“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Articolo 21 della costituzione italiana. Eppure nelle ultime settimane questo diritto sembra essere sistematicamente violato. Ieri è scoppiata la polemica intorno al vicequestore Nunzia Alessandra Schilirò, che ha arringato i manifestanti durante una manifestazione contro il green pass, definendo la certificazione una “tessera di discriminazione”. Schilirò ha anche invocato “la disobbedienza civile”, come “dovere sacro quando lo Stato diventa dispotico”. Un intervento che ha suscitato non poche reazioni, e, in relazione alla sua partecipazione alla manifestazione è stata avviata un’azione disciplinare dalla questura di Roma.
La vice questore, fuori dal servizio, è un cittadino come tutti gli altri. Salendo su quel palco non ha fatto altro che sancire il suo diritto di parola e opinione, che in nessun modo può essere ostacolato da posizioni diverse e non scritte nella nostra costituzione. Se la costituzione dà il diritto di libertà sul proprio pensiero, non si capisce tutto questo accanimento intorno ad una persona che ha espresso la sua opinione liberamente. Non lo ha fatto con la divisa addosso, la fatto da libera cittadina, come fanno tanti altri cittadini che ricoprono ruoli di rilievo nella nostra società. Quindi non si capisce tutto questo accanimento terapeutico intorno ad una persona che ha esercitato un suo diritto. La costituzione è chiara: “Tutti hanno diritto”.