la Campania sul serio e vogliono che tutto cambi. Siamo sempre a punto e a capo, non si volta mai pagina. Cinque anni fa eravamo in uno stato pietoso, cinque anni dopo siamo peggio di prima, eppure i candidati sono sempre gli stessi. Così era prima, così è adesso, e dal dopoguerra che andiamo avanti a chiacchiere.