La verità nessuno la dice. È un vizio del nostro paese. Tutti pronti a confondere le idee, a distorcere la verità, per mera scelta di parte. La realtà di questo paese è ben diversa da quella raccontata quotidianamente sia dalla politica sia dai media. C’è più di mezzo paese che piange in silenzio. Un pianto che nessuno ascolta. Rimane l’orgoglio dell’italiano, che preso da mille difficoltà, lo nasconde.
Per capire dov’è finita l’Italia, basta andare nei centri caritas, nelle mense sociali, nei dormitori, qui si tocca con mano la crisi della persona. I “faccendieri” della politica sanno solo accapigliarsi, ma non vanno incontro alle esigenze dei cittadini in difficoltà. Un sistema che ha messo a tappeto la dignità del popolo italiano, e non trova la via d’uscita.
“Avevo un lavoro in un’impresa di pulizia, poi l’ho perso, a 52 anni non so cosa fare. Ho sempre lavorato, non mi sono mai fermata. Ho sempre fatto di tutto per vivere con onestà – dice Maria mentre è in fila fuori a un centro caritas, nella capitale, in attesa di entrare per mangiare un piatto caldo – Sono finita in disgrazia da quando ho perso il lavoro e non lo trovo più. Mi arrangio come posso, ma non riesco a fare tutto quello che facevo prima. A volte sono disperata e vorrei farla finita con la vita, ma poi credo che la mia vita valga più della sofferenza che sto vivendo”.
È nelle grandi città che si tocca di più la disperazione di questa Italia che va ogni giorno sempre di più verso il naufragio. Il sistema si è inceppato, e difficilmente se ne esce se non si trovano vie alternative per far ripartire con incisività la macchina del lavoro.
“Avevo una piccola impresa edile. Non era un granché, ma mi ha consentito per anni di andare avanti e far crescere i miei figli. Poi la crisi ha fermato tutto e mi sono ritrovato pure con i debiti da dare allo stato, perché col tempo, con la voglia di andare avanti e non fermarmi, non sono riuscito più a pagare nulla. Mi hanno fermato la macchina, mi hanno riempito di cartelle equitalia, insostenibili da pagare per uno che non ha più un lavoro. Ora sono costretto a venire alla caritas per mangiare – racconta Mario con le lacrime agli occhi mentre mostra il portafoglio senza nemmeno un euro dentro – Alla mia età nessuno mi vuole più, sono troppo giovane per la pensione e troppo vecchio per lavorare. Io non voglio sussidi, voglio lavorare, voglio sentirmi di nuovo quell’uomo che ero. Mentre parla si toglie gli occhiali e una parrucca. “Mi camuffo perché mi vergogno che qualcuno possa riconoscermi. Ho una dignità da difendere. Voglio il lavoro, non voglio più alzarmi la mattina con l’angoscia di non poter vivere. Questa non è vita, questa è una tragedia che mortifica tutti i sacrifici che abbiamo sempre fatto”.
Gli incoscienti della politica italiana lo sanno tutto questo? Purtroppo sentono, ma non vedono nulla. Guadagnare 15mila euro al mese non fa capire cosa vive una persone che la mattina non ha nulla, zero, e non sa cosa fare. Ma non solo la politica, anche gli stessi italiani, quelli che stanno bene e benino, girano lo sguardo dall’altra parte. Nessuno rinuncia a qualcosa per aiutare gli altri.
“Lavoravo in una piccola fabbrica di scarpe, poi un giorno abbiamo trovato i cancelli chiusi e non ha più riaperto. Eravamo ottanta operai, si viveva bene, lo stipendio fisso ci consentiva di vivere dignitosamente. Anche se era poco, lavorando in due, si riusciva a fare tutto e onorare anche le tasse – racconta amareggiato Giuseppe mentre tiene per mano la moglie – Poi anche mia moglie ha perso il lavoro. Ci siamo sostenuto per un periodo di tempo con quello che avevamo messo da parte, affannandoci a trovare un altro lavoro, ma niente, c’è solo schiavitù lavorativa e nessuna garanzia di lavoro vero. Ora siamo ridotti all’osso. Abbiamo ancora una casa, facciamo lavoretti saltuari per pagare il mutuo, se ci tolgono pure la casa, meglio uccidersi. Spesso anche i nostri genitori, con quella misera pensione, ci aiutano a pagarlo. Così per non pesare del tutto sulle loro spalle, veniamo qui. Voglio dire ai politici italiani che noi abbiamo bisogno di lavoro, credo che tutti vogliono lavorare. Ma questi signori sembra fregarsene delle nostre difficoltà. Tutto è diventato impossibile. Non si può vivere così ”.
Piccole storie che danno la dimensione di quella che è oggi l’Italia. Basta fermarsi per qualche ora fuori a un centro caritas e ascoltare tante storie. Storie che ti toccano il cuore, lo spezzano, perché quando vedi persone di mezza età piangere senza vergogna, capisci la dimensione della tragedia. Per loro è un modo per sfogare tutta la rabbia che covano dentro. Dall’altra parte ci ritroviamo un potere politico incosciente, irresponsabile, che non percepisce il danno che ha causato al popolo italiano. Le storie sono tante, quelle che ti spezzano del tutto l’animo, sono quelle dei pensionati, che dopo anni e anni di lavoro, ricevuta al misera pensione, devono recarsi alla caritas per mangiare, mentre per loro dovrebbe esserci serenità e spensieratezza godendosi l’altra parte della vita che li accompagna alla morte, ma loro ci arriveranno con tanta rabbia dentro e, forse, l’aspettano con piacere per non soffrire più. Per queste e tante altre persone, tutte italiane, basta anche una chiacchierata per sfogarsi e sentirsi meglio, ma nessuno li ascolta. Questa è l’Italia che hanno costruito i politici italiani dal 1970.